Surfzulu: l’arte di arrangiarsi

Fastweb – il mio provider – ha messo in quarantena Il server che “Hosta” il mio sito. Questo significa che gli utenti Fastweb (me compreso) non hanno accesso a tutti i siti presenti sul server “sospetto”. Circa un mese fa, il server in questione è stato hackerato e, a quanto risulta dalle indagini fatte dai tecnici, alcuni domini sono stati utilizzati dagli hacker per attività illegali: questa potrebbe essere la ragione per cui il server è finito in un elenco di siti sospetti. Le autorità americane hanno già verificato l’estraneità di chi amministra il server agli illeciti e il problema è stato risolto; in Italia, invece, l’indirizzo IP del server è oscurato, ma solo da Fastweb, al quale brucia probabilmente ancora il culo per la recente multa; chi si connette con altri provider non ha problemi a raggiungere il mio sito. Come nella migliore tradizione, non si sa quando il problema sarà risolto. Non voglio farla più grossa di quello che è, perché il mio è un sito appena nato e con poche migliaia di contatti, ma non sarebbe cambiato niente se fosse stato uno store online che con la connessione a Internet ci campa. Che fare? Cambiare provider? Cambiare hosting? Sono entrambe soluzioni che comportano lavoro aggiuntivo, costi e tempi morti di connessione.
Questo articolo è stato scritto e postato da casa mia, usando la connessione di Fastweb, “aggirando” il blocco. Come? Mi è venuto in aiuto surfzulu.com, una sorta di server virtuale che reindirizza (pur con qualche limitazione) i miei dati in modo tale da evitare il blocco di Fastweb.
A quanto mi riferiscono, surfzulu.com è nato a seguito delle censure e dei blocchi che i regimi totalitari hanno imposto per impedire alla popolazione di comunicare liberamente mediante Internet.
Questo è il bello della rete: esalta l’arte di arrangiarsi.