Sunshine

Creato il 25 giugno 2013 da Audrey2

Titolo originale: Sunshine
Regista: Danny Boyle
Soggetto: Alex Garland
Sceneggiatura: Alex Garland
Genere: Fantascienza
Anno: 2007

Nel 2057 il Sole sta morendo e la Terra è prigioniera di un inverno che porterà l’umanità all’estinzione. Per evitarlo, la spedizione Icarus II si dirige verso il Sole, con a bordo una bomba che, esplodendo, creerà “una stella all’interno di una stella”.
A un passo dal suo obiettivo, però, la Icarus II capta il segnale di soccorso della spedizione precedente, di cui si erano perse le tracce sette anni prima. L’equipaggio decide di abbordare l’astronave gemella, la Icarus I, per scoprire che fine abbiano fatto i loro predecessori e per impadronirsi della bomba che trasportavano.
Da quel momento, la sopravvivenza dell’equipaggio della Icarus II viene messa in crisi da incidenti che rischieranno di compromettere l’esito della missione.

Ho scoperto questo film grazie al trailer di Shadowhunters – Città di ossa, che usa una delle musiche che fanno parte della ost: Surface of the Sun, composta da John Murphy. L’ho amata fin dal primo istante in cui l’ho sentita. Quando sono riuscita a trovarne il titolo, è venuto fuori che era stata scritta per un film di fantascienza la cui trama mi è sembrata interessante. Così l’ho recuperato.
E, in effetti, il film non è male. Il ritmo è lento, a esclusione dei minuti finali, e ci sono almeno un paio di momenti what the fuck? niente male, ma mi è piaciuto. Con riserva. Quanto alle scene accompagnate da Surface of the Sun, le ho trovate bellissime.
Essendo molto lineare nello svolgimento, il focus di Sunshine sono i personaggi e il modo in cui vivono la loro missione: speranze, conflitti, obiettivi, missioni nella missione — come nel caso di Corazon, la biologa, che vive per il suo giardino idroponico.
In alcune situazioni, il film punta molto sulle reazioni esasperate dei suoi personaggi. Ma se alcune le ho trovate plausibili, altre mi sono sembrate iperboliche.
Proprio Corazon è l’esempio migliore, imho: razionale e cacolatrice, è quella che dice chiaro e tondo che se l’ossigeno per la missione non basta a mantenere in vita sette persone, allora tre devono essere sacrificate… e quando si tratta del giardino va talmente fuori di testa da cercare di entrarvi mentre tutto brucia.
Sì, la perdita del giardino è gravissima e se la reazione emotiva di Corazon fosse stata in relazione con la catastrofe che rappresenta l’incenerimento della fonte di ossigeno della Icarus avrei capito. Invece non è così. Okay, anche le piante sono tra le forme di vita che si stanno estinguendo a causa del Sole. Come gli umani, però. Come gli animali.
Un personaggio che, invece, mi ha spiazzata è Searle, lo psicologo che, come dice Mace, sembra il più malato di mente, ossessionato com’è dal sole. Eppure questa sua ossessione, anche se mi ha ispirato un vago senso di repulsione, è un aspetto affascinante della psicologia di un uomo che si trova nello spazio da lungo tempo. È l’attrazione della falena per la fiamma che la consumerà, della vittima nei confronti del suo carnefice. Searle sembra così divorato da questa attrazione, da apparire quasi disumano quando chiede a Kaneda cosa provi di fronte al Sole e persino fasullo nel momento in cui si decide la sua sorte: propone di sacrificarsi per salvare la missione, e riesce a far sembrare la cosa solo una scusa.

Uno dei personaggi meno azzeccati è Trey: il navigatore, l’esperto matematico. È stato buttato via in modo a dir poco demenziale. A lui è legato uno dei momenti WTF? di cui dicevo prima. Trey commette un errore così stupido che riesce difficile credere che possa averlo fatto, difficile prendere sul serio la giustificazione “avevo la mente piena di numeri e ho dimenticato.” Difficile digerire che Alex Garland abbia scritto una cosa del genere chiedendo allo spettatore di accettarla. La dimenticanza riguarda una cosa fondamentale: il riallineamento dello scudo solare della Icarus II, nel momento in cui la nave lascia la rotta preimpostata per dirigere sulla Icarus I. Fatemi capire: da quello scudo dipende la sopravvivenza dell’equipaggio e la riuscita della missione, senza di esso tutto verrebbe arrostito… e il navigatore se lo dimentica perché troppo occupato a calcolare e ricalcolare la nuova rotta? NO! Proprio no.
E qui apro una parentesi: la tecnologia della Icarus II è troppo, troppo vulnerabile, considerata l’importanza della missione che le è affidata. Un meccanismo fondamentale come quello che permette l’allineamento dei pannelli dello scudo non ha un sistema che permetta di bypassare eventuali avarie restando all’interno della nave. No, bisogna uscire e rischiare di essere inceneriti. Il computer di bordo si trova immerso in un liquido refrigerante e, ancora una volta, non c’è modo di bypassarne il malfunzionamento: bisogna immergersi e rischiare di morire congelati.
Chiusa parentesi.
Sunshine mi sembra funzioni bene finché si tratta di restare concentrati sui personaggi, indagandone la psicologia in ambienti che risultano spesso ostili — che si tratti degli interni labirintici, silenziosi e vuoti della Icarus II o dello spazio, con quel Sole morente e assassino sempre più vicino e pericoloso.
È nel momento in cui il film vira verso l’action che si fa ridicolo.

Un uomo solo, un pazzo nudo e ustionato, riesce a tenere in scacco quattro persone. Be’, è da dire che due di loro contribuiscono in modo idiota a rendergli le cose semplici.
Corazon è talmente presa dal suo giardino da essere sorda e cieca a tutto. Un’altra che sembra una falena, ma senza esserne cosciente come lo era Searle.
Quanto a Capa, il fisico che dovrà far detonare la bomba stellare nel Sole, pur essendo stato informato dal computer di bordo che su Icarus II c’è un estraneo, pensa bene di farsi pugnalare dallo stesso… e tutto per non dare a Icarus il semplicissimo comando di aumentare il filtro nell’osservatorio, in modo da schermare la luce del Sole. Sarebbe stata la primissima e più logica cosa da fare, invece no: Capa sta lì, a ripararsi il viso con un braccio, mezzo accecato dal riverbero e non ordina di aumentare il filtro!
Una chiarissima presa per il fondo dei pantaloni. Come quel “ho dimenticato” di Trey.
La prima parte del film funziona, nonostante la lentezza e la perplessità di fronte a certi comportamenti. C’è sempre da tenere in considerazione che un lungo periodo nello spazio può incidere sulla psiche umana in chissà quanti modi.
Funziona anche perché ti fa sentire il Sole come un nemico. Perché la speranza che la missione riesca si accompagna all’imperativo “deve riuscire anche a costo di morire tutti” ed è un imperativo privo di sentimentalismo.
L’ultima, invece, è un pasticcio. Pur essendo breve, riesce a trascinarsi al punto da sembrare una lunga sequenza di fesserie e gli effetti speciali, che dovrebbero esaltare il punto di vista del folle intruso, mi hanno fatto venire il mal di testa.

Il cast non è male, a parte Rose Byrne, nei panni della pilota Cassie. Ininfluente. Come Troy Garity, l’addetto alle comunicazioni Harvey, che però muore in modo “interessante”.
Chris Evans, che interpreta l’ingegnere Mace, dà vita al solo membro dell’Icarus II a tenere quasi sempre la testa sulle spalle, nonostante l’atteggiamento provocatorio e gli scatti d’ira facciano pensare, all’inizio, che quello sarà l’idiota che causerà un botto di problemi.
Hiroyuki Sanada, invece, dovunque lo piazzi fa sempre la sua splendida figura — anche quando ha ruoli di una manciata di minuti e ancora meno battute. Quest’uomo qui, basta che sorrida e mi stende.
Infine, Cillian Murphy che — ammetto — non avevo proprio idea di chi fosse. Talvolta sembra che il ragazzo abbia una sola espressione, quella degli occhioni azzurri sgranati. Ma nelle scene in cui si trova nella tuta, l’ho trovato ottimo ed efficace nel trasmettere l’ansia e il senso di claustrofobia.

Hiroyuki Sanada-san! 愛してる! [Fonte: YourProps]


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