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Viaggio col poeta di Guido Zavanone recensione

Da Lindapinta

di Ninnj Di Stefano Busà

Viaggio col poeta, una rivisitazione in limine del Viaggio Stellare, di Guido Zavanone, Ed. fuori commercio dell’Unesco e Fondazione Novaro, 2014

Una bellissima plaquette di poesie da Guido Zavanone mi giunge in dono con dedica. L’autore non è nuovo ad una ricchezza tematica di tal segno. Le sue raccolte portano il marchio della buona poesia, caratterizzata da una vena ironica e una allegorico-strutturale che sa spingere in alto il verso, fino a fargli raggiungere una sapienza linguistica che mostri l’immaginario come progressione di un viaggio fantastico. Il poeta realizza questo camminamento attraverso l’excursus delle sue molteplici esperienze, suggestioni, memorie, emozioni. Il tema del viaggio è un fattore molto dominante e reiterato nella prospettiva sinergica delle sue metamorfosi, aspira a non interrompere mai la superba bellezza di un lampeggiamento che è davvero un respiro cosmico; la caratterizzazione di un sentire che coinvolge il suo vivere, ma anche indirettamente quello del lettore permettendogli l’assoluta libertà interpretativa, che si realizza in una scrittura piana e comprensibile, fruibile e moderna.

Viaggio col poeta è una fascinosa raccolta, rivisitata dalla sua precedente versione che riportava il titolo di Viaggio Stellare corredata di bellissime raffigurazioni pittoriche di vari artisti, talvolta di moderna astrazione, tal’altre di nuances sorprendenti nelle quali l’immaginazione si perde, non solo nell’attraversamento dei sensi zavanoniani, ma anche dalla dimensione cosmica del corredo pittorico che ha voluto arricchire il fascinoso cammino del poeta in atmosfera di scenari stellari, di allegorie un po’ surreali e un po’ metafisiche di una verità “oltre”: “Navigavamo, per arcipelaghi di stelle/ risucchiati nello spazio e nel tempo dentro i giochi/ alterni e opposte delle quattro forze che ci governano.” e ancora: “ Inseguivo un sogno/ ricorrente e folle/.../ eternamente ruotare insieme alle galassie.” (pag 10)

Vi è in Guido Zavanone la sapienza di una vena tradizionale, ma non mancano le figurazioni metaforiche più ardite, l’estro ispiratore, la religio delle concentrazioni mnemoniche che fanno la differenza. La sua superiorità consiste nel saper disgiungere la vena surreale da una sollecitazione ontologica che ne innovi la spiritualità, nel mentre si rimette all’aspetto onirico il riferimento del suo: Le voyage stellaire attraverso una lente che intercetta l’aspetto metafisico del testimonial attraversandone le contraddizioni, le assenze, le coinvolgenze che la materia umana fortemente impregnata del precario quotidiano riesce ad estrinsecare dall’impianto architettonico dell’essere e dal vigore ispirativo delle sue composizioni.

Vi è, qui, Zavanone in tutta la sua ampiezza surreale e umana. In questi versi, si evince la poesia che incontra la pittura diventando un tutt’uno con essa e liberando simmetrie, accorgimenti e dimensioni di un’arte quasi totalizzante: l’uomo con le sue immancabili peculiarità, le sue pecche, i suoi contrasti che denotano l’incidenza sia pure onirica o solipsistica di un attraversamento che affondi nell’agognato riflesso cosmico la sua parte di luce, e ne indaghi l’immaginario di un campo magnetico di rara perfettibilità che mostra in ognuno aspetti fiammeggianti e crude nebulose nella rappresentazione ineludibile dell’esistente.


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