Dopo i sacrifici che, a detta di Monti e del suo Governo, siamo costretti a fare se non vogliamo arrivare ad una situazione ancor più tragica, è venuto a galla tutto il malumore della gente comune. Ora chi di sacrifici ne faceva già tanti prima, chiede che siano ridotti gli sprechi della politica che gravano pesantemente sul bilancio dello Stato. Ad esempio c’è la questione dei rimborsi elettorali che grava sul portafoglio di ogni singolo cittadino di 3 euro e 30 ogni anno, molto più di quanto accade in Spagna, Francia e Germania. Padoa Schioppa e Tremonti ci avevano provato a ridurre le spese, ma questa proposta è stata sempre bocciata con una motivazione discutibile, cioè quella di una possibilità, con i partiti a corto di soldi, di una crescita della corruzione.
Altre discussioni ci sono state per quanto riguarda i benefici fiscali dei quali godono i nostri politici. Basta un decreto per spazzare via la più indecente delle leggine, quella che spiega come «le erogazioni liberali in denaro» a organizzazioni, enti, associazioni di assistenza si possono detrarre dalle imposte per il 19% fino a un tetto massimo di 2.065 euro e 83 centesimi. Tetto che per i finanziamenti politici è cinquanta volte più alto. Le regioni sono gli enti che gravano più pesantemente sul bilancio.
È dimostrato che un consiglio regionale come quello della Lombardia e dell’Emilia-Romagna possono funzionare con un costo di circa 8 euro a cittadino. Molto dignitosamente. Applicando questo standard a tutte le regioni i potrebbero risparmiare ogni anno 606 milioni di euro.
Molto discussi sono i voli e le auto blu, che per i nostri politici sono gratuiti, ma che ovviamente gravano sul bilancio dello Stato e indirettamente sui cittadini. Il numero delle auto blu è 10 volte superiore rispetto al numero delle stesse negli Stati Uniti. Per ridurre gli sprechi il governo Prodi aveva introdotto il tetto alle retribuzioni dei dirigenti pubblici intorno ai 289 mila euro lordi l’anno. Una norma che aveva fatto a lungo discutere finché con Berlusconi era stata sostanzialmente svuotata.
L’Italia è il Paese dei conflitti d’interessi e intervenire a tutto campo è laborioso. Ma alcune cose si possono fare subito. Perché non stabilire che per i consigli delle società pubbliche non ci possano essere più di tre amministratori? E perché non vietare per almeno cinque anni a chi ha avuto un incarico elettivo o di governo di diventare consigliere? Sparirebbero d’incanto molte delle circa 7 mila società controllate da enti locali e Stato.
Arriviamo ora alla madre delle discussioni. I vitalizi e gli stipendi dei nostri parlamentari. Per ridurre gli enormi sprechi che ogni anno siamo costretti a subire senza poter far niente per evitare tutto ciò, si potrebbe decidere di effettuare un prelievo eccezionale sugli altri redditi dei titolari di vitalizi parlamentari o regionali, più elevato per coloro che ancora non hanno raggiunto l’età per la pensione di vecchiaia. Oggi deputati e senatori che durante il mandato istituzionale intendono continuare ad accumulare anche la pensione, possono farlo versando soltanto il 9% della retribuzione relativa alla loro vecchia attività: magistrato, professore, medico, dirigente d’azienda. Il restante 24% è un contributo figurativo che grava sulle casse dell’ente di previdenza. Sacrifici si, ma non sempre e solo i cittadini che a furia di sacrifici stanno perdendo la propria dignità.