Magazine Arte
Per la rubrica mensile "Art si gira!!!" oggi vi voglio parlare del film del 1996 Surviving Picasso, diretto da James Ivory ed interpretato dal grande Antony Hopkins, che però non ci narra tutta la vita del grande artista spagnolo, ma solo il periodo che va dal 1943 (anno di incontro con François Gilot) alla sua morte. E questo ci da già un po' il senso del film intuibile anche nel titolo: sopravvivere a Picasso! Perchè di ciò parla, di qualcosa che i libri d'arte non raccontano: della vita privata, del carattere di Pablo, dei suoi sentimenti e dei suoi amori e del rapporto durato dieci anni con la giovane aspirante attrice Françoise Gilot che rimane l'unica donna riuscita a sopravvivere al forte carattere dell'artista.
Perchè Picasso sicuramente ci dà l'impressione di una personalità ingombrante, forte, vulcanica, passionale e forse anche un po' machista.
La trama è presto detta: Pablo Picasso, pittore già di grande fama, e la giovane Françoise, aspirante attrice, si incontrano a Parigi nel 1943 durante l'occupazione tedesca. Lui ha quasi 60 anni, lei 23. Cominciano a vivere insieme, ma lui continua ad incontrare Marie-Thérèse, che gli ha dato una figlia. Inoltre si vede anche con Dora, un'altra pittrice e poi c'è Olga, la moglie russa, ex ballerina, che a causa sua vive in uno stato di pazzia, lasciata anche dal figlio Paolo che segue il padre.
Françoise accetta questo stato di cose, insieme hanno due figli e passano il loro tempo tra Parigi e il sud della Francia. Picasso è tenero e irascibile, vive momenti di grande creatività e altri di stasi, ma è comunque sempre vivo e dinamico, e con lui Françoise fa la conoscenza di altri artisti, tra cui Matisse. Quando però Picasso si reca a Parigi per lavoro, anche Françoise vi arriva poco dopo a causa della morte della nonna, va in cerca del marito e lo trova in compagnia di una nuova donna. Capisce allora di non poter più andare avanti così e decide di lasciarlo. Picasso stenta a credere alla decisione, cerca di farla rinunciare... ma non vi voglio anticipare nulla.
Il libro Picasso: creator and destroyer di Arianna Huffington è l'opera da cui il film viene tratto, ma vengono utilizzati anche capitoli dal libro Vivre avec Picasso di Françoise Gilot, dove vediamo un Picasso diverso, quasi frastornato dalle tante passioni e sentimenti che prova per le sue opere e per le sue donne.
Veniamo a note critiche.Il cast è senz'altro uno dei punti di forza: da Anthony Hopkins a Natascha McElhone a Julianne Moore. E il valore aggiunto è dato da Hopkins che scende con funi e fiaccole nella psicologia del personaggio con un assillo e un puntiglio mimetici che per chi conosce bene almeno le fotografie di Picasso, è impressionante e in certi momenti mette i brividi. E un'interpretazione che procede dall'esterno all'interno, dal corpo all'anima, tutto il contrario dello stile Actors's Studio. Altro aspetto positivo del film è senz'altro la cura della ricostruzione d'ambiente, ispirata a foto celebri in versione animata.
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Arrivando alle note dolenti forse il problema del film è che non riesce a prendere una decisione sul modo di raccontare la storia di Pablo e Françoise, e neppure su quale dei due personaggi focalizzarla. Vorrebbe essere un film colto e vorrebbe indagare sui rapporti tra sessualità e creazione artistica sforzandosi di mettere in scena personalità eccezionali, ma non sempre riesce nell'intento.
È probabile che un regista di emozioni appena suggerite com'è Ivory, non potesse mettersi a rappresentare il tormento e l'estasi della creazione senza avere delle serie difficoltà; altrettanto vero però, che la soluzione non è osservare Picasso dal buco della serratura.
Alla fine però, dopo più di due ore di un film su Picasso ci si rende conto che mancano soprattutto i suoi quadri. Ma per fortuna l'artista ci ha lasciato tali e tanti capolavori, da poter accantonare un attimo il film e pensare al genio che si è espresso con essi.
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C.C.
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