Sulla Specificità culturale del Colore
Caro lettore, in questo articolo potrebbero esserci tanti temi e forse non troppo interessanti, ma preferisco
scendere a compromessi e proporti una sfida: se riuscirai a risolvere il quiz senza errori, ti lascerò in pace e
potrai chiudere la pagina con soddisfazione. Al contrario, se ci saranno errori, potrebbe interessarti la
lettura di questo mio piccolo articolo.
Indica accanto ad ogni punto di che colore è:
1) il cavallo di Zorro
2) il vestito di Babbo Natale
3) il logo di Windows
4) la maschera delle divinità nel kathakali.
Fatto? Forse il quarto punto era un poco difficile, ma vediamo quali erano le risposte giuste:
1) nero, 2) in origine verde, poi rosso 3) a seconda della versione, multicolore o azzurro 4) verde.
Sulla percezione del colore si è scritto molto e non solo studi artistici o saggi filosofici, ma anche testi e
vignette ironiche. Forse conoscerai qualche battuta sulla celebre percezione femminile dei colori esotici
come "kaki, cremisi, malva, vermiglio, rosa shocking", sfumature che un uomo semplicemente non può
comprendere (una piccola curiosità potrebbe essere che i casi di daltonismo sono più frequenti negli uomini, piuttosto che nelle donne, in quanto geneticamente è legato al cromosoma X).
Al di là delle battute però, possiamo affermare che il mondo del colore è forse tanto complesso, quanto
quello del suono: entrambi sono entità fisiche complesse, variegate e necessitano di tempo e sforzi per
essere apprese in ogni sfumatura (a meno di rarissimi casi diamusia e daltonismo).
In cosa consistono quindi l'apprendimento musicale e l'apprendimento del colore?
Consistono nella percezione (del timbro, della tonalità), nell'impressione (lo sforzo di imprimere la
percezione nella memoria), nel riconoscimento (la nota è un do, la tonalità è magenta) e nell'associazione
(conoscere o intuire le regole per mezzo delle quali gruppi di suoni o colori sono ordinati, consonanti).
Per fare un esempio: "lunedì sono stato all'Opera di Breslavia. Mi sono accomodato sulla poltrona del
palchetto al mio posto preferito ed ho atteso l'inizio del Rigoletto. Al momento dell'aria "questa o quella" ho
subito riconosciuto le prime note e, con grande sorpresa del mio vicino, ho iniziato a canticchiare il
motivetto. Lo conoscevo fin da prima di quella sera perché lo avevo ascoltato migliaia di voltein macchina.
Così, tornato a casa, ispirato dalla serata, ho provato a cercare su internet un adattamento per il pianoforte
della suddetta aria. Tuttavia, una volta trovato, guardando lo spartito, mi sono accorto come le note, o
meglio, tutti quei segni non avessero alcun significato per me. Erano banalmente macchie nere su 5 righe"
Avevo sperimentato ancora una volta la famosa arbitrarietà del segno o, per dirla in parole più semplici, la
necessità di conoscere il codice nel quale sono scritti i concetti.
Lasciamo ora però da parte il codice e parliamo del vero cuore di questo articolo ovvero la specificità
culturale del colore.
Il colore è legato alla lingua, si sa. Ce lo insegnano già dalla prima lezione di linguistica all'università.
L'esempio più celebre è quello degli eschimesi e della loro percezione del bianco della neve (un bianco per
la neve ghiacciata, uno per quella umida o per quella sporca etc.). Ogni colore nasce dalla necessità di
differenziare i suoi utilizzi: la neve sporca si scioglie facilmente, quella ghiacciata non si presta alla
costruzione di igloo in quanto "non fa presa", mentre quella umida è perfetta per questo scopo.
Se però ci sono colori che nascono dall'esigenza, esistono anche colori arbitrari? Colori che sono facilmente
intercambiabili senza che la loro funzione cambi?
Ecco qui di seguito il secondo degli esempi più utilizzati nella linguistica: Se nei semafori al posto del verde
ci fosse una luce blu, cambierebbe anche il significato che porta? Ovviamente no, ma ci sentiremmo un po'
confusi, perché il colore blu non fa parte delcodice stradale, è un elemento alieno.
Torniamo ora alle domande iniziali.
Cos'è il Kathakali? È un tipo di teatro indiano, ricco di danze e combattimenti artistici.
Perché le maschere sono verdi? La sola risposta che posso fornire per ora è che il verde è un colore atipico
per l'uomo, quindi è perfetto per suggerire la divisione fra divino e terreno.
È quindi il colore universale? Forse non quanto crediamo.
Quand'anche riusciamo a dedurre il significato dei colori dal contesto, non possiamo giungere alla loro
completa comprensione, poiché ogni cultura ha sviluppato un proprio sistema cromatico culturo-specifico,
sia per esigenza, che per necessità comunicative.
Tutto sembra poi acquistare un senso se pensiamo alla cultura nella definizione proposta da C. Geertz,
secondo la quale essa non è altro che la condivisione di codici linguistici, scorciatoie linguistiche, che l'uomo stesso stabilisce per rendere più efficace la comunicazione.
Purtroppo però, le culture, come le lingue, hanno bisogno di interpreti capaci, come anche di fondamenti
metodologici. Per metterci fin da subito sulla giusta strada, bisogna ricordare che esistono già analisi semiotiche del colore e anche alcune analisi di semiotica culturale del colore. Vorrei tuttavia nel prossimo articolo mostrare qualche particolare in più e sottoporre una una piccola proposta metodologica, così come alcune sue applicazioni.
Anton Triscornia