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Tacchi e Rintocchi capitolo 17: la sorellanza mondiale

Da Stanford @stanfordissimo
Tacchi e Rintocchi capitolo 17: la sorellanza mondialeParlando di ciò che si riteneva “normale” tra me e le mie amiche, ad altre donne mi sentivo sempre fare la stessa domanda: vabbé dai ma che donne frequenti? Non siamo mica tutte così! Certamente io nell'esporre le mie sensazioni al riguardo da un lato non potevo non riferirmi ad uno specifico punto(il mio) da cui guardavo un panorama così vasto, e dall'altro non potevo non generalizzare. In fondo ogni collina è fatta di platani, tigli, olmi e castagni ma non la definiamo forse alberata e basta?
Sembrava un po' come se loro, parlando di uomini, potessero generalizzarci  nel termine stronzi, ma guai a non fare le dovute peculiari differenze parlando di loro.  In questa Terra di Mezzo in cui io parlavo di donne alle donne, i miei piedoni di hobbit gay non potevano che inciampare rovinosamente. A tutt'oggi mi sono convinto che ci sia una coscienza femminile che  vive in ognuna di loro come parte di una collettività che però vale solo per i suoi membri, una sorta di setta in cui si appartiene tutte ad un culto superiore ma guai a confondersi tra discepole sacerdotesse e “anziane”, e che le vede “come un sol uomo”(curioso gioco di parole?) contro l'invasore maschile, che viene utile al fine di perpetuare la nascita di nuove adepte, ma al quale viene fatto credere di doverne trovare una che sia speciale e unica. Nel caleidoscopio delle loro unicità io vedevo le mie amiche a turno adottare gli stessi schemi che le avevo sentite definire come non propri. Come quando, per un motivo sempre valido decidevano di uscire tra loro lasciandone una a casa, la quale poi veniva a saperlo da quella che non era una loro amica ma una di quelle che in quei giorni in cui le amiche non le sopporti va anche bene uscirci, e che suppongo non troppo involontariamente non teneva il “grande” segreto! Inutile dire che le rare volte in cui provavo a chiedere cosa mai le spingesse a simili panegirici piuttosto che dirsi in faccia: oggi non ti reggo e ho voglia di non vederti, mi sentivo dire: tu sei il solito sgarbato, in fondo è una mia amica! Oppure magari mentre sorseggiavo con una di loro un succo di frutta al pompelmo, rispondevano al telefono, senza dirsi che erano con me,  tenendolo lontano dall'orecchio per non sorbirsi la stufida dell'altra intercalando con qualche frase adeguata tipo: si certo, no certo, al termine della quale fargli notare che quella era la stessa persona a cui avevano telefonato in lacrime e che se le era sorbite(forse nello stesso modo?) qualche mese prima, sembrava più acido dell'agrume appena spremuto. Fattori come la libertà individuale, l'affinità elettiva, la carica negativa, sembravano giustificare in egual modo atteggiamenti opposti e in tutto ciò non potevo fare a meno di chiedermi che ruolo avessi. Nella loro setta io ero come l'eunuco negli harem? Privo di quella minacciosa virilità ma in sembianza sufficientemente maschile da poter essere una buona “copertura” venivo lasciato libero di circolare per il loro tempio, e forse per questo privilegio non mi si perdonava la maniera diretta in cui talvolta gli dicevo che più che un tempio mi pareva una palafitta, e per giunta neanche stabile! Il bello delle donne, è che trovano sempre il modo di riunirsi come le gocce di mercurio del termometro, ed è per questo che si sentono obbligate a dividersi: per il piacere di ritrovarsi come i maschi non sanno fare tra loro. La loro coscienza collettiva le mette in condizione di capire istintivamente che possono essere contraddittorie  singolarmente solo se lo possono anche le altre, che saranno sopportate, perché ne avranno bisogno, solo se sopporteranno le singolarità delle altre. Una sorta di eucaristica comunione che annulla nel mucchio delle “fedeli” l'imperfezione originaria, in un certo senso, quella femminile, è la più grande religione del mondo. Una autentica sorellanza mondiale che si protegge non ammettendo la propria esistenza. Si, forse ero un privilegiato o uno stupido al servizio di una dea crudele, ma di certo le donne che dicevano che le mie amiche erano una sorta di aliene, avevano amiche con le quali sono certo riproducessero dinamiche simili in modi del tutto unici.  Io ero come tutti i maschi figlio di una di “loro” con la preziosa unicità di essere nato esente dal bisogno di risalire al mio delta e libero quindi di non doverne trovare una su tutte. E per questo in grado di guardarne una per vederle tutte sapendo però che se lo avessi detto, nessuno mi avrebbe potuto credere.

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