Svendesi cittadinanza italiana al miglior offerente. Costituisce titolo di preferenza la clandestinità irregolare

Creato il 23 novembre 2011 da Iljester

Ieri, il Capo dello Stato, dimostrando che il Governo Monti non dovrà occuparsi solo della crisi economica (!), ha auspicato che si cambi la legge sulla cittadinanza, introducendo il principio del ius soli. Principio in base al quale, si diventa cittadini italiani per il sol fatto di nascere in Italia, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Ancora oggi questa possibilità non è (fortunatamente) contemplata: si diventa cittadini italiani principalmente perché si nasce da cittadini italiani.
Apparentemente (ma solo apparentemente) la possibile riforma potrebbe sembrare un atto di civiltà. In verità, non lo è. Di civiltà ce n’è poca. C’è piuttosto un tanto al chilo di propaganda sinistrosa e di buonismo che conferma – malgrado qualcuno se ne sia dimenticato (o abbia fatto finta) – che Giorgio Napolitano è ancora parte integrante della sinistra italiana, e ne persegue i suoi (deleteri) obiettivi politici, che tutti ben conosciamo.
È chiaro che introdurre il principio dello ius soli è una pazzia. E lo è perché è come se si stesse regalando la nostra cittadinanza al primo arrivato. Sarebbe sufficiente che una immigrata varchi il confine clandestinamente, partorisca a Bolzano e il gioco è fatto. Il figlio diventa cittadino italiano, e la clandestina – in virtù del principio del ricongiungimento famigliare – ottiene per magia il permesso di soggiorno senza neanche lo sforzo di chiederlo, di trovarsi un lavoro o di imparare la nostra lingua. È sufficiente fare un figlio in Italia, e il resto della famiglia la raggiungerà. E certamente non si potrà discriminare tra immigrato regolare e irregolare, pena la violazione del principio di uguaglianza ai sensi dell’art. 3 Cost. Perché sarebbe illegittima una norma che stabilisse che solo il figlio dell’immigrato regolare acquista la cittadinanza e non anche quello dell’immigrato irregolare.
Dunque a conti fatti ci ritroveremmo una marea di immigrati che partorirebbero in Italia con il miraggio del soggiorno facilitato e con tutte le problematiche sociali e i costi economici per la collettività che ne derivano. Senza contare che potrebbe crearsi una profonda e pericolosa frattura culturale tra la massa dei “nuovi” italiani per ius soli e gli altri italiani. Non possiamo infatti dimenticare che i flussi migratori in Italia provengono soprattutto dall’Africa e dai paesi arabi e dunque da realtà culturali e sociali completamente diverse dalle nostre e spesso legate a norme tribali e religiose incompatibili con il nostro vivere e i nostri principi e valori. E del resto, se abbiamo già problemi oggi con quelli già presenti nel nostro territorio, figuriamoci se venisse introdotto il principio dello ius soli. Ci ritroveremmo a vivere sopra una polveriera etnica che al confronto le Banlieue francesi sono state un litigio fra educande.
D’altro canto, ho letto su Facebook che lo ius soli è necessario perché l’Italia è un popolo di vecchi, e le nascite sono basse, mentre gli stranieri fanno figli a manetta. In altre parole, secondo questo ragionamento, anziché incentivare le nascite in Italia, anziché introdurre leggi che inducano i giovani italiani a formare famiglie e famiglie numerose, si pensa di risolvere il problema nel modo più facile: “importando” i figli di cittadini di altre nazioni e culture. Va beh che siamo in epoca globalizzata, ma importare anche esseri umani mi sembra davvero troppo. In altre parole, è come se io – negoziante – anziché vendere mozzarelle italiane che costano di più, importi quelle cinesi, perché il loro prezzo è inferiore (e il mio conseguente margine di guadagno è maggiore). Potranno essere anche buone mozzarelle, ma pur sempre non sono italiane. E acquistandole certo non aiuterei l’economia italiana, ma incentiverei quella straniera a danno della prima.
Brutto affare, vero? Del resto, però, non possiamo lamentarci. Questa è la politica della sinistra. La conosciamo perfettamente: è una politica propagandistica e demagogica. Più immigrati con il diritto di voto, più voti alle politiche. Logico no? Perché dunque agevolare il benessere degli italiani (che poi non ti voteranno), quando è più facile cavalcare il disagio dei nuovi italiani e della massa di immigrati loro connazionali che per effetto del ricongiungimento famigliare approderebbero nel nostro paese senza lavoro e senza uno straccio di progetto di integrazione? Ma questi sono ovviamente dettagli di cui la sinistra se ne sbatte altamente. Come sempre del resto…

di Martino © 2011 Il Jester 


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