Sarà nelle sale il 13 marzo “Supercondriaco – Ridere fa bene alla salute” (regia di Dany Boon, con Dany Boon, Kad Merad, Alice Pol, Jean-Yves Berteloot e Judith El Zein).
Dopo il successo di Giù al nord, Dany Boon e Kad Merad di nuovo insieme in una divertente commedia.
Arrivato a quarant’anni Romain Faubert (Dany Boon) non è impegnato sentimentalmente e non ha figli. Un uomo solo che, con il passare degli anni, diventa sempre più schiavo di manie e ossessioni verso l’igiene, la pulizia e qualsiasi tipo di malattia: banale o seria per lui non fa alcuna differenza.
A peggiorare la situazione subentra la sua professione: fa il fotografo per un dizionario medico online e questo non farà che aumentare le sue ansie.
A causa dell’ipocondria che si aggrava ogni giorno che passa e che comincia a minare i suoi rapporti con gli altri (la notte di San Silvestro cercherà maldestramente di lasciare gli amici prima della mezzanotte per evitare i baci di tutti), il suo unico amico, il dottor Dimitri Zvenka (Kad Merad), prende il suo caso a cuore, più che altro perché stanco delle continue intromissioni nella sua vita, privata e professionale, di questo paziente un po’ speciale.
Faubert, quindi, verrà spronato a fare sport, a iscriversi a un sito di incontri, a uscire di più con gli amici proprio perché il dottore è fermamente convinto che una volta che Faubert avrà trovato la persona giusta, riuscirà a vivere il mondo circostante con il giusto equilibrio.
La ricerca ovviamente non sarà semplice e tra errori maldestri e goffe situazioni, il seppur nobile obiettivo metterà a dura prova la pazienza del medico, così che la “ricerca” si rivelerà più lunga e ardua del previsto.
Una pellicola spensierata e genuinamente comica in grado, però, di affrontare anche temi molto profondi: la malattia, il senso di famiglia, il tema della clandestinità, la nostalgia delle proprie origini e l’importanza dell’amicizia.
Un lavoro autobiografico nel quale il regista Boon si ispira proprio alla sua ostica convivenza con l’ipocondria e alle difficoltà, nel film sdrammatizzate all’inverosimile, che incontrano tutti coloro che, per un motivo o per l’altro, sono “costretti” a restare vicino a chi ossessivamente ne soffre.
Una maniera leggera e autoironica, per lo spettatore che lo vedrà, di rivedersi nell’ossessiva ricerca, propria del nostro tempo, di fare affidamento alla ricerca online fai-da-te per trovare una risposta a tutto, dai disturbi fisici a quelli di cuore (inteso qui come sentimento).
Il sentimento potrà (quasi) tutto. Certamente consentirà al protagonista di calarsi in situazioni e personaggi lontani dal suo vissuto, storico, personale e sociale, grazie ai quali riuscirà, in ogni caso, ad acquisire un po’ di quella sicurezza fondamentale per poter gestire la propria personalità in relazione alle persone e al contesto circostante.
Witten by Irma Silletti