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Tagli furenti alle Camere di commercio: reazione sindacale a Bergamo, terra d’imprese

Creato il 18 luglio 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

www.bergamonews.it Per favorire le imprese (forse è per questo, o forse si vogliono punire le Camere di commercio) viene dimezzato con un’altra intelligente riforma renzista il diritto annuale – o tassa d’iscrizione – pagato dalle imprese per l’iscrizione al registro delle imprese gestito dalle Camere di commercio. Circa 50 euro annui di tasse in meno: sul piano nazionale il taglio sarà di 400 o 500 milioni di euro. Fondamentali.

Oltre ai ministeri, in Italia abbiamo anche le associazioni economiche, un doppione privato dei ministeri, con dipendenti, iniziative, servizi alle imprese. Probabilmente sarebbe utile un coordinamento intenso tra soggetti che agiscono negli stessi comparti. La proliferazione degli uffici non è un orgoglio, ma tagliare e basta che vantaggi dà? Che qualcuno, non pochi, possono perdere il posto di lavoro. Restano solo le ferite. Infatti i rappresentanti sindacali della Camera di commercio di Bergamo protestano: meno diritti camerali, meno servizi (e chi vorrà cliccare sul link iniziale vedrà) e meno lavoro.

La provincia di Bergamo ha potuto vantare per anni tassi di disoccupazione inferiori agli Stati Uniti, come anche Brescia e persino la piccola Cremona. Tre o quattro per cento di persone senza lavoro.

Le professionalità saranno svilite, eccome. Le imprese probabilmente dovranno uscire dalla tormenta in qualche modo non contemplato dal sistema camerale. Il libero mercato è una jungla forsennata ed eccola qua. L’Italia viene spolpata con una certa fretta e la strategia pare tutta d’importazione.


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