Di Sonia Maioli La femminilità, questa fraintesa sconosciuta… potrebbe essere il sottotitolo per questa nota.
Osservare le donne per strada, cercarne la bellezza o altro, può essere divertimento puro.
Ci sono clichés che diventano stereotipi.
La donna affascinante deve indossare scarpe con il tacco alto.
Il nero è sempre elegante.
Senza trucco non si può uscire.
Accetto consigli per allungare la lista.
Cominciamo dal tacco 13, ma anche più basso.
La deambulazione in stazione eretta è stata la conquista di un animale che andava a quattro zampe come tutti gli altri, ha contribuito alla sua evoluzione come e quanto l’aver appreso a manipolare il cibo con la cottura, apportando modifiche importanti da un punto di vista anatomico e culturale.
Non me ne vogliano i vegani, ma la nostra dentatura ha subito variazioni col mangiare carne cotta, facendo mutare gli orribili canini e rafforzando i nostri molari.
Addirizzando la nostra schiena, abbiamo avuto difficoltà a trovare un baricentro che ci permettesse di mantenere un giusto equilibrio.
Prova ne è l’andatura barcollante delle signore che, non sapendolo fare, incespicano indossando scarpe con improbabili tacchi alti.
Ho portato scarpe così per molti anni.
Gli anni del non essere in coppia.
Sono alta un metro e settantotto. Quasi tutti i maschi della mia epoca sarebbero risultati nanetti in confronto a me.
Gli uomini alti, poi, preferivano le donne piccolette. Qualcuno sosteneva che si muovessero in maniera particolare.
Ricordo una sera, passeggiando in centro con la mia amica Anna, alta quanto me, ci mettemmo ad osservare le tanto amate piccinine e cercare di imparare il loro muoversi. Ci divertimmo molto, senza, ovviamente, imparare niente.
Evitavo quindi di indossare scarpe che amo perdutamente.
La flessuosità dell’andatura col tacco alto è propria di chi sa camminare con certi strumenti di perfezione e/o di distruzione.
Ricordo di aver indossato, per giornate intere, décolleté con il famoso tacco improbabilmente alto, senza risentire mal di piedi o di schiena, camminando agevolmente su superfici varie, anche sulle strade stile acciottolato.
Non è bello e nemmeno femminile intrampolare, appunto, su trampoli e non su scarpe, senza grazia alcuna.
Camminare pestando lievemente, come se si andasse sulle uova o sul ghiaccio, senza nessuna sicurezza, anzi cercando appoggi e appigli, spostare il dorso in avanti, come se spirasse la bora.
NO questa non è femminilità.
Un sano paio di ballerine o di scarpe correttive renderebbero più agile l’andatura, fluido il passo, pur mostrando la vera statura senza additivi.
Un detto di mia madre recita così:
“Un fiorellino costa un quattrino (di facile accesso a chiunque, quindi), ma non sta bene a tutti”.
Rinunciamo a scarpe improbabili, corredate anche di zeppe anteriori, ma cerchiamo in altro modo, magari meno appariscente, di valorizzare la femminilità, là dove essa sia.
Risparmio la filippica sul nero/elegante e sull’opportunità di trucchi inadeguati.
Anche per questo si può delegare, qualcuno ha inventato una professione, quella del curatore di immagine.