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Superzelda – Tiziana Lo Porto e Daniele Marotta

Creato il 12 marzo 2012 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

Recensione di Caterina Di Paolo

«Da subito è stato evidente che qualunque tentativo di ridurre Zelda a un’immagine, a una figura, sarebbe stato vano. Zelda si è fatta inseguire e mai raggiungere veramente anche nel tratto, sempre mutevole come tutti noi, con solo pochi cenni costanti: la bocca minima, il portamento forte, il viso rotondo e gli occhi di falco.
Zelda, anche visivamente, ha attraversato gli anni ruggenti lontana dai cliché, padrona di un’immagine realmente libera, forte, intensamente umana e personale.
Scott, al contrario, probabilmente era un disegno anche nella vita. Non c’è praticamente immagine che lo ritragga senza un completo, con gilet e cravatta, capelli impomatati con riga nel mezzo e qualche ciuffo volante sulla nuca. Disegnare Scott è stata la chiave che ci ha dischiuso i tratti di Zelda.
Disegnare Superzelda è stato un percorso di sintesi ma senza economie, una ricerca meticolosa dell’atmosfera, di luoghi, gesti, materiali e oggetti. Della luce.
In questi tre anni di lavoro con Scott e Zelda Fitzgerald, spesso ci siamo trovati senza terra alle spalle né in vista, ma questo è sempre il luogo dove accadono le cose più significative».

Da Disegnare Zelda, raccontare Zelda di Tiziana Lo Porto e Daniele Marotta

«[…] le piaceva essere attiva, anche se a volte dava un’impressione di riposo che era insieme statica e evocativa. Questo dipendeva dal fatto che conosceva poche parole e non credeva in nessuna, in mezzo alla gente era piuttosto silenziosa, fornendo la sua parte di humour educato con una precisione che rasentava l’aridità. Ma nel momento in cui gli estranei incominciavano a sentirsi a disagio di fronte a questa economia, si impadroniva dell’argomento e vi si lanciava febbrilmente, sorpresa di se stessa; poi lo riportava indietro e lo abbandonava bruscamente, quasi timidamente, come un obbediente cane da caccia che abbia fatto quel che doveva, e anche qualcosa in più».

Francis Scott Fitzgerald, Tenera è la notte, traduzione di Fernanda Pivano

 

Superzelda

Il fumetto di Daniele Marotta e Tiziana Lo Porto su Zelda Fitzgerald si apre con una frase assolutrice di Bertolucci tratta da Zelda e Scott: «Ora è venuto il tempo della sua rivincita, che salutiamo con gioia, perché a noi, dalle fotografie in circolazione, e dai fatti e detti memorabili a lei attribuiti, era risultata enormemente simpatica e degna di comprensione, sembrandoci sospette la leggenda infernale di lei quanto la leggenda aurea di lui». Per ricostruire Zelda, con piglio – per quanto appassionato – biografico ed esatto, bisogna coprire inizialmente lo scarto della diceria che vuole Fitzgerald succube della volubilità di una donna fragile e frivola.

Superzelda
Zelda, in adolescenza, è una ragazza sconveniente a cui interessa solo bere e amoreggiare. Non ha amiche, solo spasimanti, e se ne infischia delle voci. È persuasa che «al giorno d’oggi [1919 n.d.a.] con un minimo di opportunità qualunque ragazza può avere la meglio su di un uomo».
Scott, che riesce a sposare Zelda dopo un fidanzamento burrascoso, trova in lei il terreno fertile per tutte le sue opere, a partire da This side of paradise e dalla raccolta di racconti Flappers and philosophers: una delle prime flapper è proprio Zelda, che con spirito dinamitardo pubblica nel 1922 sul «Metropolitan magazine» il Panegirico della maschietta lanciandosi contro «il letargo della pre-debuttante». Zelda si chiama come le protagoniste di due romanzi, entrambe zingare: nomen omen, viene da pensare seguendola mentre lascia l’Alabama per la Grande Mela, e poi osservando i continui traslochi dei Fitzgerald, che neanche dopo la nascita della figlia Scottie sembrano trovare pace e si muovono tra feste selvagge a New York, circoli di artisti a Parigi e tassisti rissosi a Roma.
È molto difficile non rimanere almeno affascinati dalla chiassosa decadenza di questa coppia, capace di eccessi d’amore (e umore) sfrenati; e da questa donna così viva e incapace di serenità, che Hemingway definiva, senza sbilanciarsi, «completamente pazza». L’eccezionalità della vita di Zelda è nel suo essere stata reale, e a questo soprattutto cerca di tener fede il lavoro di Marotta e Lo Porto: ogni tavola e ogni parola hanno richiesto complesse ricerche iconografiche e bibliografiche. La mutevolezza di Zelda è quella di una donna vera: in alcune foto – in alcuni casi – Zelda è «bellissima e biondissima» (sempre l’equilibrato Hemingway), in altre la rovina, la malattia e la disperazione le cambiano espressione, fisionomia, perfino il colore dei capelli, in una vicenda che precipita dallo splendore alla morte a una velocità crudele e sublime.
È davvero riuscita la dimensione del fumetto, dei disegni mobili e azzurrini di Marotta, nel rendere la giocosità tragica di Zelda e Scott: un tratto libero e duttile riesce da una parte a descrivere l’animosità dei personaggi (delle persone coinvolte) e dall’altra a rendere la forma illustrata la più adatta a questa storia. Superzelda sembra dire: abbiamo fatto di Zelda un fumetto perché Zelda si deve vedere.
«L’abbiamo disegnata per rendere le sue avventure più autentiche di quelle delle eroine del romanzo del marito», spiegano gli autori. Leggendo questo fumetto pare proprio che Zelda abbia sgomitato per materializzarsi in qualcosa di diverso dalle parole sul suo conto – le parole di Fitzgerald come quelle di nemici o amici – per finalmente mostrarsi a tutti. È un gran spettacolo.

Superzelda

Nota sugli autori
Tiziana Lo Porto è traduttrice e giornalista. Scrive di libri, fumetti e musica per i periodici «D – La Repubblica delle donne», «XL» e «Diario». Vive a Roma.
Daniele Marotta è autore di fumetti e studioso di cultura pop, vive e lavora nella campagna toscana.
Insieme scrivono recensioni a fumetti per il settimanale «D – La Repubblica delle Donne».
Superzelda è la loro prima graphic novel.

Per approfondire:
leggi la recensione su panorama.it
leggi la recensione di Alessandra Di Pietro su Gioia


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