Ho sempre invidiato le persone che riescono a parlare. Gli impulsivi, quelli che ti dicono tutto in faccia, alla fine si liberano, si alleggeriscono.
Io non ci sono mai riuscita. Nella mia mente riesco a pensare quello che vorrei dire, ma poi non dico, o lo dico in quel modo garbato, gentile, si a volte anche duro e diretto, ma mai impulsivo. Non parlo di getto. Neanche quando perdo la pazienza.
Ma negli anni la vita, come sempre e non solo a me, non è stata gentile, direi il contrario.
E adesso mi pento del mio tacere, del mio calcolato parlare. A volte ironico, ma tanto faticoso. Sì faticoso tacere, molto più che parlare, quanto vorrei, o avrei avuto, invece di pazientemente sentire persone che ho detestato, e a volte detesto, parlare e dire che, NO era proprio insostenibile, e che poco mi importava delle norme sociali, della gentilezza eccetera eccetera.
Ora quasi per contrappasso vivo in un paese dove la gente culturalmente è lontanissima da me, qui per eccesso ti dicono anche in faccia che non gli piaci. A volte, superato lo choc ed a volte anche un certo ribrezzo lo trovo divertente, e penso beati loro che riescono a farlo. Mi domando se alla fine l’egoismo intrinseco di chi ti parla in faccia non sia giusto. Il tacere per non ferire non sia alla fine una ipocrisia imposta culturalmente che prima o poi si paga, da ambo le parti. Per poi arrivare ironicamente al punto che è troppo tardi per parlare.
Ho conosciuto una persona che nascose verità che hanno condizionato negativamente la vita di chi gli era vicino. Confrontato e messo davanti alle sue bugie, ha semplicemente detto che aveva taciuto, non aveva mentito.
Diversi tipi di tacere, chi per paura, chi per educazione, qualche volta anche per noia…. A me capita di tacere per noia…. Non ho nulla da dire perché le persone o le cose intorno a me mi annoiano mortalmente. Quando vedo le madri alle riunioni scolastiche di mia figlia, ah lì proprio un bel tacere, ma pur sempre faticoso, l’uomo è pur sempre un animale sociale, ma parlare con chi? E su cosa? Ma anche li’ non riesco ad esimermi da un cortese sorriso e cenno del capo, anche se molto meno ultimamente, visto che tanto i locali fanno spesso tremare i polsi, ed essere educati e’ un vero spreco.
Parlavo qualche mese fa con un fotoreporter appena arrivato, molto piu’ giovane ed ancora idealista, ma riuscivo a cogliere lo stesso sottile orrore di trovarsi non solo straniero, ma si capiva anche con una educazione diversa, mi parlava dei suoi colleghi letteralmente di mezzo mondo, dei “locali”, e pensavo un altro…. Un altro che usava splendide parole per descrive la realtà, chissà magari sarà più fortunato di me …
A volte penso che sono nata nel secolo sbagliato, i romanzi epistolari sono fra i miei preferiti, e pur non avendo mai tenuto un diario, mancandomene la costanza, penso che un secolo dove le persone si scrivevano più che parlare era probabilmente più per me. Ma si sa il destino è una donna capricciosa e beffarda …e io generalmente vado d’accordo più con gli uomini …..
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