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presenti spoiler
La potenza di Super 8 non è nel treno che deraglia, meravigliosamente girato, nei vagoni che saltano,
impennano, cadono e distruggono, ma è in loro fermi e incantati che guardano lei recitare nella casetta vicino la ferrovia.
La bellezza di Super 8 non è nella città che si distrugge, nelle bombe che fischiano, nelle granate che scoppiano e nelle case che esplodono ma è in lei che guarda i filmati di lui da piccolo e piange, e non piange solo di emozione per lui ma anche di una mancanza per sè stessa, di un qualcosa che non ha mai avuto o che non ha più. E che le manca da morire.
La magia di Super 8 non è nel mostro alieno che vuole solo tornare a casa, nella bestia che ha sentimenti umani ma è ancora una volta in delle lacrime, quelle di lui quando il padre non vuole più fargli vedere lei. E anche qui la stessa lacrima nasconde due motivi, perdere lei certo ma anche perdere lui, suo padre.
L'emozione di Super 8 non è nella pazzesca avventura di 6 ragazzini che partono da un piccolo film in Super 8 e si ritrovano in una grotta che è quasi un antro da fine del mondo, in dei bambini che si ritrovano catapultati in un film di fantascienza dove la gente che muore e i mostri alieni esistono davvero, ma negli stessi ragazzini che scrivono sceneggiature, che si truccano, che si emozionano recitando, che aspettano che passi il treno là dietro per fare la scena giusta.
Sì perchè finchè Super 8 racconta l'intimità dei ragazzi, finchè mantiene la fantascienza in dei binari straordinariamente umani, finchè somiglia a uno Stand by me o a un Goonies dei giorni nostri è un dannato capolavoro.
Poi deflagra, poi diventa tutt'altro, poi è azione, avventura, fantasy tecnologico, monster movie, di tutto, e tutto realizzato alla grande.
Ma è tutt'altro.
Ed è qualcosa che già è stato tante volte.
E' un pò Cloverfield con quella città distrutta da qualcosa di sempre poco definito, è un pò District 9 per tante cose, per l'alieno più buono dell'uomo, per gli anni che lo stesso sta passando sull'odiata Terra, addirittura per la costruzione della navicella che lo riporti a casa; e nel finale è tanto The Host con quella ragazzina tenuta prigioniera nelle profondità.
Tutto bello, o.k, ma tutto quello che si era creato fino ad allora svanisce sempre più.
Ci sono ancora dei sussulti come i capelli di lui mossi dal respiro della bestia, come gli occhi di loro che vedono arrivare gli amati/odiati genitori, come la navicella che vola in cielo e lascia quell'alone blu, quella piccola striscia, che ci aveva accompagnato per quasi tutto il film.
Resta un'occasione un pò sprecata anche se ci ha dato l'opportunità di vedere recitare Ellen Fanning e perdersi nei suoi occhi da bambina o Joel Coutney con le sue emozioni trattenute a stento.
Resta l'occasione di ritrovarsi un pò in quei bambini e nei loro piccoli sogni.
Resta l'occasione per sognare, almeno per un tempo, che ancora una volta il cinema ci abbia restituito il dolore, l'emozione, la magia e le mancanze dell'età più bella che la nostra vita ci regalerà mai.
( voto 7,5 )
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