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Supercharged Robot VULKAISER – Tra randellate cosmiche e lacrimucce nostalgiche

Da Videogiochi @ZGiochi
di Jacopo "ED64" Retrosi

1977, la Terra viene invasa dal terribile Esercito Gogoh, proveniente dallo spazio profondo; quando tutto sembra perduto, da un avanzato centro di ricerca emerge la sola speranza per il pianeta, un gigantesco robot da combattimento umanoide, il vertice della tecnologia umana, conosciuto con il nome Supercharged Robot VULKAISER, e il suo equipaggio di cinque membri, che operano all’unisono il bestione metallico e i quattro caccia con cui può combinarsi, i VulFighter. Il loro incarico sarà semplice: ripulire le strade e sradicare la minaccia aliena alla fonte. Se già una simile premessa, che fa tanto serie TV anni ’70, è stata più che sufficiente ad attirare la nostra curiosità, è bastato il sentore del termine “shmup” per far decollare l’hype alle stelle. Dai ragazzi di Astro Port, già autori di ottimi shooter old-school come ARMED SEVEN e GIGANTIC ARMY, Supercharged Robot VULKAISER è uno sparatutto a scorrimento orizzontale in chiave bullet hell, infarcito di cultura pop nipponica risalente all’età d’oro dei mecha, che ben si sposa con una presentazione vibrante e coloratissima, e una formula di gioco dannatamente divertente e insospettabilmente raffinata. E per una sciocchezza poi! È giunta l’ora di tirare fuori dalla soffitta quei vecchi VHS di Goldrake…

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GO! GO! VULKAISER!

Dai rapidi scatti che compongono la breve sequenza introduttiva, a praticamente qualunque schermata di gioco, siano gli essenziali menù o le fasi di puro gameplay, ad averci particolarmente colpito è stata la maniacale cura riservata a tutti quei piccoli dettagli che contribuiscono a ricreare la distintiva atmosfera anni ’70 a cui Supercharged Robot VULKAISER si ispira: la caratterizzazione dei protagonisti, avvolti in quelle imbarazzanti tutine aderenti monocromatiche che tanto andavano di moda all’epoca, e dei cattivi di turno (uno solo in questo caso), che le tentano tutte pur di apparire minacciosi, da capigliature ignoranti ad accessori altrettanto “kitsch”, le location piatte e ridondanti per venire incontro al budget risicato, il design tozzo e giocattoloso di robot e mostri, l’impostazione dei dialoghi, che cercano (invano) di darsi un tono con frasi caricatissime buttate lì a caso, improbabili colpi di scena, una colonna sonora che ti entra in testa come niente e non puoi fare a meno di fischiettare in giro per casa, e persino quei fastidiosi sottotitoli giallognoli… Chi a suo tempo seguì almeno un paio di anime appartenenti a questo filone (o perché no, qualche stagione dei Power Rangers) non potrà non cogliere le analogie, rafforzate dai peculiari motivetti che riportano con la mente a quel periodo spensierato, che Astro Port è riuscito a omaggiare egregiamente.

Prima di tutto però il titolo indie è azione frenetica, è sfida martellante, è abilità e tenacia condensate… Uno shmup per l’appunto, e della miglior specie. A fronte di un motore grafico 16-bit senza troppi fronzoli, scarno in termini di opzioni e settaggi, Supercharged Robot VULKAISER esibisce un’interfaccia di matrice arcade limpida e funzionale, e una formula di gioco immediata e accessibile, merito di una curva di apprendimento ben calibrata e quattro livelli di difficoltà tra cui scegliere, in modo da permettere anche ai meno pratici con il genere di prendere confidenza con le meccaniche di base e i vari pattern, che per via del ritmo incessante, delle scelte cromatiche vivaci e delle ramificazioni irregolari ci ha ricordato il buon vecchio DoDonPachi per PSX. I sei stage attraverso cui si snoda la campagna non sono molto dettagliati, come già accennato (e giustificato) in precedenza, tuttavia la cosa non ci tange granché, in quanto non avremo affatto il tempo per rimirare il paesaggio; sin dal primo avvio infatti, le armate Gogoh sciameranno in massa sullo schermo, lanciandoci addosso tutto il loro arsenale pur di abbatterci. La finestra di evasione, nonostate la hitbox del VULKAISER ridotta ad un punto, è esigua, e si assottiglia sempre di più con l’accrescere del tasso di sfida, pertanto è imperativo muoversi con estrema cautela tra i banchi di laser, missili e globi energetici (facile a dirsi…), ma questo non significa che saremo indifesi, anzi.

Oltre ai suoi Rocket Punch (pardon, Missile Punch, copyright del cavolo NdR), in prossimità dei checkpoint il nostro robottone rosso potrà combinarsi con uno dei Vulfighter superstiti, sbloccando power-up adatti a specifici ruoli che si riveleranno parecchio comodi per superare indenni alcune sezioni: il Rocket Kaiser ad esempio fa leva su un DPS elevato e sullo splash damage, ma è scostante e offre poca copertura, dato che i missili volano solo in linea retta e devono necessariamente impattare contro qualcosa per esplodere, viceversa il Needle Kaiser non offre grandi capacità offensive, ma avvolge lo schermo di proiettili, eliminando rapidamente le ondate nemiche minori durante gli intermezzi; abbiamo poi il Thunder Kaiser, che concentra tutta la potenza di fuoco sull’asse orizzontale del mech, lasciando scoperti i fianchi, e dulcis in fundo il Drill Kaiser, una build puramente da brawl in grado di infliggere danni immensi e deflettere buona parte dei colpi in arrivo a discapito della gittata. In linea generale, ogni setup presenta pro e contro che rendono l’esperienza interessante e dinamica, esaltando un gameplay arduo ma comunque onesto nei confronti del giocatore, febbrile eppure sempre leggibile, qualità che pochi shmup di recente memoria possono vantare. Tra le altre caratteristiche del titolo Astro Port va menzionata la totale assenza di power-up lungo l’intera durata della campagna, al di là dei Vulfighter, che deve essere completata facendo tesoro di una singola vita: la salute del Vulkaiser e dei suoi componenti extra non è condivisa, e si ricaricherà parzialmente solo al termine di ogni stage; lasciare che un Vulfighter venga distrutto ne precluderà l’utilizzo per il resto della sessione, viceversa la distruzione del nostro mech comporterà il game over immediato; troppo cattivo? Avete sbagliato gioco…

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