Daniele Cascone è un artistista digitale e fotografo ragusano, classe 1977.
Realizza le sue opere con tecniche di foto-manipolazione e digital art, si diletta con video in stop-motion ed ha fondato diversi progetti, tra cui il web magazine Brain Twisting.
Dopo i primi esperimenti ulizzando esclusivamente strumenti digitali, espande i mezzi a sua disposizione coinvolgendo pittura, inchiostri, oggetti di vario tipo, fino ad arrivare alla fotografia che, con il passare del tempo, diventerà la tua tecnica predominante.
Ha partecipato a numerose mostre, le sue opere sono presenti in diverse pubblicazioni, sia in Italia che all’estero.
Cupa ed inquietante, questi alcuni aggettivi usati per descrivere la tua arte. Daniele Cascone invece com’è?
Credo (e spero) meno cupo e inquietante di come talvolta la gente che non mi conosce mi immagina. E, al tempo stesso, chi mi sta vicino, sa che il mio stile è strettamente legato alla mia personalità. Ma non mi va di recitare la parte dell’artista maledetto o del depresso tormentato, poiché non lo sono. Mi definisco un pessimista cronico e disilluso, ma che ride più spesso del migliore degli ottimisti e che vuole ottenere quanto più possibile dalla vita. D’altra parte, come Pirandello insegna, siamo uno, nessuno e centomila e la mia arte esprime solo un lato, peraltro intimo, di me.
Il pittore lo immaginiamo con tavolozza e colori, lo scultore con martello e scalpello. I tuoi abituali strumenti di lavoro invece quali sono?
Reflex, faretti, fondali e, soprattutto, tante cianfrusaglie che assemblo e modifico in continuazione, quindi anche chiodi, martello e tenaglia fanno parte dei miei strumenti di lavoro preferiti. Poi, naturalmente, un computer con il quale do un senso a tutte queste strane “attività da cantiere” che si alternano nel mio studio.
L’apporto della digital art può essere una scintilla d’innovazione o è, al contrario, il colpo di grazia per definire obsoleta quella che più comunemente viene definita arte classica?
Non credo che sia una tecnica a far diventare superata una proposta artistica, bensì le idee che quest’ultima riesce a veicolare. Il digitale non è altro che una tecnica e come tale bisogna analizzare cosa viene presentato da coloro che la utilizzano. Ho visto artisti digitali proporre concetti superati da secoli e puristi della pittura portare innovazione e freschezza.
Sicuramente il digitale fornisce numerose possibilità espressive e, di conseguenza, ci sono state parecchie rivoluzioni in campo artistico ma, superato l’entusiasmo iniziale, l’unico aspetto determinante è quello che da sempre ha spinto l’arte: gli uomini e le loro idee.
Quanto conta un buono scatto di partenza e quanto invece il lavoro di postproduzione/costruzione?
Ho avuto diverse fasi nella mia evoluzione artistica e se in passato la fotografia contava poco, a volte nulla, adesso è prioritario che lo scatto di partenza sia adatto all’elaborazione che andrò a fare. A volte realizzo più di cento scatti per ottenere una singola foto, di conseguenza l’elaborazione, pur se fondamentale, richiede meno impegno e ha minore peso all’interno del processo creativo.
Ma più della buona foto, ha importanza l’allestimento della scena: se gli oggetti che dispongo si adattano bene e riescono a dare la potenza visiva che mi prefiggo, allora mi trovo già a un buon 80% del mio lavoro.
La tua arte: un modo per estraniarsi dalla realtà, o un modo per raccontarla?
Rispondo con una frase che è un controsenso: è un modo di percepire una realtà che non esiste da nessuna parte, a volte neanche dentro di me.
Dove o come trovi l’ispirazione, è difficile reinventarsi continuamente?
Reinventarsi è la cosa più difficile in assoluto: un processo lungo che spesso porta con sé dei fallimenti. È la cosa che trovo più fastidiosa, dove la voglia di esplorare e realizzare fa a pugni con la mente, tenendomi sempre nervoso, inquieto, insoddisfatto, anche dopo aver raggiunto un successo. È la testardaggine e il sapere che non posso farne a meno, a tenermi sempre in carreggiata.
L’ispirazione invece è qualcosa di più confortante, più facile da ottenere. Spesso la trovo in canali diversi da quello della fotografia, come il cinema e la letteratura, e non mi precludo nessun genere. Anzi, è propedeutico interessarsi di cose lontane dal mio punto di vista.
Un artista italiano che ti piace particolarmente e che ci consigli di tener d’occhio?
Ce ne sono sicuramente tanti, ma adesso mi viene in mente Roberto Kusterle.
Un libro, un film e una canzone.
Di recente ho letto “Q” di Luther Blissett (oggi conosciuti come collettivo Wu Ming), e mi ha appassionato come non mi accadeva da tempo. Ieri ho rivisto dopo tanti anni “Uccellacci e uccellini” di Pier Paolo Pasolini. Adesso sto ascoltando un CD dei Paradise Lost ed è appena terminato il pezzo intitolato “Forever Failure”.
Qualcosa che vorresti dire, ma che non ti è stato chiesto?
No, non sono pazzo!
È arrivato il momento di salutarci. Esprimi un desiderio.
Partire nuovamente per qualche meta lontana.
Ringraziando Daniele, vi lasciamo visitare il suo sito www.danielecascone.com