Come non detto! Tra i provvedimenti presi in esame dal Consiglio dei Ministri non sono presenti i tagli ai privilegi dei politici espressi dai sette punti del decreto Tremonti.
C’era da aspettarselo! Sicuramente era un programma ambizioso, che avrebbe incontrato molti ostacoli tra i parlamentari da sempre abituati a godere dei privilegi offerti dalle poltrone che occupano. Ma era sicuramente un segnale di buona volontà, visto che si parla molto di tagliare gli sprechi e risparmiare sulle
spese superflue. Sarebbe stato probabilmente un provvedimento populista, ma la gente comune avrebbe apprezzato, avrebbe finalmente capito che il segnale era quello che i primi a fare “sacrifici” fossero proprio i nostri politici, sarebbe stato un buon esempio da parte loro.
“Ma come ci pensi? Ma davvero credi sia possibile che questi politicanti da strapazzo possano attuare un programma di tagli ai loro privilegi”? Erano queste le domande che molti facevano a quelli che come me avevano creduto ad una simile possibilità. E’ stata l’ennesima delusione che ci ha dato una classe politica inetta e tristemente avvinghiata al suo potere, alla sua poltrona, ai suoi privilegi. L’ennesima conferma che la “casta” non si tocca.
Inoltre si parlava di eliminare il doppio stipendio dei parlamentari che svolgono un altro lavoro e della possibilità di ridurre il numero di deputati e senatori. Una chimera!
Ma c’è di più. Il provvedimento del taglio dei vitalizi, spettanti a chi ha occupato poltrone per cinque anni, avrebbe toccato anche gli ex consiglieri regionali. Attualmente sono più di 3.300 e percepiscono rendite e agevolazioni che costano allo Stato (e quindi a noi cittadini) la bellezza di circa 175 milioni di euro all’anno. Sono la Sardegna e la Sicilia a vantare il triste primato della classifica inerente appunto l’entità dei vitalizi agli ex consiglieri.
E di abbassare le tasse? Non se ne parla proprio! Anzi, forse stanno pensando di aumentarle. Come si faceva nella Prima Repubblica…
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