I miei diciassette anni sono stati un po' una merda, devo ammettere. Come idee ero molto più confuso di adesso, il mio caratteraccio aveva raggiunto i suoi massimi storici, vedevo schifo e squallore ovunque e a ragazze manco parlarne. In quel buio periodo aveva avuto la sua apologia il mio immergermi nel mondo del metal e, guarda caso, il mio appassionarmi al cinema di Tim Burton. Perché quei suoi personaggi un poco li sentivo come me, mai compresi del tutto dalla società che li inglobava sempre più, senza contare che la mia fascinazione per il macabro credo fosse un modo per sfogare tutte le rabbie che avrei voluto fare al mondo ma che una coscienza legale mi ha sempre trattenuto dal commettere. Che bella vita, eh? Sweeney Todd è stato l'apoteosi di questo mio periodo, un film che smaniavo di vedere e che ha colorato di rosso le mie vacanze di natalizie di quel periodo. Un film cupo, cupissimo, con una fotografia tanto tetra da ridefinire il concetto stesso di dark e una trama che sembrava saziare la mia volontà mi thanatos (avrete notato che l'eros era assente). Inoltre era il primo film del mio idolo che vedevo al cinema dopo Big fish, che è stata la pellicola della scoperta, quindi l'enfasi era ancora doppia. Ed era anche il primo musical, se esclusi alcuni cartoni della Disney, che vedevo sul grande schermo. E noto che quello dei musical è un genere che è andato letteralmente perdendosi nel corso degli anni.
Il barbiere Benjamin Barker viene fatto ingiustamente arrestare e condannare ai lavori forzati dal crudele giudice Turpin, che segretamente brama la di lui bella moglie. Dopo quindici anni riesce a scappare e a far ritorno alla sua bottega di Fleet Street a Londra, ma ha modo da sapere da Mrs Lovett, la donna che possiede il negozio di pasticci di carne sotto la suo, che sua moglie si è avvelenata dopo essere stata violentata dal giudice. Benjamin quindi abbandona la sua vecchia identità, divenendo Sweeney Todd, e apre nuovamente il suo negozio da barbiere. E i suoi facoltosi clienti, mano a mano che la sua vendetta si compie, andranno a rifornire il contenuto dei pasticci di Mrs. Lovett...
Il nostro (un tempo) amato Tim Burton non è del tutto estraneo ai film dove si canta. Basti pensare al modo in cui ha gestito Nightmare before Christmast e Corpse bride. Solo che quelli erano cartoni animati, opere in cui secondo una strana logica occidentale si deve cantare per forza, mentre i film 'live action' vivono secondo altre regole. Però quello del musical sembra essere stato da sempre il suo pallino, un po' come il western per zio Quentin, quindi fu in questa maniera che acquisì i diritti per l'opera teatrale di Stephen Sondheim, uno dei più importanti commediografi statunitensi. Il film fu preda di feroci critiche fin da subito e, anche fra gli stessi appassionati del regista (la cui fanbase è sicuramente molto meno irritante di quella di Nolan), c'è chi lo cassa in pieno. In molti ne sottolineano una sceneggiatura forse troppo prevedibile e una carenza di contenuti rispetto allo sfarzo visivo, ma dal mio punto di vista, stavolta è il momento in cui mi sbilancio. Il che è una novità, perché quando ci sono questi casi (uno su tutti, Avatar) sono solito a mettermi in un comodo mezzo. Sweeney Todd non è per nulla un brutto film, questo è indubbio. Magari è un film che poteva dare di più nelle nani di un regista che ha più volte dimostrato di avere qualcosa da dire, ma non me la sento di cassarlo come molti hanno fatto. E' una pellicola che punta gran parte di sé sulla componente visiva, regalandoci delle scene che sono l'estremizzazione più totale di quello a cui Burton ci ha solitamente abituato. Il dark è ancora più dark di prima, quindi, e la trama punta su dei particolari che alla lunga possono essere a dir poco insostenibili per chi ha lo stomaco troppo debole. Non c'è un briciolo di felicità in questo film, ogni scenario ha un risvolto che fa intuire lo squallore della Londra del tempo (ad esempio, quando fanno la sfida fra barbieri in piazza, il personaggio di Sacha Baron Cohen finisce per ferire il suo piccolo assistente mentre affila il rasoio) e, quando altri colori hanno modo di farsi vedere, è solo quando si riepiloga il felice passato all'inizio o quando si immagina un futuro possibile in uno stacchetto canoro. Tutto il resto è buio, oscuro e ostentato in una maniera quasi autocompiaciuta, ma che per me finisce per non diventare quasi mai gratuita o troppo volgare. Fondamentalmente, questo è un film che parla dell'innocenza perduta, quindi è ovvio che non ci sia nulla di felice. Gli unici personaggi positivi sono i due giovani, la figlia di Barker e il suo amico marinaio, ma pure loro saranno costretti a sporcarsi le mani per poter sopravvivere a un mondo pazzo che sembra aver dimenticato del tutto quelli che sono i veri valori. E lo stesso protagonista non è da meno perché, se all'inizio si poteva parteggiare per lui e la sua rivalsa, alla fine finisce per trasformarsi unicamente in un folle assassino. Questo è il tema principale del film, infatti, ovvero fino a che punto un uomo è costretto a spingersi pur di raggiungere il proprio obiettivo... ma alla fine, quando si è immerso in quelle acque, ne uscirà come prima oppure tramutato in qualcosa di diverso? Non posso di certo dire che tutto sia sviscerato come meriterebbe perché la carne al fuoco (è proprio il caso di dirlo) è davvero molta, ma il film alla fine porta a casa il risultato. Si fa decisamente ricordare per via del suo essere esagerato in ogni aspetto e sequenza, a cominciare dalle bellissime scenografie del nostrano Dante Ferretti premiate con l'Oscar, e il finale tanto discusso lascia quel senso di ineluttabilità che io amo. Alla fine, nonostante al mondo esistano un numero incalcolabile di morti e di vincitori, non esiste nessun carnefice. Siamo tutti vittime. Nessuno escluso. E cantiamo tutti la stessa canzone mentre la fine si a sempre più vicina, mano a mano che il patibolo si fa sempre più vicino.
A suo modo, un grande film. E dato che il cinema è fatto da immagini, quelle qui presenti vi rimarranno impresse nella testa per molto tempo.
Voto: ★★★ ½