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Sulla strada che porta a firenze

Da Teoderica
SULLA STRADA CHE PORTA A FIRENZE
Rocca San Casciano, sulla strada che porta a Firenze, è un paese adagiato sulle rive del fiume Montone, contornato da verdi colline. Bella a vedersi, la triangolare e medievale Piazza Garibaldi, cuore di Rocca. Sulla Piazza centrale, la Torre del Pretorio e nei dintorni la Torre di avvistamento, eretta per scopi difensivi. Sempre in Piazza sorge la Chiesa del Suffragio costruita dopo il terremoto del 1661. Nella Chiesa di S. Maria delle Lacrime è venerata la “Madonna delle Lacrime”, bella terracotta dipinta del 1500, recentemente restaurata: l’immagine è ritenuta miracolosa. Da vedere anche un crocifisso ligneo del XIV secolo di matrice fiorentina ed il bel fonte battesimale in marmo del 1450.
Rocca San Casciano vanta origini antiche: sarebbe stata fondata dagli Etruschi, dai Galli o dai Romani col nome di Sassatica, versione fatta propria da chi ha inventato lo stemma di una rocca fortificata con tre torri. L’origine etrusca sarebbe testimoniata da reperti archeologici e dalla posizione geografica del paese, sorto alla confluenza di più corsi d’acqua, il fiume Montone e i fossi Ridazzo e S. Antonio: un’ubicazione tipica per una popolazione come quella etrusca, che praticava il culto delle acque , ma anche i Celti praticavano questo culto e gli storici sono più propensi per un iniziale insediamento di Galli.
Il nome attuale deriva dalla primitiva pieve del V-VII secolo, situata nella piana ai piedi del castello e dedicata a San Cassiano, vescovo di Imola martirizzato all’inizio del Trecento. Il cristianesimo arrivò da Ravenna, attraverso la predicazione del vescovo San Ruffillo, che secondo la tradizione sarebbe morto mentre predicava il Vangelo ai pagani nel vicino paese di Portico. Una leggenda racconta che San Mercuriale, primo vescovo di Forlì, e San Ruffillo si sarebbero incontrati proprio nell’alta Valle del Montone per incatenare un drago (simbolo del paganesimo) che infestava la zona. Legatolo con le loro stole sacerdotali, lo avrebbero poi gettato in un pozzo. Sta di fatto che fra Dovadola e Rocca, ai confini delle due diocesi, restano le chiese medievali dedicate a San Ruffillo e a San Mercuriale in Villarenosa.
Al nome primitivo del paese fu anteposto Rocca, cioè castello, come si legge in un documento del 1197 , restando nel primo millennio sotto l’influenza di Ravenna. Le intricate vicende militari e politiche che vanno dal IX al XIV secolo, testimoniano che il castello appartenne a vari proprietari feudali, fra cui il vescovo di Forlimpopoli, i monaci di San Benedetto in Alpe, i Guidi di Modigliana ed i Càlboli.
Nel 1382, il conte Francesco di Paoluccio da Càlboli lasciò il castello di Rocca e tutti i sui possedimenti a Firenze. In pochi decenni Firenze formò un “Capitanato fiorentino in Romagna”, retto da un capitano del popolo inviato da Firenze già nel 1386: fu l’origine della Romagna Toscana, costituita provincia nel 1542, che nel 1836 vide finalmente realizzato il progetto di un moderno collegamento stradale con Firenze, con l’apertura del passo del Muraglione . ( Questo tratto di strada che va da Rocca al valico per Firenze è oggi meta di tanti motociclisi, che da ogni parte d' Italia si incontrano in cima al passo del Muraglione. )
Nel 1661 ci fu un violento terremoto con morti e feriti, del castello restarono solo i ruderi. L’attuale assetto urbanistico del centro storico, compresa la bella piazza triangolare, risale alla ricostruzione dopo il terremoto. Per ricordare la terribile tragedia, la popolazione celebra ogni 22 marzo il “Voto” con manifestazioni religiose.
Rocca San Casciano divenne nel 1776 capoluogo della Romagna Toscana, l' influenza
amministrativa e culturale di Firenze su Rocca durò fino al 1923, quando Benito Mussolini riportò la Romagna Toscana sotto Forlì, per motivi amministrativi, economici e personali, perché il Tevere, “il fiume sacro ai destini di Roma”, doveva scorrere dalla Romagna alla capitale. Mussolini era particolarmente legato ai paesi della Romagna Toscana, e a Rocca il Duce intervenne in varie circostanze, fra cui il 10 giugno 1934 per inaugurare la Cappella dei Caduti, poi qualche anno dopo per la dimostrazione della “trebbiatura del grano a torso nudo”, in una piazza traboccante di folla.
immagine: Rocca San Casciano di Teoderica

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