"Succedono cose strane a Roma, non vorrei fosse coinvolto anche il calcio..."
[Enrico Preziosi, presidente del Genoa, dopo Roma-Genoa, 14 dicembre 2014]
La frase si riferisce a una dichiarazione fatta dopo la partita. Al centro delle lamentele di Enrico Preziosi c’è la conduzione della gara da parte dell’arbitro Banti, colpevole, secondo il presidente, di aver favorito i giallorossi. Il riferimento è esplicito: Mafia Capitale.
Ma rinfreschiamo la memoria.
È il 2003 quando Preziosi cede il Como Calcio in condizioni finanziarie disastrate. Neanche il tempo di battere ciglia e il Como fallisce, mentre Preziosi compra il Genoa, in Serie C.
Il presidente dei Grifoni viene indagato e posto agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta. Le accuse sono pesanti: avrebbe sperperato i soldi incassati dalle cessioni dei giocatori, alcune delle quali neanche iscritte a bilancio. Nel 2008 patteggia la pena a 23 mesi di reclusione. Condanna che viene indultata. Preziosi verrà poi assolto nel 2009 per il reato di doping amministrativo.
Tuttavia, due anni prima la Lega lo inibisce e multa il Genoa. Preziosi è accusato di aver trasferito un calciatore dal Como al Genoa a titolo gratuito, poco prima di lasciare i Lariani.
Il deferimento è di 5 anni, ma nel 2010 Preziosi conduce in prima persona la trattativa che ha portato Diego Milito e Thiago Motta all’Inter. Risultato? Deferito per sei mesi e altra multa ai Grifoni.
Nella stagione 2004-2005 c’è un giro strano intorno all’ultima partita di Serie B tra Genoa e Venezia. La promozione del Genoa è al sicuro, ma sulla partita si sente odore di combine.
Un dirigente del Venezia viene fermato con una busta gialla contenente un contratto, considerato farlocco, di cessione di un calciatore dal Venezia al Genoa. Nella busta ci sono anche 250mila euro in contanti. Un presunto anticipo sull’operazione di mercato.
La vicenda coinvolge anche alcuni dirigenti del Torino. Parrebbe che alcuni membri della società granata avesse spronato i veneziani a battere tutti i costi i Grifoni. Preziosi, apprendendo la notizia, si prodigò a telefonare in Laguna, invitando, invece, a svolgere una gara regolare. Il tutto senza rivolgersi alla magistratura. E in mezzo quello scambio di soldi.
Il processo iniziò nel 2005 e dopo numerosi rimbalzi tra appelli e cassazione si è arrivati a sentenza nel 2011. Preziosi fu condannato a 4 mesi per frode sportiva.
La giustizia sportiva fu più rapida: Genoa retrocesso in Serie C e penalizzato di tre punti. Venne proposta anche la radiazione.
Poi il quasi presente. Genoa-Siena, stagione 2011-2012, con gli ultrà rossoblu che costringono i giocatori a togliersi la maglia al termine dell’incontro. Genoa condannato a pagare 300mila euro di multa e Preziosi a 100mila euro. Si tratta di una partita spartiacque: una fotografia dell’intreccio tra vere e proprie associazioni a delinquere - infiltrate nel mondo ultra - società e giocatori. Gruppi che spesso si sono rivelati pronti a pilotare incontri e intimidire le squadre.
Attualmente Preziosi è indagato per evasione fiscale. Pare che il presidente non abbia versato al fisco 8 milioni di euro ed è stato condannato a un anno e sei mesi in primo grado, nel luglio del 2013.
Da molte altre accuse il Genoa e Preziosi vennero assolti e quindi è giusto non riportarle. Resta una grossa macchia, però, sul presunto coinvolgimento di alcuni calciatori nello scandalo del calcioscommesse. Come Omar Milanetto – assolto – e Criscito, costretto ad abbandonare il ritiro della nazionale per Euro 2012, dopo un blitz delle forze dell’ordine.
La mafia è una cosa seria. Troppo seria per essere ridotta a battute da bar o dichiarazioni al vetriolo. L’inchiesta su Mafia Capitale, inoltre, è la cose più grave accaduta a questo paese dai tempi del periodo stragista di Cosa Nostra: la capitale di una nazione europea ha rischiato (rischia?) il commissariamento.
In ogni caso, il curriculum di Preziosi parla chiaro. E quindi, caro presidente, perché non tacere?
Andrea Dotti
@twitTagli