Magazine Cultura

Sveglia il morto #1: REVENANT, BAPHOMET e DEMENTED TED

Creato il 08 aprile 2015 da Cicciorusso

Cari bambini, benvenuti a Sveglia il morto, la nuova rubrica di Metal Skunk dove il nostro archeologo di fiducia Piero Tola, coadiuvato ogni tanto da qualcun altro di noi puzzoni, scaverà all’ombra de’ cipressi e dentro l’urne alla ricerca di polverosi classici del metallo da riscoprire, con un occhio particolare per i nomi più oscuri e dimenticati. Si parte riesumando tre gemme misconosciute della prima ondata death metal statunitense. Squillino le trombe e si aprano le tombe (Ciccio Russo).

revenant_prophecies
REVENANTProphecies of a Dying World (Nuclear Blast – 1991)

Quando la Nuclear Blast era la Nuclear Blast, e non il carrozzone di oggigiorno su cui le band piu’ “trendy” vogliono saltare e che puntualmente ci regala produzioni ultra-pompate che fanno cagare, nel roster rientravano band come i Revenant, che gli aficionados del death metal più classico conosceranno sicuramente.
Disco al tritolo per il quartetto del New Jersey che, con uno stile che ricorda un po’ i Pestilence del periodo Testimony of the Ancients, ci regalano delle inquitetanti profezie sulla fine della razza umana e rallentamenti allucinanti (come nel bel mezzo della title-track per esempio) per poi riprendere con il loro caratteristico tiro che molto ha a che spartire, anche in questo caso, con il techno-thrash della fine del precedente decennio. A tratti sono frenetici e un attimo dopo, dietro l’angolo, c’è un cambio di tempo improvviso. Considerando che era il 1991, i nostri ci sapevano davvero fare.
C’è un feeling di catastrofe imminente e da giorno del giudizio che pervade l’intero disco e che gli amanti dei Pestilence, appunto, ma anche dei Morbid Angel primo periodo e dei Cancer epoca The Sins of Mankind adoreranno alla follia. I più attenti alle liriche ci troveranno suggestioni vagamente lovecraftiane. Altra gemma minore che vale la pena recuperare anche se, ahimé, le quotazioni odierne sono quello che sono.

baphomet
BAPHOMET – The Dead Shall Inherit (Peaceville – 1992)

La carriera dei Baphomet risale agli albori del death metal, quando poche erano le band che predicavano questo suono allora considerato assolutamente sconvolgente presso la stampa specializzata (ogni tanto mi capita di leggere, con curiosità, vecchie recensioni di Kerrang! e compagnia bella e sorrido nel vedere come certi nomi che oggi nessuno si azzarderebbe a criticare venivano bistrattati e bollati come “merda” senza troppe riserve). Ad ogni modo, questo è un disco che ho sempre considerato davvero “minore”, se comparato ad altre release della stessa epoca di nomi più quotati, ma, nonostante ciò, penso meriti la dovuta attenzione. Per chi non lo conoscesse, l’album si assesta su quel groove tipico di un certo “gory” death metal dell’epoca come potevano essere, per citare un nome a caso conosciuto da tutti, i Broken Hope di Swamped in Gore, il tutto condito con accelerazioni che vanno comunque raramente sul blast sparato, ritornando quasi immediatamente sul groovy spinto. Altro termine di paragone efficace ma meno noto potrebbero essere i terrificanti Dissect, band olandese mai troppo celebrata secondo me.
Il disco è sicuramente da ascoltare per avere un panorama completo della scena americana dei primi anni novanta, che non comprendeva solo i vari Morbid Angel, Deicide, Cannibal Corpse e così via. Curiosità: e ancora reperibile (i costi variano ma sempre e comunque non a buon mercato) il loro primo vero disco a essere pubblicato, quell’Inherit The Dead in cui il marchio di fabbrica, fatto di tempi lenti e oppressivi, è già riconoscibile ma che svelava un’altra vena della band di Buffalo, più caciarona e frenetica in classico stile Incubus e compagnia varia.

Promises+Impure+PI
DEMENTED TED – Promises Impure (Pavement Music – 1993)

I Demented Ted sono una di quelle band che se esistessero oggi spaccherebbero il culo al 90% delle cosidette “technical death metal bands”. Perché? Un suono genuino come lo si sentiva solo agli inizi e verso la metà degli anni novanta, senza forzature e fintissimi “steroidi” da produzione moderna. Una vena thrashettona coinvolgente, talento da vendere e ottima tecnica. Paragoni? Azzarderei una sorta di “fratelli minori” dei Nocturnus, senza le tastiere ma con lo stesso gusto per l’apocalittico. Sentire pezzi come Geneticide o Despair e pensare che dopo la realizzazione di questo piccolo capolavoro si sono sciolti per “mancanza di motivazioni” mi fa pensare alle tonnellate di band inutili che passano per le grandi etichette discografiche (e non faccio nomi!) e che interessano solo ai ragazzini che cercano la tecnica fine a sé stessa a tutti i costi e non il talento compositivo o la varietà nel riffing. E che groove!
Se non lo avete mai sentito, cercatelo (sempre che i prezzi non siano esorbitanti) o comunque procuratevelo in qualche modo, perché davvero merita. Vedrete che in poco più di trentacinque minuti troverete tutto quello di cui un gran disco di death tecnico ha bisogno.
Sarebbe comunque troppo tardi per rendere il dovuto omaggio a questa piccola grande band di Chicago, che sicuramente meritava di raccogliere di più ai tempi che furono, ma vi assicuro che sui vostri scaffali, di fianco a Death, Nocturnus e Malevolent Creation, non sfigureranno affatto. Se non per il moniker, non proprio azzeccatissimo a mio avviso.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :