kfanciu / Fickr
A completamento della scorsa “uscita” oggi vedremo di analizzare la contropressione e i suoi effetti.
L’argomento è complesso e, spesso, motivo di dibattito per le diverse chiavi di lettura possibili che, talvolta, non sfociano in risultati “scientifici” insindacabili.
Con contropressione si intende la pressione resistente al flusso dei gas di scarico in uscita dal motore e, se la logica vorrebbe limitarla al minimo, la scelta deve ricadere in un giusto mezzo.
La potenza massima esprimibile da un motore è il risultato della combustione del carburante a cui vanno sottratte tutte le azioni necessarie al funzionamento di questo: lo sforzo che il motore deve compiere per espellere i gas di scarico (e aspirare aria e benzina) è indubbiamente una di queste azioni, detta perdita di pompaggio. Queste perdite derivano da molti componenti tra cui lo scarico che è responsabile di una bella fetta del totale.
Da un lato quindi è vero, la contropressione dovrebbe essere minima per limitare l’energia necessaria allo scarico dei fumi, ma questa va ricercata in modi ben precisi. Come abbiamo già visto catalizzatori e silenziatori sportivi sono preziosi alleati nella limitazione della contropressione, poiché rimuoverli, oltre che illegale causerebbe a chiunque abitasse in città “rari” casi di sordità e avvelenamento, oppure morte.
Tra i catalizzatori quello a “200 celle” è la soluzione migliore per uso stradale, il silenziatore, invece, richiede una scelta più accurata. Ne esistono due tipi principali: a camere o a canna mitrata. Il primo è composto da una pancia divisa da più paratie con fori non allineati che costringono le onde sonore a rimbalzare da una parte all’altra generando vibrazioni che abbattono i rumori più molesti. Sono efficaci nel loro lavoro ma limitano il flusso dei gas. I secondi hanno un tubo con molti fori avvolto in un materiale fonoassorbente come la lana di vetro o di roccia. Per il flusso è come se non ci fossero, ma non sono altrettanto bravi a contenere il rumore. Infine esistono tipologie ibride progettate per sommare le qualità di entrambi.
Rimossi questi “tappi” sullo scarico originale, bisogna riservare la stessa attenzione alla scelta delle condutture.
Se si ricerca la minima contropressione con tubi di diametri abbondanti si incorre nel rischio di rallentare la colonna di gas, quindi ci si tira la zappa sui piedi. Gli scarichi ad alte prestazioni devono ricercare curve dolci, che limitino il più possibile la resistenza allo scorrimento, insieme a condutture del giusto diametro per garantire velocità sia ai bassi che agli alti regimi. Da qui esce la frase comune che si dice tra gli appassionati: “un po’ di contropressione serve sempre”. Dal punto di vista teorico abbiamo visto che non sarebbe il giusto modo di pensarla, ma all’atto pratico si rivela più che vero.
Come da tradizione, la raccomandazione è sempre quella di scegliere prodotti studiati per il proprio modello e ampiamente testati dai produttori. Alla prossima settimana per altri trucchi del mestiere sul tuning!