di Rina Brundu. Confesso di essere rimasta senza parole, e assicuro che questo non è risultato facile da ottenere. Ovvero, mi ha colpito come mai prima l’ondata di retorica e riverenza con cui ha sciacquato l’uditorio il giornalismo italiano durante queste ultime elezioni presidenziali: nello specifico mi riferisco sia al “professionismo” televisivo sia a quello quotidianamente impegnato a difendere le “posizioni” dell’editore di turno sul giornale di “famiglia”. Dopo un anno di governo Matteo Renzi – un esecutivo che ha letteralmente occupato ogni spazio mediatico disponibile su piattaforme e livelli informativi multipli, facendo “trombetta” del concetto di par-condicio – si pensava che si fosse già toccato il fondo, sbagliando.
Dato che é molto difficile vedere una volontà presidenziale – almeno per quanto riguarda la presidenza della Repubblica – in questa carnevalata di agiografie giornalistiche estemporanee, non si può che concludere che l’ansia da prestazione verso il potere che ha caratterizzato il giornalismo nostrano in questi giorni sia insita nella sua natura, nella natura del nostro “professionismo”. Come al solito quando faccio una critica preferisco andare subito al punto e fare nomi e cognomi, nel caso specifico faccio il nome di una testata: il Corriere della Sera. Se scelgo il Corriere naturalmente c’é una ragione: la ragione è che vorrei che il Corriere fosse la mia fonte informazionale di riferimento per quanto riguarda l’Italia e vorrei che lo fosse con l’autorevolezza e la serietà che mi aspetto.
Leggo Repubblica saltuariamente. Riconosco in questo giornale una “sostanza” di fondo che altri giornali italiani non hanno, neppure il Corriere; amo leggere tra le sue pagine dati editoriali più committed e knowledgeable. Tuttavia non si può negare che in questa testata sia tuttora molto forte l’imprint da giornale schierato che – per quella visione a 360 gradi delle cose e della vita (non solo del giornalismo politico) che pretendo – mal si concilia con il mio orizzonte d’attesa intellettuale. Il Fatto Quotidiano è un giornale ben… fatto e a differenza del Corriere limita di molto le sezioni gossipare, un poco come se Travaglio se ne sbattesse del guardaroba di Kate Middleton e degli incontri “hot” Buffon-D’Amico… Insomma, un pò come se quella redazione sposasse la mia linea dura quando si tratta di giornalismo di un dato livello. Però Il Fatto ha un limite sostanziale in quel suo modello formato tabloid che strizza l’occhio alla pancia del paese che ha come spauracchio Berlusconi, che non sa bene perché quello spauracchio sia tale, ma che necessita dello stesso per andare avanti ogni giorno, per illudersi di essere. D’altro canto, giornali come Libero sono la voce dell’altro padrone, la voce di un partito al tramonto come è il caso di Forza Italia e una voce che può risultare utile solo quando è necessario capire come suona l’altra campana. Non mi soffermo neppure sul giornalismo televisivo perché alle telenovele sentimentali preferisco di gran lunga le sceneggiature di Aaron Sorkin.
Il Corriere per me è fondamentalmente mito giornalistico. Il mito Fallaci fra gli altri. Dal Corriere quindi mi aspetto di più, anche in considerazione di una sua responsabilità quasi “istituzionale” che gli compete in quanto primo giornale nazionale e in considerazione della sua indubbia responsabilità formativa. Ne deriva che per quanto forte sia l’input editoriale rispetto “all’appoggio” che si vuole dare ad un dato esecutivo, sarebbe opportuno tenere a mente almeno le regole base della deontologia giornalistica. Capire, insomma, che questi poster giornalieri pensati per omaggiare il Premier, oggidì non portano a nulla, se non all’effetto boomerang, se non a far nascere forte nel lettore accorto, che non ama essere preso per il culo, un forte desiderio di non vederli più e di non vederlo mai più.
Soprattutto sarebbe necessario capire, una volta per tutte, che i tempi sono cambiati. Che quando si scrive online si scrive per un pubblico molto più demanding, molto più acculturato, che ha opzioni infinite e migliori, che ti dedica senz’altro quei cinque secondi quando scrivi ma che se in quel tempo ridotto non riesci a procurare-interesse al neurone rincoglionito ti manda affanculo senza pensarci due volte. Con ogni ragione dato che pure il tempo che ci ha regalato il Padreterno è limitato. Orbene, che mandino affanculo me o un altro blogger passi… ma che questa parte importante di società mandi a quel paese la testata giornalistica che rappresenta una grande nazione democratica occidentale è tutt’altra faccenda. Del resto, non possiamo delegare tutto all’editore Google – per la cui esistenza ringraziamo il dio di tutti gli editori liberi, ad ogni click – qualcosa di nostro dobbiamo pur mettercelo, o mi sbaglio?
Featured image, Bertrand Russell, filosofo, logico, matematico, attivista e saggista gallese.