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Sulle Meteore, sospesi tra spiritualità e meraviglia

Creato il 06 febbraio 2015 da Dfalcicchio

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Uno scorcio delle Meteore, Grecia

“Non puoi percorrere il sentiero se non sei diventato il sentiero stesso”, ha detto il Buddha. Niente di più vero. Ne sono la prova i sentieri che portano alle Meteore, irti e stancanti, ma alla fine del percorso ripagano tutti i nostri sforzi e gratificano i sensi, offrendoci una beatitudine e una sensazione di infinito che solo una relazione amorosa può dare, “come l’amore, questo viaggio ti porta fuori da te stesso e ti deposita in pieno terrore e meraviglia.” Siamo in Grecia, “sospesi in aria” (è il significato in greco della parola ‘meteora’), nei pressi della cittadina di Kalambáka o nella più piccola e fiabesca Kastráki, Tessaglia, e stiamo godendo della vista che ci offre uno dei ventiquattro monasteri che dominano il paese, costruiti su torri naturali di roccia, ad un passo dal paradiso. Oggi è possibile visitarne sei, Agios Nikolaos (San Nicola), Agios Stefanos (Santo Stéfano), Aghia Triada (Santa Trinità), la Gran Meteora (o monastero della Trasfigurazione), Roussanou (o di Santa Barbara) e Varlaam, oltre un settimo che però è abbandonato. I monaci che li abitano – tranne il Sacro Monastero di Santo Stefano e quello di Roussanou conventi delle suore – raccontano che i loro predecessori, dopo aver occupato alcune grotte nei fianchi dei dirupi durante l’XI secolo, scelsero di costruire il loro rifugio in questi luoghi angusti e su vette inaccessibili per difendersi dal brigantaggio e dalla continua minaccia turca, portando il materiale, il cibo e i beni di prima necessità attraverso cesti e carrucole, ancora visibili, oltre alla funicolare, sospesa nel vuoto, unico mezzo di collegamento se non si considerano le salite e le discese e i centinaia di gradini. I rilievi sassosi sono stati modellati, nel corso degli anni, dall’acqua e dal vento, formando torri alte fino 400 metri, meta di scalatori provenienti da tutto il mondo. Una bella impresa per chi ama sfidare i giganti di rocce! Se siete amanti dei set cinematografici oltre che sportivi, sappiate che le scene finali del film Agente 007-Solo per i tuoi occhi sono interamente ambientate nel monastero Aghia Triada. La bellezza e la grandiosità dei monasteri ortodossi vi cattureranno. I giardini curatissimi, gli affreschi del XIV secolo, le teche che custodiscono manoscritti rari e ogni sorta di cimelio, la cripta dove riposano i monaci che nei secoli li hanno abitati, la cucina dove banchettano i religiosi di oggi, offrono ai visitatori una nuova esperienza e un posto in più da ricordare con nostalgia. Ma la misticità del luogo, il fascino delle vette, l’imponenza delle rocce rimandano inevitabilmente al rapporto tra l’umano e il divino ed è facile lasciarsi andare alle riflessioni. Con lo sguardo che si perde nella natura, pare che il tempo si fermi, che sia sospeso (appunto) per permetterci di sognare e ricordare. E quella sensazione, piacevole, di sentirsi piccoli davanti alla grandiosità della natura che qui prende forma e che possiamo solo intuire davanti a quadri come Montagne Rocciose, Lander’s Peak (1863) di Albert Bierstadt oppure Scogliere di gesso a Rügen (1818) di Caspar David Friedrich. Pochi luoghi suscitano tali e contrastanti emozioni da poter usare il termine, “sublime” e le Meteore ci riescono. Quassù siamo come il poeta Thomas Gray che nel 1739 partì per un’escursione sulle Alpi. Dopo aver raggiunto una delle vette, scrisse: «Nella nostra piccola spedizione fino alla Grande Chartreuse non ricordo di aver compiuto mai più di dieci passi senza proferire qualche esclamazione impossibile a contenersi. Ogni strapiombo, ogni torrente, ogni roccia sono gravidi di spirito e poesia».

Giovanna Scatena


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