Tra qualche mese avrò 41 anni, o come dicono in Germania, diventerò 41. Crisi di mezza età? Forse, ma non credo alle crisi e poi non mi piace come parola. In questi giorni , in questi mesi, mi capita di pensare molto più del solito. Qualche mese fa ho letto un libro, cosa molto rara per me nel passato, ma ora posso con orgoglio affermare che in un anno ho letto quasi 4 libri…. Forse 5. Tornando al punto, nel libro in questione viene raccontato un episodio in cui un figlio si interessa a un gruppo di preghiera perché gli viene curiosità di sapere di più sull’argomento Dio e religione. Il padre dapprima non capisce e poi inizia anche lui a porsi domande se doveva lui stesso interessarsi. L’autore del libro, in realtà un pastore protestante, sottolinea commentato l’episodio che come padri di famiglia abbiamo anche la responsabilità di far avvicinare i nostri figli a Dio, alla fede. Questa frase è stata un po’ come una scossa, mi ha svegliato! Mi ha fatto chiedere in continuazione a me stesso se sto conducendo bene la mia famiglia, se sto facendo rimanere i nostri bimbi vicini a Dio, se li sto educando a voler bene al prossimo. Quella frase mi ha fatto capire che non abbiamo, in quanto genitori, non solo la responsabilità di dare ai nostri figli il mangiare, di fargli imparare 4 lingue , karatè e danza. No! Abbiamo anche la responsabilità di aiutarli a salvarsi l’anima.
Non è fantastico? Non è terribile ed estremo? Quindi nella giungla odierna dobbiamo fornire un machete per aprirsi una strada verso Dio. Ma come fare? Già sento qualche commento da nostri parenti che li stiamo indottrinando troppo, che andiamo troppo in chiesa …. 1 volta la settimana??!?! Una volta si alzavano alle 5 per andare in chiesa prima di andare nei campi…. Com’è cambiato il mondo! Io purtroppo per la mia prole sono abbastanza assolutista e di fronte a qualche capriccio chiedo sempre : “ma è più importante andare a ringraziare Gesù o giocare con xyz? “. Ad oggi riesco sempre a convincerli ma sono ancora piccoli. So già in cuore mi che prima o poi non basterà più, che di domenica mattina si gireranno dall’altra parte nel letto, perché magari la serio rima avevano fatto tardi.
Su questo punto cruciale viene sempre in aiuto il libro sopra citato. Il protagonista, pastore protestante , dello stesso infatti era un ragazzo perduto. Si era allontanato da Dio, se nè infischiava anche se ogni tanto sentiva un po’ di freddo lungo la schiena , sopratutto anche se diciottenne, pensava alla morte. Il. Protagonista poi è andato in guerra, la grande guerra e ha assistito a montagne di cadaveri, si è sentito schiacciato, inutile e in quei tragici momenti in cui era circondato solo da carne morta Dio gli ha bussato alla porta della coscienza. Si Lui bussa sempre. Allora tutto è tornato, tutto quello che il padre gli aveva detto da piccolo, il pregare insieme in famiglia, l’inginocchiarsi del padre di fronte alla croce. Tutto è riaffiorato come vivo e vibrante.In quel momento è venuta una prodigiosa conversione è tornato dalla guerra è diventato pastore e fervido predicatore di Gesù.
Da quando ho letto questo libro quindi tengo sempre e sempre di più alla preghiera casalinga. So che prima o poi saranno i miei figli liberi nel mondo di volare, precipitare e farsi male ma spero che anche a loro, quando Lui busserà, quando Lui tenderà la mano, spero che tutto si risvegli in loro e che ritornino alla vera vita.
Magari ho fatto venire la curiosità sul libro citato…. Si trova anche su internet, come pdf :
http://bitflow.dyndns.org/italian/WilhelmBusch/Italian-Gesu_Nostro_Destino_2006.pdf