Sylvia Plath

Creato il 05 aprile 2011 da Lulu

ORLO
L'11 febbraio 1963 Sylvia Plath si tolse la vita: sigillò porte e finestre ed inserì la testa nel forno a gas,non prima di aver scritto l'ultima poesia intitolata "Orlo" ed aver preparato pane e burro e due tazze di latte da lasciare sul comodino nella camera dei bambini.


La donna è a perfezione.
Il suo morto Corpo ha il sorriso del compimento,
un'illusione di greca necessità scorre
lungo i drappeggi della sua toga,
i suoi nudi piedi sembran dire: abbiamo tanto camminato,
è finita.
Si sono rannicchiati i morti infanti
ciascuno come un bianco serpente
a una delle due piccole tazze del latte, ora vuote.
Lei li ha riavvolti
Dentro il suo corpo come petali di una rosa
richiusa quando il giardino s'intorpidisce
e sanguinano odori dalle dolci,
profonde gole del fiore della notte.
Niente di cui rattristarsi ha la luna
che guarda dal suo cappuccio d'osso.
A certe cose è ormai abituata.
Crepitano, si tendono le sue macchie nere.


Tratto dal suo diario:
“Come un gatto ho nove vite da morire. Questa è la numero tre. La prima volta successe che avevo dieci anni. Fu un incidente. Ma la seconda volta ero decisa a insistere, a non recedere assolutamente. Mi dondolavo chiusa come conchiglia. Dovettero chiamare e chiamare e staccarmi via i vermi come perle appiccicose. Morire è un’arte, come ogni altra cosa. Io lo faccio in un modo eccezionale. Io lo faccio che sembra come un inferno. Io lo faccio che sembra reale. Ammetterete che ho la vocazione”


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :