Non ne abbiamo mai parlato in Jambo Africa ma,con il centenario dell’evangelizzazione e la guida dei fedeli affidata, che è poco, a un vescovo,un missionario della Consolata, l’argentino José Luis Ponce de Leòn, il momento è quello opportuno.
Il dramma di questo piccolo Paese (17mila chilometri quadrati e poco più di un milione di abitanti), poverissimo,senza sbocco al mare, è il suo re, Mswati III, che gestisce il potere a suo piacimento da circa trent’anni, compiendo ogni genere di atti di prepotenza nei confronti dei propri sudditi.
Non occorrono molte parole per fotografare la situazione reale. Bastano alcune cifre dei principali e più noti rapporti ,che sono ottimi indicatori.
L’aids colpisce il 26% della popolazione, l’età media oggi è di appena 32 anni e il 64% dei decessi è causato, ancora una volta, essenzialmente dall’aids.
Politicamente le elezioni delle due camere del Parlamento sono puramente formali in quanto è il monarca sempre, da che esiste lo Swaziland, a scegliere i suoi uomini fidati per governare assieme a lui e, se necessario, in caso di disobbedienza, rimuoverli.
Non esiste forma alcuna di dissidenza d’opinione che possa essere ammessa in loco. Accadono di frequente, infatti, scomparse e morti misteriose.
In questo contesto, connotato da povertà estrema e arretratezza, il positivo della presenza della Chiesa significa qualcosa di molto importante per la gente comune.
Parlo dell’assistenza sanitaria, che è fortemente indispensabile in quanto la popolazione si rivolge, per mancanza d’altro o per tradizione, in prevalenza ai guaritori tradizionali.
La Chiesa, perciò, gestisce ben 7 centri, più l’ospedale del Buon Pastore , che è il più noto,e parecchi punti di assistenza domiciliare.
Il tutto, comunque, è possibile anche e sopratutto grazie al sostegno economico-finanziario dell’Ufficio aids della Conferenza episcopale dell’Africa meridionale con sede a Pretoria, in Sudafrica.
Le scuole, di cui si occupa economicamente lo Stato pagando gli stipendi anche agli insegnanti delle scuole cattoliche, sono anch’esse gestite dalla Chiesa (47 scuole elementari e 12 istituti superiori ).
Questo permette una presenza di sacerdoti molto gradita alla popolazione del luogo, di cui si riconosce l’impegno, anche quando questa non è di confessione cattolica.
Per approfondire, consultare l’articolo “Cattolici Swazi” di Claire Mathieson, nel numero di marzo di quest’anno di Nigrizia.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)