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Sylvain Cambreling e la Staatsorchester Stuttgart – Bruckner, Grisey, Liszt

Creato il 21 maggio 2015 da Gianguido Mussomeli @mozart200657
Foto ©Yomiuri Nippon Symphony OrchestraFoto ©Yomiuri Nippon Symphony Orchestra

Sylvain Cambreling, che prossimamente dirigerà le ultime due nuove produzioni della stagione alla Staatsoper Stuttgart, è tornato sul podio della Staatsorchester per il penultimo concerto del cartellone sinfonico. Il maestro francese ha approfittato di questa occasione per annunciare ufficialmente il prolungamento fino al 2018 del suo contratto come Generalmusikdirektor del teatro. Una notizia davvero eccellente, considerando la qualità del lavoro svolto da Cambreling nei tre anni trascorsi alla guida della Staatsoper Stuttgart, sia per quanto riguarda le produzioni operistiche che per i concerti, nei quali i suoi programmi sono stati sempre assemblati con grande intelligenza e buon gusto. Anche in questa occasione il direttore di Amiens ha presentato una proposta molto interessante e ricca di buon gusto nella scelta e successione die brani. In apertura di programma, il Coro della Staatsoper ha dato un ulteriore saggio del suo altissimo livello di preparazione, perfezionato ulteriormente nelle ultime stagioni sotto la guida di Johannes Knecht e che da anni lo pone in primissimo piano tra i complessi vocali del teatri tedeschi nei due Mottetti a cappella “Vexilla Regis” e “Christus factus est” di Bruckner. La preghiera in dimetri giambici scritta da Venanzio Fortunato, sul cui testo anche Puccini scrisse uno dei suoi lavori giovanili, fu musicata da Bruckner contemporaneamente all’ Ottava Sinfonia, nel 1892. Nel materiale musicale, basato su un modalismo frigio arricchito da una scrittura insistitamente cromatica, spiccano le ripetute citazioni della celebre figura melodica detta Dresdner Amen composta da Johann Gottlieb Naumann per la Dresdner Hofkapelle e utilizzata anche da Mendelssohn nella Sinfonia N° 5 “Reform” e da Wagner nel Parsifal, dove essa costituisce il Grals-Leitmotiv. La melodia, formata da sei note ascendenti, fu ripresa da Bruckner anche nella Nona Sinfonia e nel Mottetto “Christus factus est”, composto nel 1884 nello spirito delle grandi Sinfonie coeve: la ieraticità dell’ attacco iniziale fa da preludio ad un’ atmosfera intensamente drammatica, che neppure i toni rarefatti e sfumati delle battute finali riescono a smentire.

Come secondo brano, Cambreling ha proposto L’ Icone paradoxale, composizione per soprano, mezzosoprano e orchestra di Gérard Grisey, autore vissuto tra il 1946 e il 1998 e massimo esponente insieme a Tristan Murall di quella che si definisce Musique spectrale. Questo termine fu utilizzato per la prima volta nel 1979 in un saggio di Hugues Dufourt e poi ripreso per definire un tipo di scrittura musicale basata sull’ analisi dei fenomeni fisici del suono e sulla variazione timbrica, ottenuta anche tramite un uso continuo dei microintervalli. Tra le correnti del postserialismo, questo movimento ha influenzato il lavoro di molti compositori importanti come Giacinto Scelsi, Henri Dutilleux, Gyorgy Ligeti e, ai giorni nostri, Magnus Lindberg che di Grisey è stato allievo. Il compositore francese nacque a Belfort e studiò al Conservatorio di Trossingen, perfezionandosi in seguito a Parigi con Olivier Messiaen e Dutilleux. In opposizione ai rapporti numerici del serialismo, le sue ricerche si concentrarono soprattutto sull’esplorazione dello spettro sonoro attraverso l’ analisi del timbro e degli armonici, nonchè su una nuova concezione del fattore temporale applicato alla scrittura musicale. L’ Icone paradoxale, partitura terminata nel 1994 e ispirata a un saggio di Yves Bonneloy sul celebre affresco “La Madonna del Parto” di Piero della Francesca, è una descrizione musicale dei rapporti di simmetria su cui si basa l’ immagine, descritti tramite la scomposizione in fonemi del teso dell’ iscrizione e di brani dal trattato “De prospectiva pingendi”. L’ orchestra, suddivisa in timbri chiari e scuri, evoca una sorta pulviscolo timbrico basato su un’ iridescenza sonora continuamente cangiante in maniera quasi impercettibile. Sylvain Cambreling, che come interprete di musica contemporanea ha pochissimi rivali e può vantare una lunga serie di prime esecuzioni assolute, ha diretto con assoluta concentrazione e splendida lucidità la musica di Grisey, a cui era legato anche da una grande amicizia personale. Eccellente anche la prova delle due soliste vocali, il giovane soprano Mirella Bunoaica e il mezzosoprano Marie Therese Ullrich, bravissime nel rendere una scrittura per nulla facile dal punto di vista ritmico e dell’ intonazione. Il pubblico ha dimostrato di apprezzare, a mio avviso giustamente in quanto la musica era senza dubbio ricca di fascino e per nulla ostica all’ ascolto.

In apertura della seconda parte abbiamo ascoltato Hunnenschlacht, undicesimo dei tredici poemi sinfonici di Franz Liszt, composto nel 1857 e ispirato a un disegno di Wilhelm von Kaulbach raffigurante la Battaglia dei Campi Catalaunici del 451, nella quale gli Unni guidati da Attila combatterono contro i Romani guidati da Flavio Ezio e dal re visigoto Teodorico I. Anche in questo caso si tratta di un brano che nella sezione centrale utilizza la citazione di una melodia sacra, precisamente l’ inno gregoriano “Crux fidelis” intonato dai tromboni in contrapposizione alla musica della battaglia. Cambreling ha reso al meglio i preziosismi strumentali della scrittura lisztiana, realizzati in maniera eccellente da una Staatsorchester in ottimo stato di forma. Il programma si concludeva in modo sontuoso con il Te Deum di Bruckner, diretto da Cambreling in maniera fervida e ispirata, con una magnifica lucidità nella definizione delle complesse architetture contrappuntistiche e nel quale i complessi della Staatsoper hanno dato una splendida prova di compattezza sonora e precisione esecutiva, couadiuvati dall’ ottima prestazione del quartetto solistico nel quale alla Bunoaica e alla Ullrich,già impegnate nella prima parte, si aggiungevano il tenore Stuart Jackson e il basso Attila Jun. Nel complesso, un concerto di grande interesse e ricco di significato, salutato da un grande successo da parte del pubblico della Liederhalle, intervenuto in maniera assai numerosa all’ appuntamento.



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