SUNDAY POST. Esplode la questione morale nell’Idv. Era ora
Creato il 26 dicembre 2010 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
È accaduto esattamente quello che avevamo scritto circa due settimane fa commentando il viaggio di sola andata di Razzi e Scilipoti dall’Idv verso le più accoglienti coste berlusconiane. È accaduto cioè che la questione “morale” dentro al partito dell’onorevole Di Pietro sia finalmente esplosa ed abbia assunto la forma di una lettera che Luigi De Magistris, Sonia Alfano e Giulio Cavalli hanno scritto al Presidente per metterla nero su bianco (la questione morale), senza falsità, senza fraintendimenti, dichiarando pubblicamente la loro disponibilità a fare pulizia nel partito. Non amiamo mai ripeterci, anche perché non essendo privi di concetti né di parole, ci piace spaziare e andare sempre alla ricerca di aria pulita e frasi non fatte, ma nel caso dell’Idv dobbiamo farlo perché la nostra conoscenza del partito è diretta e non mediata o raccontata da qualche dirigente o militante con il mal di pancia. Che l’aria fosse quella di un partito in mano ai signori delle tessere, e delle vecchie e care democristiane “vacche di Fanfani”, ce ne siamo resi conto immediatamente durante le ultime consultazioni europee che abbiamo vissuto a fianco di un candidato svolgendo il compito del ghostwriter, dell’attacchino, e del “ragazzo di sezione”. E di quella esperienza (che non ripeteremo mai più), ci piacerebbe tanto fare i nomi e cognomi, indicare luoghi e situazioni, contesti e storie che abbiamo vissuto e di cui siamo stati indiscreti testimoni. Se non lo facciamo è solo per una estrema protezione della privacy del “candidato” e non sicuramente dei tromboni nei quali ci siamo imbattuti, collocabili tutti nella categoria degli “ex” (democristiani, comunisti, missini, repubblicani, socialdemocratici e poi diessini, margheritini, uddiccini di Casini e udeurini di Mastella), politici di lunga navigazione, di dubbia moralità, di quella coerenza fai da te che a noi fa vomitare. Candidati perché in possesso di tessere e, ovviamente, di una base elettorale cresciuta a pane e clientelismo disposta a seguire il leader di pezza dovunque vada a posare un culo sempre pronto all’uso. Li abbiamo conosciuti questi deputati, senatori, consiglieri regionali capataz che se uno prova a contraddirli se li ritrova contro in un amen. E abbiamo conosciuto il loro modo squallido di fare politica, i loro calcoli matematici, gli strumenti con i quali controllano pezzi di territorio e guai a far capire che si ha voglia di fare politica perché o la si fa con loro o si è fuori. All’onorevole Di Pietro, che abbiamo incontrato in più di una occasione, nomi e contesti furono fatti senza giri capziosi di parole e la risposta del Presidente era sembrata netta e chiara: “Passate le elezioni faremo pulizia, toglieremo le mele marce”. Le mele marce non solo sono rimaste dentro il cesto del partito ma continuano a far marcire (o fuggire) anche le altre all’apparenza sane. Le conosciamo le mele marce e non immaginate quanta voglia abbiamo di sputtanare i noti “mister 10 per cento” (percentuali variabili a seconda del valore del favore), ma non si può perché, ci hanno detto, “accontentandosi di poco la magistratura non li indaga nemmeno”, onorevoli “discount” insomma. Alla lettera di De Magistris, di Sonia Alfano e di Giulio Cavalli (a proposito di Arlacchi dobbiamo dire di averlo conosciuto, valutato nel suo peso politico e deciso che non doveva essere neppure candidato e invece...), hanno risposto piccati tutti i dirigenti storici dell’Idv a partire ovviamente da Antonio Di Pietro. Il Presidente, invece di dar ragione ai tre e di invitarli a far pulizia insieme a lui in un partito che avrebbe un gran bisogno di una ramazzata violenta, li ha praticamente accusati di volerne prendere il posto (guardare il video uscito sul suo sito per avere conferma). A sentire l’ex Pm, sembra quasi che le vicende di Porfidia, di Razzi e di Scilipoti siano il frutto della sua opera moralizzatrice e non la conseguenza di candidature sbagliate e fuori da ogni controllo se non il suo. Di Pietro sarà pure l’avversario numero uno di Berlusconi ma ne ha sicuramente mutuato gli aspetti peggiori. Continuiamo stancamente a darci del “fesso” per essere caduti nel trappolone post-ideologico di un ex magistrato malato di protagonismo e in perenne crisi di astinenza da pubblico televisivo.
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