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Surf sull’onda del cambiamento

Da Giandiego @giandiegomarigo

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di giandiego

La competizione è posta a fondamento di questa società, della filosofia malata che la sorregge. Così abbiamo una definizione distorta di meritocrazia, che elimina gli ultimi e li relega fra coloro che possono essere perduti.

Il Mostro Pragma in sovrappiù scontorna e definisce il senso di questa gara assurda, azzerando scrupoli e fornendoci la comoda scusa per la ineluttabilità della vittoria del più forte e del più adatto.

I contorni d’un mondo fondato sulla prevaricazione “protetta a termini di legge”, sulla proprietà arbitraria, costituzionalmente motivata. Sull’irreversibilità del rapporto fra forte e debole. Ma ancor peggio questa “Immagine terribile e nefanda di società” è comunque una finta … uno scenario teatrale, per proteggere e giustificare l’esistenza di una elitè numericamente molto esigua, che detiene da sempre le redini del mondo.

Certo in apparenza questa dichiarazione è un “proclama da complottista”, eppure essa è profondamente vera e nemmanco molto nascosta, per chi voglia leggerla nelle pieghe della Storia, narrata dalla medesima elitè di cui stiamo parlando e fra le contraddizioni della “Kultura dominante” con cui essi ci nutrono, ammantandola di inesistente e grottesca neutralità.

Quasi che gli intellettuali “riconosciuti e conclamati” non siano stati quasi sempre, nella loro millenaria storia al soldo di questo o di quel potentato … quasi che la narrazione che essi ci rimandano del mondo non sia il racconto delle gesta di questo o di quel “onnipotente”.

Certo nel ‘900 Karl Marx ci ha fornito un nuovo punto di vista, un nuovo metodo di lettura di questo racconto, aiutato dai filosofi anarchici e dagli intellettuali socialisti, ma questo patrimonio altro è, ad oggi, sprecato e vilipeso, rinarrato ed adattato alle esigenze del potere oppure oppresso da libreschi dogmatismi e nostalgie da socialismo reale … ed ha perso la sua portata eversiva ed antagonistica, sull’altare della sopracitata ineluttabilità della “forma potere”.

É quindi l’essere umano che deve cambiare, nella sua propria profonda spiritualità per avere la capacità di negare recisamente questa visione ed implementarne un’altra che parta dalla circolarità dall’orizzontalità, dal femminino e che sappia porre solidarietà, mutualismo e compassione al centro del “pensiero filosofico alternativo”.

Non bastano, certamente le “astuzie preconfezionate” delle “scatole del ribelle in kit di montaggio” che ultimamente sono tanto di moda a cura di comici e occulti ispiratori, non basta riempirsi la bocca di “ astuti termini corretti” per parlare del cambiamento.

Se l’essere umano , nelle sue proprie organizzazione e nelle sue relazioni sociali, non matura il cambiamento e non è in sé l’onda di ciò che muta … nulla realmente cambia, potrà semmai avvenire qualche “sostituzione” … qua e là, qualche faccia nuova e montagne di inutili e strumentali promesse, ma nulla potrà mai e davvero cambiare.

L’unica strada passa da noi e dal nostro coraggio d’essere quegli eretici del “pensiero comune ed unico” che da sempre hanno popolato i roghi del potere, oppure ci accontenteremo del nostro ruolo di buffoni di corte, cercando di tanto in tanto di far passare qualche oncia di buonsenso, fra le righe di un racconto che non sarà mai davvero il nostro.



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