A pensarci bene un passaggio del genere era quasi obbligatorio, una normale evoluzione di una esigenza scenica sempre alla ricerca di quel qualcosa in grado di stupire il pubbico pagante e di stravolgere le regole della normale esibizione.
Ed è proprio in questa ottica che da alcuni anni inizia a prendere piede durante i concerti la cosiddetta videochitarra che, come indica il nome stesso, prova a coniugare il fascino senza tempo della sei corde con una innovativa componente visiva.
Ispirato dagli effeti grafici dei riproduttori multimediali come Winamp o Windows Media Player, nel 2006 un liutatio americano di Oakland di nome Ben Lawry, proprietario della Visionary Instruments, decise di installare nel corpo di una chitarra un monitor LCD su sui riprodurre immagini che rendessero ancora più accattivante il fascino dello strumento.
Il primo modello prodotto (immagine in basso) aveva un estetica a dir poco discutibile, ma nel corso del tempo il liutaio è riuscito ad affinare la tecnica raggiungendo degli ottimi risultati e producendo diversi modelli, al punto da suscitare l’interesse di artisti di fama internazionale del calibro di Steven Wilson e Steve Stevens che hanno iniziato ad utilizzare la videochitarra durante i loro tour.
Una versione più avanzata realizzata da Lawry permette di connettere la videochitarra direttamente ad un computer su cui è installato un software in grado di analizzare l’audio prodotto dal musicista e modulare di conseguenza le immagini riprodotte sul monitor, in modo da rendere ancor più spettacolare l’esperienza visiva offerta al pubblico.
Come sottolinea Fabio Deotto sul sito Wired, l’aspetto positivo è che l’idea non nasce da uno dei soliti colossi mondiali, ma bensì dalla voglia e dal lavoro di un giovane appassionato di Musica.
Primo modello di videochitatta
Una versione più recente
L'occhio della Visionary Instruments
Di seguito due video: il primo con un estratto di una esibizione dei Porcupine Tree in cui Steven Wilson ha utilizzato la videochitarra, e il secondo con la dimostrazione dello strumento.
Infine, in questi link potete trovare l’intervista a Ben Lawry pubblicata sul sito Wired.