Magazine Cultura

Sviluppo locale del Calatino sud Simeto.Dalla protesta alla proposta. Riflessioni critiche e ipotesi costruttive

Creato il 11 febbraio 2012 da Raffaelebarone

Nelle ultime settimane si acuisce sempre di più lo stato di sofferenza della popolazione del Calatino sud Simeto, terra di sperimentazioni originali e positive in tema di sviluppo locale e di coesione sociale. Da alcuni anni si è  smarrito e disperso un patrimonio immenso di buone prassi, di competenze sia in ambito pubblico che privato. Mi riferisco  alla coesione tra le comunità locali, alla capacità delle imprese di innovarsi e competere e alla vivacità e originalità in ambito del mondo associativo sociale e culturale.

Va verso la liquidazione l’Agenzia di sviluppo Integrato nel silenzio generale della classe dirigente  e nell’ inconsapevole indifferenza e senso di sfiducia  dei cittadini. Si è spenta l’iniziativa e  la spinta propulsiva dell’Area di Sviluppo Industriale. Non c’è un piano di rilancio dell’Ospedale Gravina e dell’Ospedale di Santo Pietro. Kalat Ambiente si ritrova senza la guida forte, propositiva e lungimirante del Presidente Di Geronimo. Si è fatta chiudere la società mista del sistema idrico integrato. Abbandonata l’Area fieristica di Grammichele . Stentano a decollare le aree artigianali dei comuni. Il mondo associativo degli agricoltori e degli artigiani non esiste più come iniziativa propositiva ma anche di protesta, sostituito come movimento dai “forconi” cosa quantomeno allarmante. La televisione locale, un tempo strumento prezioso di confronto e di circolazione di esperienze e idee, oggi è sempre più focalizzata  sulle dinamiche e lotte fra fazioni e correnti dei partiti spegnendo quasi totalmente la luce sulle difficoltà e limiti dello sviluppo locale. Permane una vivacità nell’ambito dei servizi sociali e della solidarietà. Anche queste iniziative stentano a realizzare tutta la loro potenzialità. Inizia a decollare la Fondazione Microcredito e sviluppo ma non vede il coinvolgimento di tutti i comuni che ne sono i titolari, anzi nascono iniziative fotocopia. In questo senso non ha insegnato niente il disagio e le divisioni createsi con la nascita del Consorzio Ducezio alternativo all’Agenzia di Sviluppo Integrato con il risultato del fallimento di tutti e due gli enti. Meglio non approfondire il tema della “banca locale” che doveva risolvere i problemi del credito nel Calatino.

In questo contesto locale e con la grave crisi nazionale e internazionale causa di mancanza di occupazione e rialzo di tutti i beni primari a partire dell’energia, i cittadini si ritrovano nella disperazione  e ostaggio di forze ambigue e insidiose. A mio avviso la cosa più grave è la mancanza di una classe dirigente con un minimo di progetto e di prospettiva non essendo chiaro a cosa si punta se non al disordine, alla confusione e alla cultura della dipendenza sperando che qualcuno dall’alto o da fuori dal territorio ci porti fuori da queste difficoltà. Purtroppo questa mentalità non riguarda solo i semplici cittadini ma anche la classe dirigente , sempre più tentata di trovare  solo   altrove ( regione, governo nazionale , U.E.) la causa delle difficoltà e dei disagi. La crisi parte da lontano ma non c’è dubbio che una delle risposte importanti è la reazione locale. La protesta da sola non basta. Occorre mettere in atto un piano di risoluzioni pragmatiche e di possibili soluzioni operative. Altrimenti  la delusione accentua lo stato di frustrazione e rassegnazione.

Non c’è dubbio che alcune questioni all’origine della protesta iniziata in Sicilia meritano risposte immediate dagli organi competenti. Ecco un breve elenco: moratoria del credito alle imprese venendo così incontro alle esigenze di una grande fascia di imprenditori gravati dai debiti con le banche, intervento del governo sul rispetto delle norme che fissano tempi certi di pagamento da parte della grande distribuzione nei confronti dei fornitori( entro 30 giorni per i generi deperibili ed entro 60 per quelli non deperibili) in quanto oggi la grande distribuzione introita cash per ogni cosa che vende e paga con ritardi ingiustificati, un piano di pagamenti da parte  dei servizi pubblici ai fornitori che hanno onorato i contratti, modifica della legge che fissa le accise per il gasolio con relativo freno dell’aumento del costo dell’energia, freno ai costi di assicurazione,riduzione delle tariffe per gli autotrasportatori delle tariffe autostradali e del traghettamento dei mezzi pesanti, credito d’imposta per gli investimenti nel settore agroalimentare, stimolo alla concessione di crediti agevolati ai produttori, microcredito per giovani che intendono fare impresa.

La crisi è globale ma la risposta duratura non può che essere locale. Finito il tempo dei finanziamenti a pioggia occorre progettare, creare nuove competenze,competere nei mercati nazionali e internazionale, fare sinergia nella gestione dei servizi, concertare le politiche di sviluppo fra enti pubblici e privati.

Provo a descrivere alcune ipotesi di iniziative locali senza le quali, a mio avviso si va inesorabilmente verso il declino decennale, l’impoverimento e lo spopolamento del nostro territorio.

-Occorre costituire, al più presto, il consorzio dei comuni del calatino recuperando tutta l’esperienza, il curriculum e le competenze accumulate con l’Agenzia di Sviluppo Integrato  che ha visto collaborare i sindaci , il mondo delle imprese e del lavoro, del credito e delle associazioni della società civile.

-La messa in rete dei servizi comunali per abbattere i costi di gestione e rendere più efficiente la pubblica amministrazione(rifiuti, acqua, sportello unico, servizi sociale, ragioneria, tributi, uffici tecnici, manutenzioni, informatizzazione dei servizi amministrativi). Il risparmio sui costi e la innovazione dei servizi sono la prima base per ritornare ad essere competitivi.

-Avviare una trattativa urgente con la regione per fare decollare i distretti produttivi. Mettere in rete tutti i distretti(arancia rosa, ficodindia, uva da tavola, ceramica di Caltagirone, distretto turistico val di Noto) con una governance unica e fare dell’unione la forza per la promozione, il trasporto e la vendita dei prodotti locali. La governance dei distretti produttivi potrebbe permettere di affrontare con più efficacia le problematiche del credito e in collaborazione con il consorzio dei comuni programmare le infrastrutture utili allo sviluppo.

- Avviare una collaborazione con l’Università per sviluppare nuove competenze e avviare ricerca e innovazione dei prodotti e dei processi utile allo sviluppo del territorio.

-Programmare una rete di infrastrutture materiali e immateriali per avvicinare il calatino ai grandi centri urbani e alle piattaforme logistiche nazionali e internazionali.

-Continuare a sviluppare le politiche dei servi socio-sanitari e mettere in atto un piano di potenziamento dell’Ospedale Gravina valorizzando le competenze e risorse locali e avviando una serie di collaborazioni con esperienze di centri clinici di alta qualità a livello internazionale.

-Rilanciare la televisione locale che seppure privata possa ritornare a svolgere quella funzione pubblica di promozione del territorio e di forte critica utile e necessaria allo  sviluppo locale.

- Avviare un confronto per recuperare  fiducia nelle risorse del territorio. Non si può che ripartire dalle maestranze locali. Mettere al centro artigiani, agricoltori, industriali, commercianti,imprenditori, professionisti, giovani, amministratori pubblici, rete dei consumatori e mondo associativo tutti uniti in uno sforzo comune per fare marketing territoriale e ritornare a pensare che il nostro futuro è nelle nostre mani , nelle nostre menti e nella capacità di scommettersi e investire.

So che queste ipotesi sono utopistiche e difficili da realizzare. Sono sicuro che la cosa più difficile è iniziare. Si scontra con la diffidenza, la sfiducia, l’egoismo, la pigrizia ma soprattutto le resistenze di chi , in questo momento ha un piccolo e/o grande potere che tiene tutto per se e non a servizio della comunità. Confido nelle imprevedibilità dei processi comunitari e nei cicli degli eventi comunitari. Se per un decennio è stato possibile praticare politiche di sviluppo locale  perche non potrebbe ripetersi? Facciamo parte di un territorio che l’Unesco ha riconosciuto Patrimonio dell’Umanità. Abbiamo un patrimonio immenso da sfruttare.

Infine una considerazione finale. Chiarisco che  questo è solo un contributo critico e propositivo al servizio della comunità. Quella comunità che contribuisce a potenziare la nostra identità fonte della nostra capacità propositiva di affrontare le opportunità e le difficoltà della vita.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :