Tremiladuecento (3.200) chilogrammi sono più di tre tonnellate. Quasi tre metri e mezzo (3,4) d'altezza e cinque (4,9) di lunghezza. Insomma, una bella "bestia" la statua in bronzo del Toro, il Charging Bull, davanti alla Borsa di New York. L'autore della scultura è un mio conterraneo, si chiama Arturo Di Modica ed è nato a Vittoria. Un artista italo-americano sicuramente estroso e provocatorio. Nel dicembre 1989 Di Modica, con un atto di guerrilla art, piazzò la statua a sorpresa sotto un albero di natale davanti alla Borsa newyorkese, come regalo per i cittadini della Grande Mela. Lo ha portato su un camion con gru. Peraltro ha fatto tutto a sue spese, dalla creazione all'installazione, e gli è costato 360 mila dollari (del 1989). Il Toro è il simbolo della prosperità e dell'ottimismo degli investitori finanziari, in contrapposizione all'Orso.
Praticamente la statua-simbolo del New York Stock Exchange è nata come abusiva e in seguito "condonata". Però non sempre le cose vanno così bene. La Guardia di Finanza di Vittoria ha avuto qualche dubbio sulla residenza dello scultore a New York. Se così fosse, dovrebbe pagare le tasse al fisco statunitense, però le Fiamme Gialle sono convinte che Di Modica vive, lavora e "crea" a Vittoria. Dove tra l'altro ha appena ritirato il premio "Garofalo d'oro" per l'impegno artistico in giro per il mondo. E dove sta pure costruendo una specie di casa-museo. Dunque gli interessi e le attività economiche di Arturo Di Modica sarebbero nella natìa Vittoria e non nella adottiva New York: la residenza fiscale sarebbe italiana e non americana. Mancano all'appello cinque milioni di euro di redditi, più 600 mila euro di Iva non pagata.
Diceva quel gran produttore di aforismi che risponde al nome di Stanislaw Jerzy Lec: «Raramente nella corrida vince il toro. Gli manca lo stimolo economico». Per una volta che il Toro ha uno stimolo economico, è qualcun altro a perdere.