Riguardando Kill Bill, qualche giorno fa, ho ricordato un monologo dello stesso Bill che avevo dimenticato. Forse una delle parti più alla Tarantino del film. Questo pseudo-monologo capita a fagiolo sul discorso che voglio fare. Per prima cosa, guardatelo QUI.
Fatto? Okay, premetto che non farò paragoni tra me e i supereroi, non adiamo fuori tema. Il discorso è un altro: io devo indossare un costume.
Ogni giorno, per andare a svolgere il lavoro che, ahimè, mi sono scelto, devo indossare un costume per mimetizzarmi. Ciò comporta:
- Pantaloni o jeans
- Maglione o camicia (a seconda della stagione)
- Giacca comune (trench o giacca in pelle)
- Radermi
- Togliermi gli orecchini
Forse non ci troverete nulla di strano, è vero, anche perché magari la maggior parte di voi si veste nella vita di tutti i giorni con jeans e camicia, o addirittura con completi eleganti e cravatta. Il punto è che io per andare a un colloquio di lavoro, da un cliente, a un incontro qualsiasi, devo mettermi questo costume, mascherandomi e non mostrandomi per quello che sono.
115$ di patrimonio e si veste come me tuttora, tranne quando deve pilotare gli aerei.
Sono i pregiudizi della società? Solo quello? Mi basta star seduto in un bar per vedere qual è l’attività preferita: guardare chi è diverso e fare battute.
Ci sarebbe poi da aprire il solito discorso sul fatto che ci sono più delinquenti in giacca e cravatta a Wall Street che in altri posti, ma poi si scade nella retorica ed è meglio lasciar perdere.
Un esempio…
Credo solo che nel 2014, in una società avanzata – almeno in teoria – come la nostra, non poter andare a un colloquio di lavoro con pantaloni militari, t-shirt e felpa e con i piercing (i tatuaggi sono quasi sdoganati, grazie alle celebrità, il piercing no) è molto limitante. Sono limiti che ci imponiamo noi, ignorando il vecchio adagio del monaco e dell’abito.
È vero, potrei cambiare lavoro, ma anche lì, siamo sicuri che potrei indossare gli anelli ai lobi? E al colloquio, come ci dovrei andare, con il costume? Non sarei io.