Basta con mostri, streghe, sanguinolenti vampiri, terrificanti zombi e tutto l'arsenale tipico del miglior Grand Guignol d'annata: è roba superata, ammuffita e buona solo a riempire polverosi bauli ottocenteschi da riporre poi rigorosamente entro cadenti armadi di mogano invasi dalle ragnatele.
La tendenza più alla moda, piaccia o no, è quella di travestirsi da rottamatori.
Non importa se, considerata l'antipatica tendenza di Renzi ad appropriarsi egli stesso degli slogan che contesta a chi è al governo, il senso della saga dei Meccanici Vendicatori contro il ritorno dei Morti Viventi assume un po' l'interminabile carattere di polemica annosa.
E poi chi sarebbero i giovani? Forse l'eterno piacione Matteo Renzi, classe 1975, formatosi sul prontuario nel quale l'economista Zingales insegna a «salvare il capitalismo dai capitalisti» e cresciuto prendendo un po' troppo sul serio i cartoni animati giapponesi, gli 883 e la battiatesca «mandiamoli in pensione / i direttori artistici / gli addetti alla cultura / a»?
Non basta organizzare convention, aizzare la folla, impostare pagine web (www.leopolda2011.it) straordinariamente somiglianti al sito dell'Ikea, con tanto di info, car-sharing e persino l'immancabile free babysitting che fa tanto tutela della famiglia, per diventare automaticamente il nuovo che avanza. Renzi travestito da rottamatore non convince; da sotto il mascheramento spuntano ancora, inevitabilmente, i famosi canini appuntiti di ogni morto vivente che si rispetti.