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Oggi, vent'anni dopo, non sono diminuite, anzi si sono addirittura radicalizzate.
Le chiederei pertanto di dirmi quali sono i valori, gli assi portanti, su cui deve concentrarsi la Sinistra per riaffermarsi e riproporsi in opposizione alla Destra.
R.: Forse è bene fare alcune distinzioni per mettere a fuoco questo concetto di Sinistra.
C'è un'accezione generica di Sinistra, che si riferisce a quel 'sentimento di Sinistra' di cui anche Gramsci parlava: è una sorta di sentimento misto di ribellione, di speranza in un futuro migliore e di latente sfiducia che si ritrova in tutti coloro che sono vittime di sfruttamento, di ingiustizia, di marginalizzazione, e anche in tutti coloro che ritengono di dover solidarizzare con loro.
Questo sentimento è ancora prepolitico e può, come sappiamo, prendere le strade del populismo.
La seconda accezione di 'sinistra' è quella che invece si riferisce a una forza politica organizzata, con un orizzonte di idee e soprattutto con un programma politico che abbia come obiettivo, sia pure ideale, la realizzazione di un mondo più giusto, più uguale, più solidale.
Non mi consideri pessimista se affermo che oggi in Italia non c'è questa forza in grado di fare proprio e di realizzare un simile programma; o almeno, quando c'è, non ha la consistenza necessaria né il consenso che riscuote è di dimensioni tali da rendere plausibile la realizzazione del programma.
C'è una terza accezione del termine 'Sinistra'.
La Sinistra è - era? - anche un patrimonio di tradizioni civili, di comportamenti sociali oltre che politici, di modalità di aggregazione localizzate sul territorio. Tutto questo è parte della Storia della nostra Sinistra ed è stato buttato via.
La militanza, la sua organizzazione e i suoi effetti in termini di partecipazione e stile di vita mi sembra siano state oggetto di pochissima attenzione.
Con il risultato che si è persa non solo la capacità da parte del Partito di organizzarsi e di stare sul territorio, ma si è perso qualcosa di più: si è persa l'identità come vissuto quotidiano.
La militanza aveva questo di bello: ti faceva soffrire e godere, ti faceva obbedire, anche se qualche volta avresti fatto bene a disobbedire, era un'identità forte, non predicata, non letta sui libri, ma costruita vivendola. [...]"
Fonte: Dialogo con Amalia Signorelli - "Le gambe della Sinistra" - Edizioni L'Asino d'Oro, E.Amalfitano
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