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Sulla Poesia di Ninnj Di Stefano Busà a cura di Umberto VicarettiRivelatrice e abbacinante, questa stupenda lirica di Ninnj Di Stefano Busà mi rimanda, quanto a “parentela” e a poetica corrisp

Da Lindapinta

Umberto Vicaretti

Rivelatrice e abbacinante, la stupenda lirica di Ninnj Di Stefano Busà mi rimanda, quanto a “parentela” e a poetica corrispondenza, al Montale de “I limoni” e a “O poeta é um fingidor” di Fernando Pessoa. Alla lirica di Montale dove il poeta, tenendo fede alla sua vocazione autentica, interroga il mistero. E così come ne “I limoni” l’ansia di “scoprire uno sbaglio di Natura” e il liberatorio “anello che non tiene” sembra trovare soluzione “in questi silenzi in cui le cose / si abbandonano e sembrano vicine / a rivelare il loro segreto ultimo”, così anche ne “I poeti” l’indagine di Ninnj Di Stefano Busà muove dalla meditazione e dal silenzio; da lì tenta l’inconoscibile, nell’attesa che una verità si disveli. I poeti, infatti, “Se tacciono sono come lame / appuntite nel cuore, quasi inviolabili / o invisibili, e un poco li accompagna / l’ultimo grido, un canto del cigno, / la verità o il segno che ne motiva / la schiusa meraviglia”. Dal silenzio, dunque, e dalla “parola breve e insoluta”, Ninnj Di Stefano Busà scandaglia l’arcana dimensione del vivere e del morire, perché nei poeti e “Nei loro volti si riaccende / il mistero ineludibile che intercetta / la vita e la morte, / le indaga”.

E’ qui, dunque, la missione del poeta, nella ricerca di una rotta che schiuda orizzonti, accenda una luce, prometta approdi. E Ninnj Di Stefano Busà compie questo viaggio come in religiosa attesa, stregata dal fascino della parola e della poesia. Ma nell’altalenante rincorrersi di contrastanti emozioni, tra “l’ultimo grido” e il “canto trascorrente dell’acqua sorgiva”, tra la “vita” e il “cero d’altare consumato”, tra il “canto” e “la lingua muta” e “le lame appuntite nel cuore”, Ninnj Di Stefano Busà denuncia tutta intera la sua natura di assorta e visionaria, di tenera e fragile e dolente sognatrice. Una malinconica natura poetica che, come dicevo all’inizio, mi sembra di rintracciare nei versi di “O poeta é um fingidor” di Fernando Pessoa, paradigma rivelatore della condizione del vero poeta: “Il poeta è un fingidore. / Finge così completamente / che arriva a fingere che è dolore / il dolore che davvero sente”.

A Ninnj Di Stefano Busà tutta la mia ammirazione.

Umberto Vicaretti


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