Prima di tutto, chiariamo che Superman Metropolis non è una storia nuova, sebbene sia stata finora inedita in Italia; quindi siamo all’interno della “vecchia” continuity (prima della Crisi infinita – nessun sarcasmo inteso – nonché dei “New 52”), c’è il vecchio costume coi mutandoni, ecc. ecc. Non sentitevi spaesati o malinformati: è la storia che ha più di 10 anni (si tratta della prima parte di una miniserie del 2003-2004).
Altro chiarimento dovuto al lettore: questa non è effettivamente una storia di Superman, che compare per poche pagine appena, relegato al ruolo di comparsa. I veri protagonisti sono Jimmy Olsen e il suo rapporto con la Tech, fantascientifica tecnologia senziente derivata dal celeberrimo supervillain Brainiac (o meglio da una sua versione futura), che controlla e domina l’altra protagonista della storia, la città di Metropolis.
D’altronde Jimmy è, con Lois Lane, forse la figura più importante della storia di Superman, sempre presente nei vari adattamenti, seppur talvolta in modi poco canonici; come nell’ultimo (finora) e non riuscitissimo film sul supereroe, Man of Steel, in cui addirittura – con un immotivato cambio di genere – è diventato una graziosa brunetta. Renderlo vero protagonista, invece che spalla come di consueto, non è una mossa azzardata.
Metropolis è stata tramutata in una vera e propria Città del domani, non solo in senso metaforico come usualmente è definita, ma letteralmente: Braniac13, discendente/versione futura di Brainiac, ha viaggiato nel tempo, ha combattuto Superman, è stato sconfitto ed espulso, ma ha lasciato dietro il sé il menzionato Tech, una sorta di virus che ha dato fonti d’energia e componenti ipertecnologici alla città, mutandone radicalmente anche l’aspetto.
Chuck Austen, abilissimo e solido narratore, più attivo per la Marvel che per la DC, prende spunto da questa particolare e temporanea condizione della città per analizzare e disquisire sull’esperienza umana, sui suoi fini, su quanto valutiamo davvero le nostre esistenze e l’importanza che diamo ai nostri sentimenti e alla percezione che ci danno del mondo, su quanto dipendiamo dalle nuove tecnologie . Lo scrittore si dimostra lungimirante rispetto al tempo in cui ha scritto e all’evoluzione rapidissima della tecnologia stessa e alla situazione effettiva di dipendenza odierna (come ad esempio i social network, l’adattamento dei sistemi operativi e di altre tecnologie all’uso degli stessi social e il tempo che moltissimi giovani vi dedicano).
Particolarmente toccante è l’evoluzione di “Lena” (la manifestazione della suddetta Tech), che assume forma umana e autoconsapevolezza, mentre dimentica la propria origine. Questa trasformazione ha conseguenze a vari livelli: Lena diventa capace di provare sentimenti, che la portano a ricambiare l’amore di Jimmy e sperimenta nuove sensazioni con un entusiasmo che la distrae dai suoi compiti di gestione e manutenzione della città. Ecco quindi che il problema di ristabilire il funzionamento del “sistema Lena” è definito dalla tensione fra la necessità sociale e la questione dell’identità di Lena, ed è lungo queste tensioni concorrenti che si trova ad agire Superman.
Alla sceneggiatura di Austen non manca un tocco di critica ai meccanismi della politica, con uno sfortunato governatore, candidatosi a senatore, prima ucciso, poi resuscitato dalla Tech (come parte del suo processo cognitivo di formazione), poi lasciato morire nuovamente perché giudicato poco interessante – poiché perdente – da Lena per i suoi scopi formativi e informativi. Facile leggere in questa sottotrama una polemica contro la visione puramente strumentale del potere.
L’ottima narrazione di Austen, che non cade mai nel retorico, è accompagnata da disegni efficacissimi, seppur atipici per il genere, opera di Danijel Zezelj, disegnatore croato che ha raccolto i primi successi in Italia.
L’atmosfera plumbea, da dominio delle macchine, è raffigurata magistralmente dai suoi chiaroscuri netti e marcati, quasi espressionisti e dalla potenza visiva del tratto, insieme stilizzato e dettagliato. Notevole anche la composizione della tavola che, con semplicità e poche vignette, quasi tutte sviluppate per tutta la larghezza della tavola, conferisce un taglio cinematografico alle scene, effetto incrementato dallo sforamento dei bordi in alcune pagine, che conferisce profondità all’azione.
Questo volume costituisce un arco narrativo che si conclude, malgrado la miniserie non finisca qui. Il prossimo tomo vedrà infatti un altro disegnatore (Teddy Kristiansen) all’opera, quasi a sancire il distacco fra prima e seconda parte. La formazione di Lena, che Lena non è, è compiuta. Ora sa chi è, sebbene resti forse confusa sul suo scopo (il “fine ultimo”, eterno dilemma umano).
Abbiamo parlato di:
Superman Library #7 – Superman: Metropolis Vol.1
Chuck Austen, Danijel Zezelj
Traduzione di Marco Cedric Farinelli
RW-Lion, gennaio 2014
144 pagine, brossurato con alette, colori – 13.95 €
ISBN: 9788868730178
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