L’addio ad Amar’e Stoudemire ha creato un vuoto nei Phoenix Suns, un vuoto che non si è riuscito a colmare e che quest’anno sta costando parecchio nel conto delle vittorie; il record dice 14-19 e undicesima posizione nella Western Conference, cinque vittorie distanti dai Blazers ottavi. Eppure l’inizio dei Suns era stato confortante e sembrava che il talento di Nash e la voglia dei tanti giovani potesse sopperire alla mancanza dei tanti punti e dell’impatto di Stoudemire.
Nelle ultime 13 partite invece c’è stata una netta inversione di rotta con addirittura 10 sconfitte a fronte di appena 3 vittorie e il problema è puramente difensivo perchè la squadra di coach Gentry in stagione permette agli avversarsi di segnare 108.4 punti (seconda peggior difesa dietro a Minnesota) e ne segna 106.4! Se hai un differenziale di -2 punti, segnandone così tanto significa che difensivamente c’è un problema, ed anche bello grosso.
Stoudemire dicevamo, l’anno scorso forniva alla causa 23.1 punti e 8.9 rimbalzi tirando 15.4 volte di media dal campo e 7.7 ai liberi; al suo posto in estate la dirigenza ha deciso di non prendere nessun altro di quel livello e di puntare sulla crescita di Robin Lopez, Frye e acquistando dal mercato free agent Hakim Warrick. Peccato che il lungo atipico Frye ha fatto precipitare la sua percentuale al tiro dalla lunga distanza passando dal 43.9% dell’anno scorso al 35.4% di quest’anno; Lopez si è fermato fin dalle prime partite infortunandosi e giocandone solo 18, mentre Warrick è stato addirittura messo fuori dalle rotazioni (anche se contribuisce con 10.6 punti) negli ultimi incontri dichiarando apertamente il fallimento del tentativo estivo.
Il 18 dicembre la dirigenza ha dato l’ok per chiudere una trade che ha cambiato parecchio il roster, sia il proprio sia quello dell’altra squadra impegnata: da Phoenix direzione Orlando sono partiti Jason Richardson, Hedo Turkoglu e Earl Clark, mentre il percorso inverso l’hanno fatto Vince Carter, Mickael Pietrus e Marcin Gortat.
JRich serviva parecchio alla causa, contribuiva con 19.3 punti (il migliore della squadra) e sembrava perfettamente a suo agio nel gioco costruito da coach Gentry; l’ala turca invece era assolutamente un pesce fuor d’acqua che non c’entrava nulla con questo gioco (segnava 9.5 punti di media) e che soffriva da morire il fatto di non avere la palla in mano.
Insomma i problemi sono molti e non è detto che si riesca a convincere Nash a restare fino a fine stagione, soprattutto perchè dietro di lui c’è un giovane Dragic che scalpita e se si vuole rifondare si potrebbe cominciare a farlo già da questa stagione se il record dovesse restare così negativo e lontano dai playoff.