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Synecdoche, New York

Creato il 25 luglio 2010 da Robydick
Synecdoche, New York2008, Charlie Kaufman.
Caden, un regista teatrale in crisi con la moglie Adele, che lo lascia e parte per Berlino con una donna amante e la figlia ancora piccola poco dopo la prima di una rappresentazione. Sbandamento, sconforto, depressione. Un'amante che ora può frequentare senza patemi, Hazel, un amore che non riesce a consumare, la depressione lo rende impotente. La psichiatra che lo ha in cura non si capisce se lo cura, se vuole vendergli libri o portarlo a letto.
In un enorme capannone a New York imbastisce uno spettacolo che altro non è che la rappresentazione della sua vita. Sarà la sua auto-analisi, uno spettacolo di durata infinita. Gli attori cambiano, muoiono e se ne cercano di nuovi, la vita prosegue e quella teatrale segue quella reale sempre più da vicino nel tempo, fin quasi a sovrapporsi.
Da Wiki: "La sinèddoche (dal greco συνεκδοχή, «ricevere insieme») è una figura retorica che consiste nell'uso in senso figurato di una parola al posto di un'altra, mediante l'ampliamento o la restrizione del senso". Il film, dall'andamento estremamente complicato, è elegantemente colmo di questa forma espressiva. Alcune diventano chiare alla fine del film, hanno aspetto onirico e nella sequenza in cui appaiono sono di difficile collocazione temporale. Altre sono comportamentali, come il bisogno di pulire ansioso di Caden, evidente richiamo al voler mettere ordine, chiarezza nella propria vita. Altre ancora sono decisamente psicologiche e mi sfuggono ora, la più inquietante e misteriosa è la casa di Hazel sempre avvolta da fuoco e fiamme, già al momento in cui la donna l'acquista, un vero enigma che però affascina a prescindere. Davvero tantissime, il titolo calza a pennello e sicuramente ognuno, guardando il film, focalizzerà qualcosa di "suo", che gli è affine, che gli ricorda qualcosa.
Costante l'affannosa ricerca di una salute stabile, soprattutto nella prima parte, malattie psicosomatiche forse, la sensazione di essere sempre malato di qualcosa, ai denti, alle ossa, di Caden. Un'ipocondria che ha però riscontri oggettivi, sintomatologie bizzarre che si accompagnano a quelle banali come una carie, e in parte inspiegabili, con specialisti che lo rimandano ad altri specialisti. Una salute che peggiora coll'aumentare della depressione e lo scorrere degli anni.
Particolarissimo poi lo scorrere del tempo, altra caratteristica veramente d'eccezione! Non se ne ha quasi percezione diretta, sembra di vedere una sequenza di giorni consecutivi ed invece gli avvenimenti abbracciano un periodo di tempo molto lungo. E' Caden stesso ad averne una percezione distorta, pensa che la moglie l'ha lasciato da una settimana quando ormai è passato un anno, per fare un esempio.
A parziale interpretazione, dettata dal finale che mi ha illuminato, direi che c'è molto dell'interpretazione del momento immediatamente conseguente la morte. Le ormai famose esperienze dei "tornati in vita" che raccontano di aver visto la propria vita scorrergli davanti, ecc... . Ecco, è come se Caden questa esperienza la voglia realizzare in vita cosciente e di fatti la morte e le domande su di essa sono continuamente presenti, ripetute.
Un film che ho trovato, come detto, misterioso, enigmatico quanto realizzato con una trama, un montaggio ed un'attenzione ai dettagli di grandissimo livello. Nell'Olimpo perché è di una raffinatezza unica.
Consigliatissimo. Dovrò rivederlo fra un po', probabilmente occorrerà qualche aggiunta alla recensione, nella quale mi sono limitato alle poche, per il momento, "certezze".

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