In verità non dovrei lamentarmi di questo “tormentone”, che attira molti visitatori nel blog e mi ha consentito di conoscere virtualmente Anna Maria Cassanese, la saggia e simpatica autrice del decalogo.
Tuttavia a ogni commento ( leggete quelli recenti di Giovanna) torno a chiedermi se, oltre a mostrare empatia per chi scrive – mamma o moglie – non sia possibile arrecare qualche contributo costruttivo. E provo un vero sconforto. Il disagio, spesso la sofferenza, di queste donne è palese, talvolta profonda; accantonarla come infondata o eccessiva un’ingiusta semplificazione. Che le motivazioni del dissidio siano più o meno chiare per le scienze del comportamento umano, poco giova di norma alle singole suocere e nuore: spesso, e per vari motivi, chiuse nel loro privato.
Eppure sarebbe utile, avendone la possibilità, frequentare un corso sui problemi della famiglia, documentarsi in biblioteca e nel web, cercare il contatto più o meno organizzato con donne afflitte dagli stessi problemi. Saperne di più sul piano teorico e confrontarsi con le situazioni altrui, se non risolve, aiuta parecchio a sdrammatizzare e magari mette al corrente di qualche soluzione sperimentata con successo.
Nel caso di Giovanna, le due nuore hanno comportamenti opposti. La prima, più lontana, lamenta la scarsità dei contatti e critica l’assistenza continuativa che dedica alla vecchia madre e le impedisce di muoversi. Naturalmente non tocca alla nuora esprimere giudizi in proposito, ma forse, azzardo, Giovanna dovrebbe prevedere – d’accordo con il marito - un aiuto almeno occasionale per consentirsi qualche pausa. Allo scopo di fare visita ai nipoti, se lo desidera (però la nuora non le consente di ospitarli…), ma soprattutto di occuparsi un po’ di se stessa, andare al cinema, concedersi una piccola vacanza.
La nuora più giovane, benché vicinissima, la frequenta con molta parsimonia. La relazione , inizialmente cordiale, si è poi raffreddata per vari motivi che qui non ripeto perché Giovanna li racconta nel dettaglio. Entrano in gioco anche i rapporti con la consuocera, sempre delicati, e l’atteggiamento del figlio che, forse, disapprova l’atteggiamento della compagna. Lei ritiene giusto con coinvolgerlo nel “tormentone”, dimostrandosi così madre affettuosa, e tendo a darle ragione.
Ho espresso più volte il mio compatimento per lo sfortunato maschietto tormentato da mammà e dall’amata. Mi chiedo sempre tuttavia, in questi casi, messa tra parentesi la naturale propensione a non crearsi problemi, come egli viva nell’intimo la situazione.
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