Magazine Italiani nel Mondo
Ad occhio e croce direi che ci sono quattro livelli di conoscenza di una lingua straniera. Il livello 1 è quello da principiante. Conosci le parole di base, ti sai presentare, dire dove abiti e quanti anni hai, fare la spesa, contare, ecc., ma non riesci ad andare molto oltre questi discorsi. Sei già al livello 2, quello intermedio, quando riesci a chiacchierare. Non hai ancora un vocabolario particolarmente ricco, ma te la puoi cavare in più o meno qualsiasi contesto, anche se talvolta con difficoltà e imbarazzo. Leggi il giornale, ascolti i discorsi dei madrelingua, e il suono della lingua ormai ti suona familiare. Poi c'è il livello 3, quello avanzato, quando puoi dire che parli la lingua fluentemente. Conosci tutte le parole comuni e sai usarle in modo appropriato. Commetti però ancora degli errori da straniero, spesso traduci dalla tua lingua e usi espressioni insolite o costruisci la frase in modo sbagliato, e conservi un po' o anche molto accento, per cui ai madrelingua è subito chiaro che non sei "uno di loro". Infine, il livello 4 è quello da madrelingua. Non è però riservato ai madrelingua. Ci si può arrivare anche da adulto. Vuol dire che parli la lingua senza o con minimo accento, ti sei fatta propria la prosodia della lingua e anche i gesti ed intercalari degli "indigeni". Spesso conti e sogni in quella lingua, commetti pochi errori, non più di quelli che commettono i madrelingua "doc".
Ecco, mentre sono al livello 4 in ungherese (che è effettivamente la mia madrelingua) e in italiano (da più o meno 7-8 anni), in inglese sono al livello 3 e in svedese, direi finalmente, al livello 2. Il mio obiettivo è il livello 3. Ne sarei contentissima. Il livello 4 non me lo sogno neanche, trovo assai improbabile raggiungerlo pur continuando a vivere qui. Per il livello da madrelingua ci vorrebbero delle circostanze molto diverse dalle mie. Deve essere la tua lingua dominante per anni, ci vogliono forti legami sentimentali con persone di madrelingua (famiglia, amici), nonché esperienze in contesti molto diversi che ti permettono di arricchire il tuo vocabolario. In italiano ho avuto tutto questo, in svedese non ce l'ho e non ce l'avrò mai, e va bene così. E' già tanto aver avuto questa fortuna in Italia. Non posso pretendere troppo.
In questo post vorrei raccontarvi come sono messa con la lingua svedese dopo tre anni di permanenza in questa terra. (Eh sì, sono già passati tre anni...) Come dicevo, sono giunta al secondo livello, per cui so chiacchierare in svedese, mi difendo in più o meno qualsiasi contesto, anche se talvolta con difficoltà ed imbarazzo. Questo è uno stadio di conoscenza della lingua che è fonte sia di frustrazione che di soddisfazione. La soddisfazione sta nel vedermi migliorare e progredire. La frustrazione sta nel non capire ancora sempre tutto e non riuscire a cogliere le sfumature nei discorsi (quello fa decisamente parte del livello 3, ma forse anche 4).
E' anche interessante osservare come mi comporto spontaneamente in certe situazioni. Ormai ho il coraggio di non cambiare all'inglese, e ne sono molto contenta. Come ho già scritto più volte su questo blog, in Svezia te la puoi cavare benissimo con l'inglese, perciò ci vuole più determinazione, impegno e spirito di iniziativa per imparare lo svedese che in altri paesi dove invece sei semplicemente costretto (come in Italia o in Francia). Il fatto di avere il coraggio di non chiedere al mio interlocutore di cambiare all'inglese ha però degli effetti collaterali, o meglio, comporta dei rischi. Perché come detto, non capisco sempre tutto. Però, forse per una questione di orgoglio ed ostinazione, spesso faccio finta di capire, se dal contesto mi pare di aver capito il succo del discorso. Questo mio comportamento mi sorprende ogni volta. Ancora non capisco perché lo faccio, e sicuramente ho già fatto qualche figuraccia a mia insaputa, ma per ora non mi hanno mai "smascherato". Almeno non apertamente, perché poi con gli svedesi non si sa mai. Secondo me a volte capiscono che non ho ben capito tutto, ma dato che non faccio domande, ci passano sopra.
Dall'altro lato ci sono i momenti di soddisfazione. Ogni volta che comunico in svedese al telefono (che è più difficile e "rischioso" che dal vivo), o la settimana scorsa quando la prima volta sono intervenuta (anzi, tenuto un piccolo discorso di 5 minuti) a una riunione di lavoro in svedese davanti a una decina di colleghi (che mi ascoltavano con un grande sorriso), o la lezione di storia del diritto di un collega (ascoltata apposta per mettere alla prova la mia conoscenza dello svedese) che sono riuscita a seguire bene. Quanto riesco a capire di un discorso dipende principalmente da due fattori: chi parla e di cosa parla. Alcune persone capisco peggio delle altre, perché parlano più veloce degli altri o con un accento più difficile. Ovviamente adoro conversare con le persone che capisco bene, perché porta soddisfazione (per esempio con l'ostetrica che mi segue), mentre trovo frustrante parlare con le persone che seguo con difficoltà e con cui devo spesso cercare di tirare a indovinare cosa stanno dicendo. Mi manca molto poter chiaccherare in svedese anche nella vita privata. Quando usciamo con altri si parla inglese, perché si tratta sempre di compagnia parecchio internazionale. Magari ci sono anche degli svedesi, ma l'unica lingua parlata bene da tutti è l'inglese. Mi piacerebbe invece poter usare lo svedese in questi contesti che sicuramente mi insegnerebbe tanto. Questo però richiede che anche Gabriele raggiunga il livello 2.
Poi è ovvio, ci sono argomenti più facili ed altri più difficili. Non so chiacchierare in svedese di economia, storia dell'arte e tante altre cose. I miei punti di forza sono tre: i discorsi legati al lavoro universitario (relativi a corsi, esami, studenti e ricerca), quelli riguardanti il settore immobiliare (tutto quel che riguarda la casa e la procedura di compravendita) e, naturalmente, la terminologia medica in ambito ginecologico-ostetrico. Quest'ultima me la sono studiata mettendoci dell'impegno. Ci tengo a comunicare con l'ostetrica in svedese. Anche perché sì che qua parlano tutti un po' di inglese, ma è un conto fare due chiacchere e un altro parlare di lavoro (nel caso dell'ostretrica di argomenti medici) anche in maniera approfondita. Non ci capiremmo bene. Per non parlare del fatto che io quelle parole non le sapevo neanche in inglese. Tanto valeva impararle direttamente in svedese. Livmoder (utero), ägglossning (ovulazione), moderkaka (placenta), ecc. ormai mi fanno un baffo. In realtà nella maggior parte dei casi potrei anche tranquillamente usare la parola italiana e il personale specializzato mi capirebbe, perché anche se non usano i termini latini con i pazienti, li hanno certamente studiati. Ma mi sembrerebbe un atteggiamento antipatico. Non è che ci vuole tanto imparare una trentina di parole in più.
Il fatto che il mio attuale livello di svedese sia fonte sia di frustrazione che di soddisfazione contribuisce notevolmente agli alti e bassi che caratterizzano il mio atteggiamento verso la nostra permanenza in Svezia. A volte penso a quanto è ganzo/interessante/arricchente conoscere un terzo paese e imparare una quarta lingua, altre volte invece viene fuori il "ma chi me l'ha fatto fare?! non mi bastavano due paesi e tre lingue?!". Ma così è la vita...
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Visitare la Mongolia: intervista a Wanda
Oggi la rubrica Terre Estreme di occupa di Mongolia, un luogo che io ebbi la fortuna di vivere nel lontano 2000, quando un treno lento mi portava da Pechino a... Leggere il seguito
Da Giovy
VIAGGI -
L'invasione ai Balzi Rossi
Arrivo or ora dai Balzi Rossi, dove ho voluto andare a ficcare il mio nasone santommasesco, visto che qui a Mentone o anche su tutto il lungomare fino a Garavan... Leggere il seguito
Da Enricobo2
CULTURA, VIAGGI -
La Preistoria in Bretagna
Gli allineamenti di Carnac - © 2015 GiovyUno dei migliori motivi per fare un viaggio in Bretagna è, senza dubbio, la possibilità di scoprire la preistoria in... Leggere il seguito
Da Giovy
VIAGGI -
Come affrontare un volo intercontinentale: 5 consigli
Abbiamo imparato che i biglietti last minute non esistono più, per cui, questa volta, vi siete presi per tempo. Il check-in online non è più un problema, dal... Leggere il seguito
Da Elisa Pasqualetto
VIAGGI -
Animali: divertimento o sfruttamento?
Gli animali devono vivere così: liberi nel loro habitat, come in Kenya Voglio parlare di questo argomento perchè ultimamente ho letto diverse discussioni su... Leggere il seguito
Da Giorgiagarino
VIAGGI -
WALL OF DOLLS di Milano 2015
Il giorno in cui parte la settimana della moda uomo ricordiamo la lotta contro la violenza sulle donne al muro delle bambole di Via De Amicis 2 di Milano. Leggere il seguito
Da Anna Pernice
DIARIO PERSONALE, VIAGGI