Speciale: Superman: speciale 75° anniversario
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Un riflesso distorto e illuminante su tutte le ere e le implicazioni del Superman che conosciamo, Soldier è un’anti-divinità vestita di rosso, colorata come il diavolo, con un pentagramma inscritto nel simbolo che porta sul petto il quale ricorda un diamante indistruttibile o un glifo infernale. Egli imperversa attraverso la realtà come un incurante bestione. Scioli ha affermato che, per un essere che è in grado di vedere attraverso i corpi dei mortali e li oltrepassa a supervelocità, il mondo e tutte le sue forme di vita sembrerebbero un sogno, da poter manipolare e scartare in base al proprio capriccio, e questa non è malizia ma, ben più spaventosa, è la natura di Satan’s Soldier.
Quando manda in pezzi pianeti nel combattimento con il suo opposto vestito di blu, è come guardare la storia naturale del divino; non esseri superiori, ma semplicemente esseri più grandi, con un sottotesto fondamentalmente terrificante di ciò che l’idea di déi voglia significare veramente – non versioni idealizzate di noi stessi, ma motori e agitatori primigeni ispirati da qualche memoria razziale proveniente da bestie preistoriche. Se questo è ciò che ci attende nei piani dimensionali superiori o “nel futuro”, allora sarebbe meglio smettere di progredire, ma il nostro incedere simile a quello delle formiche, se è a mala pena notato, comunque non preoccupa gli esseri di questa serie.Ogni tropo di ogni era di Superman è rappresentato e ogni variante è intuita (Scioli confessa di non aver familiarità con alcuni raccapriccianti temi biologici e teologici di, rispettivamente, The Boys e Irredeemable che giocano un ruolo nella serie); anche ogni possibile associazione correlata – come il ridurre il superessere “blu” in un paraplegico simile a Christopher Reeve – è inclusa.
Spaventosi, archetipi primordiali di un rivisitato pantheon pagano che crescono attorno a Superman – il Batman improvvisazione d’Ark simile a Ade, un contrappunto cthulhiano a Martian Manhunter chiamato Invader, ecc. – lo fanno sembrare sia un moderno sistema di superstizioni (non il “mito” che redime che crediamo renda le nostre immaginazioni così potenti), sia il peggior incubo partorito da una macchina creativa corporativa – nelle strambe amalgame tematiche e negli assurdi giochi di parole che questi personaggi sfoggiano (storia, religione, stilemi nazionali, fumetti e beni di consumo entrano in collisione in “Lollipop Lincoln”, “Cosmoses” e Union Jack the Ripper” [N.d.T. - il primo si basa su un gioco di parole tra leccalecca, “lollipop” e Lincoln, il secondo su una crasi tra “cosmo” e “moses” ovvero Mosè, il terzo nell’unione tra “Union Jack”, uno dei nomi della bandiera inglese e “Jack The Ripper” cioè Jack Lo Squartatore]), Scioli ritrae un tipo di contaminazione crociata tra le idee, che rappresenta il tramonto del copyright in un modo che dovrebbe terrorizzare il mercato dell’intrattenimento – e ovviamente rimesta nel meta-testo principale della serie di Superman per il settantacinquesimo anniversario: il peccato originale del furto ai suoi creatori.La dissolutezza dell’interpretazione di Scioli e la gazatura kirliana dei suoi colori sono un calderone d’inventiva, gli elementi grezzi di queste idee sono a mala pena contenuti da qualsivoglia definizione, mentre ciò che lui pone sulla pagina è movimento infinito, pura (o estremamente impura) possibilità. Allo stesso modo, questi racconti sognanti sembrano essere il materiale psichico senza censure che soggiace a decadi di fumetti, il nocciolo fuso d’impulsi e ansie essenziali, un dramma surreale posto da qualche parte tra il pulp psichedelico di Dom Regan e uno spettacolo schizzato di Frank Santoro. Superman non può essere contenuto, né da mura di pietra, né da norme di personalità, né da editti di caratterizzazioni corporativi – ma nelle mani di Scioli è più rimodellabile di quanto si possa immaginare o osare.
Traduzione: Riccardo Melito
Articolo (English version)
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