Surrealtà a confronto

Creato il 28 ottobre 2012 da Theartship

Tra finzione e realtà negli scatti di Les Krims e Toscani

Federica Fiumelli. «II surrealismo è la magica sorpresa di trovare un leone nell’armadio dove si voleva prendere una camicia» Così dichiarava Frida Kahlo nel 1939.

Se “L’arte come la letteratura è la dimostrazione che la vista non basta” come Pessoa riteneva, gli scatti di un artista eccentrico dallo pseudonimo Les Krims, riesce attraverso le sue fotografie a fornirci un surrogato alla realtà, un plus, un sovrappiù, un carico dal sapore decisamente fantastico, proiettandoci nella dimensione surreale tanto cara a Breton e compagni già dal 1924.

Surreale diventa ciò che noi comunemente non ci aspettiamo di trovare in situazioni culturalmente definite, un uso improprio, dunque di qualcosa normo-concepita.


Nato a Brooklyn nel 1942, Richard Ben-Veniste, in arte Les Krims, iniziò studiando arti figurative per poi dedicarsi interamente alla fotografia. Durante la sua carriera artistica attraverso le sue immagini ha saputo fornire brillanti caricature dissacrando gli stereotipi della società americana.

Una dose forte e ridondante di umorismo nel suo lavoro, un umorismo (definito a mio parere brillantemente sul sito della galleria Paci Contemporary) corrosivo.

Un umorismo capace di corrodere, penetrare e quindi modificare la realtà con consapevolezza e ironia. Negli scatti di Les Krims ci troviamo davanti a scene prodotte da un sognatore in preda a deliri esistenziali ed epocali dal gusto severamente kitsch, qualcuno sembra quasi esclamare che l’eccessività è la norma.

Sul sito dell’artista – che merita una visita durante un qualsiasi momento libero nel quale sentiate l’esigenza di osservare stranezze e bizzarrie – egli stesso fornisce una descrizione per ogni serie fotografica.

Inizia lo zapping tra le gallerie fotografiche ed ecco Les Krims show e visionnaire. Ecco la parata di improbabili soggetti: nani, uomini e donne nudi, o mascherati, fisicamente imperfetti, coppie di anziani, fidanzati che spruzzano deodoranti nelle parti intime della partner, donne nude sul bordo di una vasca all’interno del loro bagno alle prese con eventuali depilazioni, scope, sedie, arredamenti esageratamente kitsch e spinti, robot di latta e ancora tacchi brillanti che dovrebbero stare su una qualsiasi passerella sostano e minacciano il cranio di un piccolo topo bianco. Un pollo che fa da versa latte e sullo sfondo la confezione dei Corn Flakes dei Kellog’s, ed ecco il Les Krims blasfemo della stereotipia pop e quella pubblicitaria, chi ci sta versando il latte per una colazione non certo da Mulino Bianco non è la solita modella sulla via della perfezione che ci sorride con denti sfavillanti, no, è un busto di una donna grassa, probabilmente verso i sessanta anni d’età, con mutandoni che ricordano l’amabile e sbadata Bridget Jones, e senza reggiseno, con un seno decisamente cadente, che sente e avverte la forza di gravità, un seno che l’estetica contemporanea non vorrebbe, visto che oggi imperversa l’uso di mastoplastica additiva.

E allora apriamoli questi ombrelli contro il vero cattivo gusto, quello che è ormai capillarmente diffuso tra noi gente comune, proprio attraverso immagini caricate, di questo tipo, attraverso cioè la negazione della normalità, noi possiamo capire e riflettere sulla quotidianità di tutti i giorni.

Se attraverso la finzione quindi si può arrivare ad una critica costruttiva della realtà vigente, la provocazione e l’eccesso servono proprio per dare questo effetto di surrogato alla realtà.

La realtà può anche diventare iperreal mostrandosi così com’è, senza orpelli o finzioni, ma nuda e cruda, sembrando così … surreale; così reale da non sembrare vera.

Un maestro in questo lo è stato sicuramente Oliviero Toscani che tramite la sua fervida collaborazione, ormai da anni, con la casa di moda Benetton, ci ha regalato scatti provocatori e stimolanti, veri e propri cazzotti visivi, ai quali non si può reagire con indifferenza.

Un ottimo saggio di Gabriella Bartoli in “Moda relazioni sociali e comunicazione” edito da Zanichelli offre interessanti spunti per comprendere la poetica delle più famose pubblicità di Toscani.

Era il 1992 e Toscani fece scandalo e scalpore attraverso due note immagini, una dove un bambino impugnava un kalashnikov e l’altra dove un vero malato di Aids veniva ritratto nel proprio letto di morte in mezzo al compianto dei parenti. “La devastazione così esibita è sì reale ma nella sua ricontestualizzazione essa diventa teatrale” così afferma Carol Squiers, scrittrice ed editrice fotografica newyorkese. E’ così che alcuni nel malato disteso a letto rivedono una riattualizzazione concreta e moderna della sofferenza, riportando in vita capolavori come il Cristo del Mantegna.

Toscani scopre, denuda le vergogne per suggerire di ricoprirle attraverso il marchio di moda United Colors of Benetton, ed è qui che entra il gioco sottile della pubblicità che colpisce, incuriosisce e arriva al proprio scopo, quello cioè di incentivare le vendite, convincendo l’acquirente ad acquistare un capo d’abbigliamento.

Immagini di bambini di diverse etnie, immagini di emigrati, di sfruttamento infantile, di un prete e una suora che si baciano, il contrasto tra una coppia di bambini, uno assomigliante ad un putto angelico, biondo e boccoloso abbracciato ad un bambino di colore acconciato come un diavoletto.

L’ironia dissacratoria è ancora protagonista proprio come negli scatti di Les Krims, è sì servita diversamente, ma il messaggio fotografico ci aiuta in entrambi i casi a riflettere sulla humana conditio. Riferimenti, richiami, da queste immagini ci viene continuamente lanciato un amo, sta a noi scegliere se farci pescare o meno.

L’inconsueto, il vietato, l’orrore, la bruttezza, la volgarità e il kitsch ci sono state presentate fin qui daglia scatti sia di Les Krims che di Toscani. Ostentazione? Può darsi. La bellezza sta nella riflessione, nell’inaspettato, nell’inciampo, nell’interrogazione sulla verità della normalità, anche se come affermava Breton: “Nessuna verità merita di rimanere esemplare.”


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