Nel microcosmo degli eroi del fumetto americano la scelta vegetariana raramente fa capolino: si contano Animal Man e pochi altri. Nulla di cui stupirsi, se si considera quanto poco il tema dei diritti animali partecipi della cultura popolare occidentale.
Eppure ho pensato spesso «Ci starebbe proprio bene!» Già: chi usa i propri poteri per la pace e la giustizia, testimoniando un’etica della responsabilità, potrebbe a maggior ragione far propria la scelta di non causare, neppure indirettamente, sofferenza o morte di altri esseri viventi.
Beh, in Superman: Birthright, ennesima revisione delle origini del più famoso eroe dei fumetti, lo sceneggiatore Mark Waid introduce la scelta vegetariana come passo fondante della crescita interiore di Clark Kent.
Molto belle le pagine che raccontano l’origine di questa inedita sensibilità, tracciate dalle splendide matite di Lenil Francis Yu. Il giovane Clark è in Africa, e grazie ai suoi straordinari poteri condivide con gli animali la gioia di correre e di volare libero. Poi, in una lettera alla madre, spiega di come riesca a distinguere una speciale aura attorno agli esseri viventi. Aura che al momento della morte si dilegua, «lasciando qualcosa che è duro da guardare. Vuoto, in un modo che lascia il vuoto anche dentro di me.»
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