Non conoscevo assolutamente questo titolo ma la trama aveva tutto per catturare la mia attenzione e farmi scendere la classica bavetta laterale sintomo di dipendenza da film di fantascienza alla Alien, per intenderci quelli con un equipaggio striminzito che finisce per essere decimato nell’arco di 90 minuti di pura tensione e salti improvvisi sulla poltrona.
Anno 2057. La missione degli intrepidi astronauti stavolta è quella di riaccendere il Sole, la stella che ci dà la vita, ci dà da mangiare frutta e verdura e permette a molte donne di avere una bella abbronzatura (o scottatura) da raggi Uva. Il Sole infatti si sta spegnendo ed è necessario che qualcuno sacrifichi la sua vita per lanciargli dentro una bella bomba atomica per “riattivarne i motori”. Parte così l’Icarus II che visto il numeretto affianco al nome è ovviamente una copia di un primo prototipo che però non è riuscito a compiere l’impresa e si è arenato nei pressi del Sole ben sette anni prima.
Fanno parte dell’equipaggio il capitano Kaneda (il nipponico comandante supremo), la biologa Cory, il fisico Capa, il primo ufficiale Harvey, il matematico Trey, la co-pilota Cassie, l’ingegnere Mace e lo psicologo Searle. Tutti sono animati dai più grandi entusiasmi e a mano a mano che si avvicinano al Sole cresce la speranza di ridare la vita alla Terra, ormai avvolta dalle nevi e dal freddo perenne. Qualcosa però va storto quando iniziano a ricevere delle strane comunicazioni dal defunto Icarus I. A questo punto la squadra si spacca in due, tra coloro che vogliono avvicinarsi alla nave spaziale e gli altri che vogliono completare la missione. Ovviamente (altrimenti non ci sarebbe stato il film) si decide di entrare nella navicella per scoprire amaramente di aver fatto la cazzata più grande del mondo. Prima di tutto il matematico combina un casino pazzesco con l’allineamento dello scudo e porta a morte certa il capitano oltre a mandare a puttane la serra che permetteva all’equipaggio di avere ossigeno sufficiente per sopravvivere. Il resto del film non lo racconto perché rovinerei le molte sorprese che lo rendono gradevole e molto ben realizzato.
Spesso quando recensisco un film bacchetto un po’ gli sceneggiatori per l’assoluta mancanza di originalità dei loro copioni ma stavolta devo rendere merito ad Alex Garland e al regista Danny Boyle che confezionano un buon film di fantascienza dal sapore anni 70/80. L’angoscia c’è tutta sia nel momento in cui l’ossigeno viene a mancare sia quando si scopre che la navicella ospita una vita supplementare, un clandestino delle stelle se così lo vogliamo chiamare. Il finale è molto bello anche se inevitabilmente triste, molto più di Alien che perlomeno una vita la risparmiava.
Forse gli unici appunti che mi sento di fare riguardano un certo caos nelle sequenze finali quando risulta difficile seguire l’azione per la troppa luce e per le inquadrature estremamente concitate. Inoltre ho dovuto cercare su Google l’identità del bruciacchiato clandestino dell’Icarus II perché guardando il film non sono proprio riuscita a capire di chi si trattasse. A questo proposito devo dire che la presenza di uno scomodo e sconosciuto inquilino si poteva a parer mio evitare anche perché non è stata poi così determinate a livello di trama visto che sapevamo tutti che l’equipaggio non sarebbe mai potuto tornare sulla Terra e prendersi un po’ di tintarella dopo tanto sbattimento. Ma si sa, i registi di fantascienza sentono sempre di dovere omaggiare Alien con qualche trovata di questo tipo e allora chiudiamo un occhio e rendiamo grazie. Ultima critica: nelle battute iniziali il ritmo è davvero lento e tutto sommato il cast risulta piuttosto freddino ma se si ha pazienza si potrà godere di un’ora e mezzo abbondante di grandi emozioni.
Da vedere.
VOTO 7