
Tadeusz Śliwiak
Nacque a Lwów il 23 gennaio 1928 e morì a Cracovia il 3 dicembre 1994: poeta, autore di libri per bambini, attore, giornalista, traduttore. Trascorse gli anni della II guerra mondiale a Lwów. Nel 1945 si trasferì a Varsavia, dove nel 1947 conseguì la maturità. Intraprese gli studi alla Facoltà di Medicina di Varsavia, che tuttavia interruppe. Poi si iscrisse all’Accademia di Educazione Fisica, senza portarla a termine. Finalmente a Cracovia terminò gli studi all’Accademia d’Arte Drammatica. Si esibì come attore al Teatro Rapsodico (1949-1950) e al Teatro della Poesia, e nel 1953 per alcuni anni al Teatro Vecchio “H. Modrzejewska” a Cracovia. Nel 1960 abbandonò la carriera di attore, ma non rinunciò al teatro. Fu direttore letterario al Teatro di Varietà (1960-63). Con un gruppo di poeti e pittori fondò il periodico artistico-letterario Zebra. Negli anni 1962-67 diresse la Redazione dei Programmi Artistici della TV di Cracovia; dal 1969 al 1976 fu autore di programmi per l’infanzia alla TV di Cracovia; dal 1967 al 1990 redattore della sezione poesia della rivista Vita letteraria. Dal 1967 al 1972 co-fondatore e membro del gruppo letterario cracoviano Barbarus. Dal 1977 collaborò col gruppo di poeti e pittori Le terme.
Debuttò nel 1947 con la poesia Chaim, pubblicata dalla rivista di Wrocław La parola polacca. Il primo volume di poesie Vie e strade uscì nel 1954, preceduto un anno prima dal poema su Niccolò Copernico L’astrolabio dell’abete. In seguito pubblicò numerosi volumi di poesie e libri per bambini. Tradusse i poeti russi, tra cui Bulàt Okudgiava. Scrisse anche molti testi di canzoni di grande successo. Ricevette diversi premi per la sua attività letteraria.
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Poesie di Tadeusz Śliwiak tradotte da Paolo Statuti
Scritto invernale
Lo specchio come stagno è gelato
colmo di brina è il pettine
il mio volto hanno cosparso
nevicate e tormente
Sento la slitta tintinnante
nel bianco cielo in terra
Degli zoccoli di cavallo a vicenda
brillano le quattro lune
Qui è inverno
la neve è alta
nei boschi angeli a bizzeffe
Il fuoco ciarla col paiolo
in sette lingue diverse
Vedi
sono solo
Sedia
vuota accomodati a tavola
passeggio cupo per la casa
e zoppico dall’orologio
Tale è anche questa
mia lettera invernale per te
scritta con le cornacchie
e la fuliggine del camino
Tra i denti lo scritto porterà
una volpe mansueta
dalle per questo di sangue di pollo
una ciotola colma di vino
Il pane
il pane scartato del fuoco
e posto sulla tavola
sempre più adagio respira
si rapprende
si compie
è
sotto la sua pelle
già ben rosolata
una bianca nube cinta
dal robusto filo del sale
pane scartato del fuoco
firmato di sotto
dalla foglia del palmo e dal carbone
dall’argilla e dalla cenere
Occupazioni
Quando mi portano un’ascia
e mi indicano un albero alto
posso sempre trovarmi un altro lavoro
Quando mi portano una lama
e mi indicano un agnello
posso scegliere di togliere la sabbia dal fiume
Ma quando portano una carabina
e spiegano cosa e come
danno una divisa e un berretto
danno nuovi stivali
e da dormire mi danno gratis
lo so che qui qualcosa non va
e poiché mi stanca stare sull’attenti
torno per l’ascia e cerco l’albero
torno per la lama e cerco l’agnello
Gli stivali
Son tornati dalla guerra
gli stivali di mio padre
pelle dura screpolata
e scucita nelle giunture
E dove sono le gambe – chiesi
e dove le brache
dove le pezze da piedi
dove dei tacchi il frastuono
Ma gli stivali tacevano
mostrarono la lingua
ansimando sulla soglia
leccarono via il sangue
Racconterò il pozzo
A Mieczyław Jastrun
Racconterò il pozzo
è aperto nella terra
da dentro avvolto d’immobile eco
Il fresco dell’alba e il buio della notte vi si rifugiano
La secchia – come cane alla catena –
porta l’acqua alla luce
e quando torna vuota
abbaia
con voce di latta
l’annegata luna
(C) by Paolo Statuti