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Svizzero dentro

Creato il 29 agosto 2011 da Tnepd

SVIZZERO DENTRO

Qualche settimana fa sono stato a Zurigo. Volevo solo verificare che i luoghi comuni sugli svizzeri fossero tutti al loro posto e sì, sono tutti al loro posto: strade pulite, tram puntuali, erba tosata e pettinata, rösti fatti col compasso e tanti piccoli coniglietti di cioccolato che saltellano per strada. Non sembra Zurigo, sembra il set di un film su Zurigo, tutto preciso, ordinato e perfetto, proprio come me, perché io sono così (dentro), preciso, ordinato e perfetto (dentro). In Svizzera funziona tutto (proprio come dentro di me): gli orologi, i coltellini multiuso, le strisce pedonali. Le strisce pedonali sono una cosa incredibile, appena ti avvicini tutte le macchine nel raggio di tre chilometri iniziano a rallentare, più ti avvicini più loro rallentano e quando metti il piede in strada sono già tutte ferme, precise, ordinate e perfette ad aspettare i tuoi comodi. Per non metterti fretta la gente finge pure di fare qualcos’altro: chi consulta stradari, chi manda sms, chi fa flessioni sul cruscotto. Importante: tutti si fermano tranne i tram, i tram cercano di investirti. Credo sia una questione di priorità, evidentemente nella grande lista dei luoghi comuni svizzeri la puntualità dei mezzi pubblici viene prima del rispetto della segnaletica orizzontale, e entrambe le cose vengono prima della vita umana. Che popolo straordinario. In Italia la gente si batte per la vita di ovuli e spermatozoi, invece in Svizzera se non righi dritto ti mettono sotto col tram e amen.
E poi niente punkabbestia, niente suv, niente cacche di cane, cosa si può non desiderare di più? Ho girato la città per tutto il fine settimana e ho trovato solo due cacche. Due! Nella città dove abito io ce ne sono circa quattrocentomila, tutte con diritto di voto. Perché non sono nato in Svizzera? Che senso ha far nascere uno svizzero in Italia?
In Svizzera la gente è sempre gentile, anche se sei uno straniero.

Scusi, signor Svizzero, dov’è il duomo?

Ich spreche kein Italienisch, du Idiot.

Ho la cartina, ma non trovo il “voi siete qui”.

Wir sind nicht mehr im achtzehnten Jahrhundert, du Depp, als deinergleichen noch durch Europa schlappen konnten um euere Scheißsprache zu sprächen.

Il duomo, sto cercando il duomo.

Leck mich am Arsch!

Che gente affabile, non sapevo indicassero col dito medio. Prendo il taccuino e me lo annoto. Sì, perché oltre a verificare i buoni vecchi luoghi comuni svizzeri, quando posso mi piace anche scoprirne di nuovi. Per esempio ho scoperto che i maschi svizzeri non guardano le donne. Non solo non le apostrofano e non le prendono a fischiettate, ma non le guardano nemmeno. Ero in un bar lungo il Limmat con la mia birra, quando a un certo punto vedo passare una ragazza con una grossa personalità, a occhio e croce una sesta. Era incredibile, sembrava che avesse due cocomeri sotto la maglietta, e non due cocomeri qualsiasi, due cocomeri enormi con tanto di capezzolo. Non che io la stessi guardando, ero solo incuriosito dallo strano modo in cui gli svizzeri trasportano i cocomeri. Mi guardo intorno e noto che nessuno la guarda, nessuno. In Italia quando passa una donna vedi le teste degli uomini puntare tutte verso lo stesso punto come tante bussole, invece in Svizzera niente, è come se passasse un essere umano. Appena ho capito che non erano cocomeri anch’io ho abbassato subito lo sguardo, ho fatto un paio di foto e l’ho abbassato. Questa è civiltà, mi sono detto, e io sono proprio così: civile, preciso, ordinato, perfetto e rispettoso dei cocomeri altrui (dentro).
Sui miei geni sventola la bandiera svizzera, e sono sicuro che da qualche parte dentro di me c’è un tram puntuale che muore dalla voglia di mettere sotto tutti gli italiani.


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