SuperXV, fermato il duo di testa

Creato il 05 giugno 2011 da Rightrugby
Man mano che la stagione procede, nel SuperXV i giochi si riaprono a livello di singole partite. E' come nel calcio, le diverse preparazioni contano, c'è chi parte forte e arriva corto e viceversa, le squadre che emergono nel finale.  L'effetto generale è l'aumento della competitività e l'incertezza dei risultati. E quanto accaduto puntualmente nella sedicesima giornata del SuperRugby. Scampano al "massacro delle prime" solo le migliori delle sudafricane che non possono permettersi distrazioni, per via della competizione molto aperta in quella Conference, come invece può concedersi senza problemi se non d'orgoglio la capoclassifica australiana; la sconfitta invece inguaia di brutto la prima della Conference neozelandese.
Se per una volta procediamo secondo la classifica assoluta e non per Conference,  troviamo le due franchigie di vertice ambedue sconfitte in casa: Queensland Reds 14 -22 ACT Brumbies e Auckland Blues 11 - 16 Waikato Chiefs.
- Riscatto con una prova di carattere per la vituperata franchigia di Camberra, forse la più deludente della stagione rispetto alle attese. La squadra di Matt Giteau e Adam Ashley- Cooper, ambedue in partenza, si porta avanti nel primo tempo con i piazzati di Giteau e la meta del tallonatore Stephen Moore, e regge al ritorno dei padroni di casa che vanno in meta al 37' con il 22enne Ben Lucas schierato estremo, chiudendo il primo tempo 11-19. Difendono bene il vantaggio nel secondo periodo, sfiorando la seconda meta annullata dal Tmo e colpendo il palo con un drop di Giteau.
I Reds quando partono e prendono ritmo fan paura ma la difesa dei Brumbies che tiene la linea ampia ingaggiando pochi uomini nei punti d'incontro e il numero di errori, fan si che arrivi la terza sconfitta dei capolista della Conference e dell'intero SuperRugby, la prima a Brisbane. Nel finale Giteau prima prova il drop, poi centra la punizione che toglie anche il bonus difensivo ai Reds: della serie, never underestimate a wounded tiger. Del resto i Reds han già vinto la Conference e i Brumbies, tagliati fuori dai playoff, avevan "solo" che da mostrare palle e skills.
- Sconfitta choc anche nella sinora lanciatissima Auckland: miracoli del raddoppio dei derby introdotti dalla nuova struttura del torneo. Concretizza la vittoria dei Chiefs in trasferta la zampata di un vecchio leone: Tana Umaga torna in campo dopo diversi turni e marca la meta importante del 6-7, dopo due piazzati di Luke McAlister, consentendo alla franchigia delle campagne appena fuori Auckland di chiudere il primo tempo davanti 6-10. Nel secondo tempo Jared Payne riporta immediatamente avanti i Blues ma altrettando rapidamente Stephen Donald marca il penalty che ridà il vantaggio ai Chiefs, che nel finale allungano con altro un suo piazzato.
Quarta sconfitta per i Blues, ora i Crusaders sono a soli due punti, la prossima giornata ci sarà lo scontro diretto per la supremazia nel girone, per di più in casa (diciamo così) dei Saders.
Le tre sudafricane di vertice mantengono le posizioni con vittorie che portano punti fondamentali in chiave playoff: Rebels 3 - 40 Stormers, Bulls 23 - 17 Waratahs, Cheetahs 18 -23 Sharks.
- Tournèe australasiana che doveva mettere in crisi la franchigia di Città del Capo, alle prese con l'assenza cronica all'apertura e che invece s'è rivelata trionfale: ne risultano schiacciati anche i Rebels, oramai sgamati da tutti e in crisi interna (Danny Cipriani dentro o fuori? Per ora fuori). Sono 5 le mete: Habana, il 21enne apertura Kurt Coleman (in panchina è arrivato l'esperto rincalzo Earl Rose, nel passato sempre nei Lions), poi Jaque Fourie, il lock Nick KosterJean de Villiers.
Capetonians leader della Conference; ora rientrano a casa, riceveranno i Bulls nel prossimo turno ma col "cuscinetto" di sei punti di vantaggio sui secondi Sharks.
- La sfida casalinga contro i Waratahs è la gara fondamentale che completa la lunga rincorsa dei Bulls campioni in carica ai playoff. DuPreez sempre degnamente sostituito dalla versatile ala Hougaard, il primo tempo è aperto ma con prevalenza della fisicità dei padroni di casa, chiuso 13-6 con la meta di Wynand Olivier. I Bulls compiono lo strappo decisivo a inizio del secondo tempo arrivando al 20-6 con la meta di Bjorn Basson, che tomo tomo quatto quatto al ritmo di una meta per gara ha già eguagliato il record di nove mete stagionali stabilito da Bryan Habana quando giocava a Pretoria. Gli australiani con Berrick Barnes regista "arretrato" (gioca inside centre con un caschetto "normale" non da pugile ma si tiene lontano dalla linea) rispetto al duo in mediana Burgess-Halangahu e con Kurtley Beale in fondo,  si avvicinano con la meta all'ora di gioco di Afa Pakalani subentrato all'ala destra, ma pochi minuti dopo devono accontentarsi di puntare a conservare il punto di bonus difensivo dopo l'inesplicabile rosso affibbiato al pilone Pat O'Connor su segnalazione di un guardalinee. Le mischie eran nel frattempo già diventate uncontested e questo toglieva un'arma importante ai padroni di casa nelle fasi finali. 13 punti sono sufficienti a Mornè Steyn per mantenere la leadership nella classifica marcatori.
I Bulls salgono a 49 punti, due più dei Waratahs che per ora perdono a loro favore la wildcard.
- Faticano gli Sharks in casa dei Cheetahs: nel primo tempo prevalgono i padroni di casa con una meta del mediano goleador Sarel Pretorius (con Basson in testa alla classifica dei metamen con 9 marcature). Nel secondo gli ospiti si portano in testa con una meta di Lwazi Mvovo, corroborata da quella dell'altra ala JP Pietersen. Nel finale accorciava l'ala Rjan Viljoen, recuperando almeno il bonus.
Gli Sharks mantengono il secondo posto della Conference con due punti di vantaggio sui Bulls; nel prossimo turno visiteranno l'altra sudafricana non implicata nella rincorsa ai playoff, i Lions.
- In territorio neozelandese è da segnalare l'ulteriore passo falso casalingo degli Highlanders, sconfitti anche dai Western Force per 14-21, mentre gli Hurricanes riescono a superare in casa i Lions per 38-27.
- Sconfitta casalinga forse decisiva per l'addio ai playoff della ex sorprendente squadra di Dunedin, che saluta il vecchio Carisbook, The House of Pain, nel peggiore dei modi ma sfoggiando una divisa verde-speranza e blu nuova di zecca (nella foto, con Jimmy Cowan in apertura plastica). Dopo un primo tempo condotto tranquillamente sul 14-3 coi calci di Lima Sopoaga e la meta di Ben Smith, nel secondo tempo gli australiani ancora privi di James O'Connor ma con David Pocock, Nathan Sharpe e Ben McCalman nel pack, riescono a mandare in meta due volte l'ala tongano-neozelandese David Smith, dalla prossima stagione a Tolone. Highlanders a 45 punti, sotto di otto punti rispetto ai Crusaders secondi nella Conference (at bye nel turno) e forse irrimediabilmente superati da Bulls,  Sharks e Waratahs per le due rimanenti wildcards playoff.
- A Wellington si vedono i soliti Hurricanes, quelli dal potenziale offensivo supremo e che hanno in testa solo di arrivare a marcare quattro mete, e il soliti Lions, capaci di qualsiasi impresa  contro chiunque (a maggior ragione ora che han messo apunto l'assetto con gli "europei" Butch James inside centre e Dylan Des Fountain ala aperta), ma non ancora in controllo del killer instinct necessario per chiudere le partite, com'erano invece riusciti nel turno precedente.
Alla mezz'ora è 8-20 per i sudafricani, che rispondevano alla meta iniziale di Aaron Cruden (23 punti totali) con le marcature dell'estremo Taute e del centro LaGrange. Hosea Gear avvicinava i punteggi delle due squadre che chiudevano il primo tempo sul 15-20. Nel terzo quarto è solo Hurricanes, marcano 23 punti unanswered arrivando al 38-20 con la meta di Ma'a Nonu e la seconda di Gear per il bonus offensivo. Nel finale Taute marca la seconda meta personale che non è sufficiente per raggiugnere il bonus.

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