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Surfeggiando…

Creato il 19 agosto 2014 da Morgatta @morgatta

Quando ero giovane giovane, affascinata dai quintali di surfisti e windsurfisti presenti in città, presi coraggio e mi lanciai dai “Tre Ponti” (no, non di sotto) a bordo della lunga tavola a cercare di manovrare la lunga vela che più di una volta si è ribellata al mio volere, finendo dritta sul mio “nasino“. Per ben 4 anni ho veleggiato felice tra i biondi rappresentanti della crew, coccolata in quanto la più “piccola” (e pure femmina). A distanza di parecchio tempo, anche in virtù di questo rientro livornese che dura da quasi due mesi, subisco ancora il fascino di questi board-sport, tanto da farmi lanciare tra le onde, con tavole o senza, a vivere il mare in maniera attiva. Tanto da farmi scrivere un sacco di pezzi sull’argomento per il web-magazine Pirati&Sirene; pezzi che vi accenno qui e che potete leggere per intero lì…:)IMG_1562

Sabato, insieme ad Enrica ed Allegra, ci siamo buttate sul SUP (in una delle giornate meno adatte, tra l’altro, piene di vento e ondine che abbiamo affrontato con temeraria fatica)…

Figure oblunghe che al tramonto solcano le acque in piedi su una grossa tavola, armate solo di un remo. Questa l’immagine che da un paio di stagioni si vede sempre più spesso sulle nostre coste. Ma la storia della disciplina di cui vi parliamo oggi ha radici antiche spostate, come al solito, oltreoceano. Ce ne sono tracce nei diari di James Cook (siamo nel 1778), quando parla di “nativi” delle Hawaii che pagaiavano eretti su grandi tavole per cavalcare le onde; ma la ri-apparizione ufficiale avviene intorno agli anni ‘50 a Waikiki, quando Bobby Ah Choy, uno dei più notibeachboys dell’epoca, per fotografare da vicino i surfisti in azione, pagaiò a cavallo della sua longboard fino albreakpoint dell’onda, immortalando la scena da quel punto di vista. Continua QUI

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Qualche giorno prima, invece, è stato divertente buttarsi tra le onde armata solo di me stessa (che in quanto piatta come tavola sono perfetta) per provare la versione amatoriale del Body Surf:

Non c’è bisogno di essere “piatte come una tavola” per praticare il BodySurf, ma è sicuramente necessario avere voglia di entrare in stretta connessione con il mare, perché in questa disciplina non ci sono né surf né body che vi separano dall’acqua facendovi galleggiare. Il BodySurf più che uno sport è un’arte, quella di riuscire a scivolare tra le onde utilizzando solo ed esclusivamente il proprio corpo. Detto così sembra facile, dopotutto ci abbiamo provato un po’ tutti da ragazzini a buttarci tra i “cavalloni” lasciandoci portare fino a riva tra una bracciata venuta male e l’altra, ma quel rotolare senza criterio non è certo ciò che si intende per BodySurf. Eppure la sensazione è simile. Continua QUI

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Passando poi qualche giorno al Nano Verde, dove Jacopo ha da poco aperto la sua scuola di surf, mi sta indubbiamente venendo voglia di salire su una tavola e provare a cavalcare le onde…

““A gennaio 2014 ho fatto la mia proposta al Comune di Piombino. ReHabitat si propone come una scuola di surf e SUP per adulti e bambini, ma anche uno spot di surf accessibile ai disabili. L’attenzione delle Politiche Sociali è stata catturata e in breve tempo hanno accettato il progetto. Il 31 maggio ho aperto la scuola.” Continua QUI“

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Anche se forse dovrei approfittare della mia “anzianità” per fare qualcosa di più soft, come la Surf Therapy di Surfing Voice…

L’incontro ravvicinato con il mare. Saper ascoltare l’arrivo delle onde. Conoscere i venti e le direzioni delle correnti sottomarine nascoste. L’attesa. La danza della tavola che scivola in perfetta sincronia con il moto ondoso. Entrare in contatto con la forza e l’energia di quelle masse di acqua salata che ogni tanto fanno cadere e rimanere imprigionati nel blu. Il surf è anche questo.Tanto da venire usato, accostato alla meditazione, come terapia per disagi e ansie di varia natura. Continua QUI

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E poi, basta guardare questo film per innamorarsi di tutto questo universo iperattivo blu…

Dalle onde di “Point Break” a quelle delle coste tirreniche, perchè il surf, in Italia, esiste eccome. Diverso, spesso incastrato tra improbabili insenature costellate di rocce, ma vivo ed attivo. Tanto da solleticare l’immaginario del regista Jason Baffa e spingerlo a realizzare un film, “Bella Vita”, alla scoperta della cultura surfistica mediterranea, tra tradizione ed innovazione. Protagonista il surfer trentenne di origine fiorentina (ebbene sì) Chris del Moro: biondo, occhio chiaro, capello selvaggio e pelle bruciata dal sole, esteticamente lontano dalla sua città d’origine, ma con il cuore sempre legato alla sua terra e al suo mare…Continua QUI

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Buon mare, Buon surf, Buona vita! ;)


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